Nel 2007 l'Ateneo stipula un contratto da oltre 14 milioni (con una società appena costituita con un capitale di appena 10.000 euro) per realizzare una residenza universitaria, ma il direttore amministrativo Portoghese non inserisce (nonostante consigliato dal notaio) una banale clausola di salvaguardia. Il 29 maggio 2014 il Rettore Pignataro chiude la faccenda. Brillantemente.
Quella che stiamo per ricostruire è una storia che ha dell'incredibile.
Comincia alla fine dell'estate del 2007, allorquando l'Università di Catania, (Magnifico Rettore Tony Recca, Giacomo Pignataro consigliere di amministrazione e Federico Portoghese direttore amministrativo), decide di dotarsi di alcune "residenze universitarie", approfittando del decreto 42 del 22 maggio 2007 del Ministero dell'Università che ne prevedeva il cofinanziamento al 50%.
Lanciato un avviso pubblicato su La Sicilia, il CdA dell'Ateneo in data 30 ottobre 2007 (seguire le date è importante) approva 4 progetti tra cui quello denominato "Campus Lachea" proposto da una società denominata Residenze srl con amministratore unico l'ing. Andrea Maccarrone (che, detto per inciso, è lo stesso dell'operazione "Vecchia Dogana" e del lido sulla scogliera del lungomare di Catania Buy2Build).
La società Residenze srl risulta costituita appena 7 giorni prima del Cda, il 23 ottobre 2007 (si iscriverà alla Camera di Commercio solo il 14 di novembre) e con appena 10.000 euro di capitale.
Nonostante questo il CdA dell'Università ritiene di approvare la proposta relativa al Campus Lachea per un controvalore che supera i 14 milioni e 400 mila euro.
Singolare il fatto che quando l'università esamina ed approva questa operazione, il 30 ottobre 2007, la società di Maccarrone non ha ancora neanche la disponibilità del terreno su cui dovrebbe sorgere la residenza universitaria a Sant'Agata li Battiati ed infatti il "contratto preliminare di acquisto da parte di Residenze srl con i terzi proprietari del terreno" viene firmato innanzi al notaio Cannizzo solo in data 20 novembre 2011.
Cioè ben 20 giorni dopo la seduta del Consiglio di Amministrazione. Che singolare preveggenza, non avevano ancora il terreno e già promettevano di rivenderlo all'Università.
Andiamo avanti.
Il 30 novembre 2007, (appena 10 giorni dopo che Residenze srl aveva contratto il preliminare di acquisto del terreno che subito dopo avrebbe proposto all'università), il direttore Federico Portoghese sottoscrive con scrittura privata "il contratto preliminare di vendita di cosa futura Campus Lachea".
La facciamo breve, saltando alcuni passaggi tecnici che gli appassionati potranno facilmente riscontrare nella documentazione che come sempre alleghiamo.
Il contratto prevedeva che il progetto andasse approvato (e finanziato, ma questo come vedremo sarà poi oggetto del contenzioso) dal ministero entro il 31 dicembre 2008, salvo considerarsi rescisso.
In realtà, il ministero approverà il progetto ma negherà il cofinanziamento.
A questo punto le cose si complicano.
L'Università prova a rescindere il contratto a causa del venir meno dei finanziamenti, mentre la società Residenze srl (quella costituita con 10.000 euro 7 giorni prima di vedersi approvato dall'Università un progetto da 14 milioni 430 mila euro su un terreno che non era nemmeno suo) decide di aprire un contenzioso che sarebbe anche divertente se non ci fossero tanti soldi dei soliti poveri contribuenti in ballo.
Residenze srl sostiene che nel contratto firmato da Portoghese non vi era alcuna clausola risolutiva riferita ad un eventuale carenza di finanziamenti ministeriali e pertanto chiedeva che l'Università adempisse all'impegno milionario.
L'Università finisce davanti al Giudice civile innanzi al quale si svolge la testimonianza significativa del notaio Arturo Pittella che aveva assistito le parti (Maccarrone per la società e Portoghese per l'Università) al momento della stipula del contratto.
Si legge nel verbale del CdA del 6 dicembre 2013 (da pag 57) la dichiarazione in udienza del notaio Pittella: "Io venivo interpellato quando le parti me lo richiedevano e, al riguardo, esposi la mia opinione che era meglio specificare come condizione non solo l'approvazione del progetto, ma anche il suo finanziamento."
Quindi il notaio, diligentemente, aveva suggerito di inserire una clausola di salvaguardia collegata all'eventuale diniego del finanziamento ministeriale, ma inspiegabilmente nell'atto firmato dal direttore Portoghese questa clausola non veniva inserita e proprio la sua assenza provocherà la soccombenza in diritto, e contro ogni buon senso, dell'ateneo.
Alla fine, forse, della storia e salvo colpi di scena, il contenzioso si avvia a conclusione con una transazione che vede l'Università di Catania liquidare alla società Residenze srl la graziosa somma di euro 700.000.
SETTECENTOMILA euro a fronte di niente e ad una società, lo ribadiamo ad abundantiam, costituita con 10.000 euro 7 giorni prima di vedersi approvato un progetto da 14 milioni 430 mila euro su un terreno che non era nemmeno suo.
Ma a margine di tutta la vicenda già abbastanza amena, un ulteriore retroscena.
In data 17 aprile 2014 l'Ufficio Legale dell'Università predispone una bozza di delibera relativa alla transazione ritenendo che fosse necessario un ulteriore passaggio in Consiglio di Amministrazione.
Nella nota, dopo aver ripercorso la controversa storia, si legge: "In merito agli effetti della raggiunta intesa transattiva, richiamato quanto già rappresentato nel citato verbale del C.d.A. del 6.12.13, , cui integralmente si rinvia sia in ordine alla ricostruzione dei fatti che alle valutazioni espresse in punto di diritto, appare doveroso segnalare che la vicenda de quo impone un'indagine (anche, eventualmente,con l'ausilio degli Organi di controllo contabile dell'Ateneo) sulla eventuale responsabilità amministrativo contabile per danno erariale indiretto; va sul punto ricordato che tale danno si realizza quando il pregiudizio non è causato direttamente dall'amministratore o dal dipendente all'ente pubblico, ma deriva dal risarcimento ottenuto, di norma in esecuzione di sentenza o di transazione, da un terzo danneggiato da attività imputabili alla stessa amministrazione."
Più chiaro di così non si potrebbe.
Ma a questo punto interviene il rettore Giacomo Pignataro che, con nota 63602 del 29 maggio 2014, non solo dichiara inutile l'ulteriore passaggio in CdA in quanto ritiene che la transazione sia già stata approvata nella seduta del 6 dicembre, ma rimette le istruzioni dell'Ufficio Legale, comprese evidentemente quelle relative all'apertura dell'indagine, al direttore generale.
E chi è il direttore generale? Guarda caso proprio lo stesso Federico Portoghese, che quel contratto alla base di tutta la storia ha firmato privo della banalissima clausola di salvaguardia consigliata dal notaio Pittella.
Un pò come accaduto con la vicenda delle "spese pazze" di cui abbiamo scritto.
Ce ne scusiamo, vogliamo ribadire il concetto a rischio di apparire ripetitivi, ma riteniamo davvero incredibile, per non dire altro, che possa esistere un Ateneo capace di sottoscrivere un contratto così anomalo affidando un progetto da 14 milioni di euro ad una società costituita appena 7 giorni prima, con un capitale di 10.000 euro e senza che avesse nemmeno nella propria disponibilità il terreno che prometteva di vendere.
E così, molto semplicemente, 700.000 euro di denaro pubblico hanno preso il volo.
Per niente.