Notizia secca, magari non propriamente domenicale, ma la diamo perché potrebbe essere interessante per tanti e domani diventerà ufficiale, quindi ci prendiamo il piacere di anticiparla.
La notizia è che il direttore generale dell'Università di Catania Giovanni La Via ha presentato nei giorni scorsi le sue dimissioni al rettore Francesco Priolo, fissandone la decorrenza al prossimo dicembre.
Di per se un fatto del genere ha già un suo peso, per tanti motivi.
Intanto perché, aspetto spesso sottovalutato, l'Università di Catania è la più importante azienda del territorio, con un bilancio da centinaia di milioni, migliaia di dipendenti, decine di migliaia di studenti e altrettanti stakeholder.
Dovrebbe essere il volano culturale ed economico del progresso di una città e del suo hinterland e se quella catanese lo sia è uno dei grandi interrogativi di questi ultimi anni: troppe classifiche dicono di no.
Ne abbiamo scritto decine di volte, forse centinaia e quando abbiamo toccato qualche rettore e direttore generale isterici ci siamo beccati anche qualche querela, VINTA, qualche causa civile, VINTA e anche qualche vendetta trasversale di tipo mafioso: VINTA ANCHE QUELLA.
È capitato di tutto negli ultimi anni e si trascinano stancamente i processi penali a carico di ex rettori e direttori di dipartimento, accusati di aver fatto scempio a vario titolo dell'Università di Catania che però ha pensato bene di non costituirsi parte civile e di lasciarli quasi tutti tranquillamente al proprio posto. Fuori dal mondo.
Quando Giovanni La Via arrivò da direttore generale qualche mormorio ci fu: politico di lungo corso con brillante carriera europarlamentare, fu anche presidente di successo della importante Commissione Sanità e Ambiente a Bruxelles, in università non si vedeva da tempo essendo in aspettativa dal suo incarico di professore ordinario di Economia ed estimo rurale presso il dipartimento di Agraria.
Eppure, nel gennaio 2020, a seguito di una selezione pubblica di quelle che si fanno da queste parti, del tutto regolare sia chiaro, venne scelto dal rettore Priolo per svolgere il delicato incarico di succedere al dimissionario Bellantoni che se ne tornò a Milano.
Mormorii ce ne furono, ovviamente, ma senza scalfire quei progetti tutti sicul-etnei che nascono dove vuolsi così colà dove si puote…e tre anni sono passati, abbastanza tranquillamente.
Almeno fino alla successione, perché è quello il momento delicato: dipende sempre da chi arriva dopo se fila tutto liscio.
Tra l'altro pare ci siano in dirittura d'arrivo alcuni concorsi interni e per qualche grosso appalto il CGA si mormora abbia dato un grosso dispiacere: ma ci torneremo.
Fatto sta che adesso la città si trova di fronte all'ennesimo dilemma, doppio dilemma.
Dilemma uno: chi sarà il prossimo direttore generale dell'università di Catania?
Domanda non da poco considerato che l'ateneo etneo continua a perdere studenti ed a precipitare sempre più in fondo a tutte le classifiche di settore. L'ultima, quella del Censis, è da piangere.
E poi perché è davvero importante il ruolo del direttore generale dell'Università, ne gestisce il personale, i concorsi, gli appalti: è molto importante, uno dei posti di maggior potere in una città.
Dilemma due: che farà Giovanni La Via da grande?
Anche questo quesito di un certo peso, non tanto per il professore che male che vada se ne torna ad insegnare estimo, quanto per gli equilibri politici locali che sono tutti in fermento per le prossime elezioni europee che stanno arrivando alla velocità della luce e sulle quali non pochi si giocheranno la sopravvivenza. Politica, si spera.
Per potersi candidare, nel caso si occupino particolari incarichi pubblici, occorre dimettersi almeno 180 giorni prima delle elezioni, e quindi queste dimissioni di Giovanni La Via autorizzano a ritenere che possa esserci la possibilità di un suo impegno diretto, confermato anche dal recente attivismo durante le scorse elezioni comunali di Catania.
Delle prossime europee cominceremo ad occuparci più intensamente nei prossimi giorni, sarà un appuntamento importante, probabilmente decisivo per delineare la mappa del potere politico italiano del prossimo decennio.
Ed è probabile che alcuni non ci arrivino proprio.
Intanto queste del direttore generale dell'Università di Catania potrebbero essere le prime dimissioni eccellenti in funzione elezioni europee.
Via alle corse…
Leggi anche: