Qualche giorno fa la notizia sarebbe dovuta risultare devastante per l'orgoglio campanilistico, ma come al solito è passata come l'acqua fresca mentre è di quelle che pretendono dimissioni, cambio di regime, presa d'atto di responsabilità.
Invece, avendo la faccia che hanno e che abbiamo spesso immaginato uguale a quella descritta anni fa dal settimanale satirico Cuore, fanno sempre finta di niente, abbarbicati ai loro posti di un potere ormai distruttivo.
Un disastro.
Nella notizia di cui sopra ne avevamo inserita un'altra: l'accordo quadro di cooperazione strategica" con l'organizzazione privata "Huminatas" che nell'immediato si traduceva nella cessione a quest'ultima del ruolo di capofila del lucroso corso di infermieristica.
A stretto giro ne è arrivata un'altra, che neanche abbiamo dato perché è davvvero avvilente quanto sta accadendo.
L'agenzia di stampa che l'ha diffusa titolava: "L'Università Cattolica arriva ad Acireale con il corso di laurea in Scienze infermieristiche."
In sintesi, con un accordo tra la Regione Siciliana, la fondazione Istituto G. Giglio di Cefalù e l'Università Cattolica del Sacro Cuore, verrà istituito un corso di laurea in Scienze infermieristiche con sede ad Acireale.
In questo caso neanche l'eleganza di citarla la penultima università d'Italia, neanche la finta di qualche "accordo strategico": è proprio invasione di campo. Il che ci sta anche, ci mancherebbe, evviva l'iniziativa anche privta quando porta miglioramenti. Ma se così è bisognerebbe ridefinire ruolo e risorse pubbliche a questo punto evidentemente sprecate nel mantenere istituzioni pubbliche ormai evidentemente certificate come inadegute.
Davvero inquietante quanto sta accadendo nell'indifferenza generale.
Ora, su UNICT e dintorni ci arriva il contributo di un già docente che l'università etnea la conosce bene avendoci insegnato 40 anni, l'illustre clinico cardiologo prof. Beppe Condorelli che giunge ad una conclusione drastica ma probabilmente, a giudicare risultati e prospettive attuali, assolutamente indispensabile per impedire che la prossima classifica veda Catania ultima in classifica, sperando che almeno ci resti nella classifica dei Grandi Atenei e non esca anche da questa, come già accaduto l'anno scorso, da quella dei Mega Atenei per finire chissà dove...
(PDR)
La riflessione del Prof. Beppe Condorelli:
"Infandum iubes regina renovare dolorem"
SUDPRESS non è l’Eneide, il Direttore Di Rosa non è Didone ed io non sono Enea.
Ma leggere che Catania è la penultima università, essendo l’ultima Messina, certamente non può far piacere a chi in questa università si è formato ed è vissuto sino al pensionamento.
Quest’anno, 2022, i ‘Ragazzi del ‘72’, me compreso, festeggiamo i 50 anni di laurea; abbiamo collezionato le fotografie fatte al momento della laurea ed il vederle mi fa ritornare in mente, come nella canzone, quanto bella fosse la nostra università di allora.
Rivedo i miei Professori, fior di Clinici: i Professori Francaviglia, Signorelli, D’Arrigo, Tropeano, Basile ( Attilio ) e Rasario, solo per citarne alcuni.
Basti dire che sui libri di medicina interna e cardiologia scritti dal professore Rasario si sono formate generazioni di medici di tutta Italia. Ed ora ?
Mi è capitato di intervistare giovani medici desiderosi di lavorare come medici di guardia in strutture private: la realtà supera la più fervida imitazione.
Non so in che acque navighino le altre facoltà ( mi propongo di andare a sentire qualche lezione di materie umanistiche ), ma la facoltà di medicina è da chiudere e da rifondare.
Ovviamente mantenendo chi merita ed eliminando a calcioni chi ha fatto carriera senza aver mai visto malati, con le famose pubblicazioni delle quali Ciulla del MedLine è maestro.
Questi personaggi sono pericolosi per la comunità, specie se occupano posti apicali: fanno danno e devono essere cacciati.
Alcuni dei giovani medici intervistati non ricordavano il nome dei loro docenti i quali, dunque, devono aver lasciato un solco indelebile nella loro cultura.
La prima verità è che questi ragazzi non hanno frequentato le corsie, non sono stati educati alla diagnosi che è quel processo che prendendo in considerazione tutti i dati del paziente, li valuta singolarmente e nel contesto del quadro clinico, separando ( questo significa diagnosis in greco ) le potenziali malattie responsabili di quel determinato caso, sino ad arrivare ad una corretta conclusione.
La seconda verità è che questi giovani, proprio perché digiuni di corsia, non sanno parlare con i malati, cioè non sanno raccogliere l’anamnesi, non sono mai stati educati a quello che gli anglosassoni chiamano human touch cioè a stabilire con il paziente quel rapporto umano e fiduciario che da Ippocrate in poi è fondamentale nella pratica medica.
Se questa è la scuola medica e di conseguenza se questa è la sanità, c’è da riflettere su quanto Joseph Ratzinger scriveva nel 1977: che se l’uomo contemporaneo dovesse chiedere a una qualche divinità un dono di fronte alla morte, «la supplica suonerebbe così: “Donaci una morte improvvisa e inavvertita”.
La morte dovrebbe avvenire repentinamente e non lasciar tempo alla riflessione e alla sofferenza.
Quest’ultima, nella nostra realtà, ordinaria amministrazione.
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