Mi era sfuggito questo potente intervento con cui la rappresentante degli studenti dell'Università di Padova, Emma Ruzzon, ha aperto l'803esimo anno accademico.
Mi è spuntato come post ieri sera sulla mia bacheca Facebook e non so neanche perché l'ho letto tra le migliaia che ciascuno di noi si ritrova tra i feed ed ai quali non presta attenzione perché al 99% sono fake o stupidate.
Questo proprio no.
Ed è stata una sferzata in tempi bizzarri, con gente assurda al governo, ma anche all'opposizione, della maggior parte dei paesi del mondo, senza alcuna differenza, si badi, tra destra, centro e sinistra: semplicemente la peggiore e gretta classe dirigente di tutti i tempi.
In tutto il globo terracqueo.
Con Trump abbiamo raggiunto il massimo immaginabile: forse.
Ancora più sferzante l'effetto di Emma dopo l'incredibile, ma forse neanche tanto, rozzissima intemerata della presidente del consiglio pro tempore contro il Manifesto di Ventotene: roba da far accapponare la pelle a chiunque abbia un minimo di sale in zucca, persino a veri conservatori con un grado anche elementare di istruzione e senso della Storia.
Ma torniamo alla giovane studentessa di Padova, e lasciamo parlare lei.
Ascoltatelo l'intervento, sono appena 10 minuti.
Leggetelo il testo che riportiamo in calce, sono appena 6 paginette.
Se abbiamo un giovane accanto, un figlio, un nipote, un amico, abbracciamolo, diciamogli che lo rispettiamo e che siamo dispiaciuti per il mondo che gli stiamo lasciando, per come non stiamo riuscendo a fare nulla per loro, che proveremo a fare davvero di più e meglio..
All'inaugurazione dell'803° anno accademico dell'Università di Padova, Emma Ruzzon, rappresentante degli studenti, ha pronunciato un discorso coraggioso e appassionato.
Un inno alla libertà, alla consapevolezza e alla forza delle nuove generazioni.
È il manifesto vibrante di una generazione troppo spesso sottovalutata, ma più viva e consapevole che mai.
Con parole forti, dirette e profondamente sentite, Emma ha portato in Aula Magna, di fronte ad “autorità” imbellettate e ammutolite, le voci di chi ogni giorno affronta precarietà, esclusione e solitudine.
Anche loro hanno dovuto applaudirla, io se ci fossi stato mi sarei anche alzato in piedi.
Ha parlato di chi lotta per una stanza, per una borsa di studio, per il diritto a essere riconosciuto come cittadino italiano a pieno titolo.
Ha dato volto e nome a coloro che vengono lasciati indietro da un sistema che sembra progettato per scoraggiare, per dividere, per rendere sudditi decerebrati invece che cittadini pensanti.
Non è stato un intervento di circostanza.
È stata una vera e propria chiamata all'azione, un invito a guardare la realtà con onestà, senza ipocrisie, senza paternalismi.
Emma ha sfidato apertamente le istituzioni, chiedendo loro di adempiere alla loro missione culturale e sociale: difendere la libertà di insegnamento, contrastare il controllo dei saperi, sostenere chi vive nella precarietà.
Ha denunciato con coraggio i tagli alla scuola e all'università, l'autonomia differenziata, le derive autoritarie, la violenza travestita da ordine, il silenzio imposto di fronte a genocidi e ingiustizie.
Con lucidità e passione, ha ricordato che la Storia non è solo ciò che studiamo nei libri, ma ciò che stiamo scrivendo oggi.
Ha parlato a noi: che guardiamo, quando li guardiamo, a questi nostri giovani senza capirli, senza neanche sforzarci di farlo.
E ha parlato ai giovani di oggi, spesso etichettati come indolenti, confusi, disillusi.
Emma ha ricordato che non sono soli.
Che sono molto meglio di come vogliono far credere.
Che hanno occhi attenti, cuori indignati e menti affilate.
Che possono e devono agire, partecipare, scegliere.
Come diceva un grande del passato: "Istruiamoci, agitiamoci, organizziamoci."
Il discorso di Emma Ruzzon non passa inosservato.
Sta già facendo il giro del web, condiviso e commentato da migliaia di studenti, docenti, cittadini.
E fa bene, perché è la dimostrazione concreta che esiste un'altra Italia. Esiste un altro mondo.
Quello dei giovani, quello del Futuro.
Che non si piega, che non si lascia zittire, che non smette di lottare.
Un'Italia giovane, ma già incredibilmente matura.
Emma ci ha guardati negli occhi e ci ha detto: "I nostri occhi sono su di voi".
Bene. Adesso i nostri occhi sono anche su di lei.
E siamo orgogliosi perché , nonostante noi, ci sono tanti giovani come lei.
PS: vorrei tanto che anche a Catania si potesse presto aprire un anno accademico così e che ci sia un Magnifico Rettore che lo consenta ed anzi lo incentivi.
“ISTRUITEVI, AGITATEVI, ORGANIZZATEVI”
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