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DIBATTITO PER CATANIA (e non solo), nuovo importante spunto lanciato dall'avv. Dario Riccioli: IL WATERFRONT

09-12-2022 05:30

Dario Riccioli*

Cronaca, Focus, Voci Catanesi,

DIBATTITO PER CATANIA (e non solo), nuovo importante spunto lanciato dall'avv. Dario Riccioli: IL WATERFRONT

Un'idea di sviluppo della città comincia a delinearsi.

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Se riuscissimo a pubblicare almeno una volta a settimana riflessioni appassionate sulla nostra città, sul suo presente e soprattutto sul futuro, potremmo dirci soddisfatti: e ci stiamo tentando.

 

Questa settimana l'avvocato Dario Riccioli, ormai suo malgrado riconosciuto e riconoscibile opinion maker tra i più seguiti in un dibattito civico che stenta a decollare, ci propone un tema di quelli fondamentali per lo sviluppo di una città che dovrebbe vivere di mare e invece neanche riesce a vederlo.

E il tema è il "Water Front", inglesismo che indica quei progetti che provano a coniugare in maniera efficiente ed efficace il difficile rapporto tra la terraferma ed il mare che la accarezza. Progetti che hanno cambiato l'aspetto e di conseguenza gli assetti economici e sociali di molte delle città marinare, tra tutte pensiamo a Barcellona che da città scarsamente sviluppata divenne un modello studiato e copiato in tutto il mondo.

 

Ma qui siamo a Catania, la città più assurda del mondo che non ha neanche un piano regolatore, l'ultimo risale al 1964: una follia criminale.

Ed a proposito di Water Front, proprio a Catania nella prima metà degli anni 2000 era in fase avanzata un project financing, cioè con fondi privati, che avrebbe cambiato il volto quantomeno della zona del Lungomare da piazza Europa ad Ognina e che venne soffocato dalla furia iconoclasta che seguì l'epoca delle amministrazioni Scapagnini che, posso riconoscerlo io che lo avversai molto duramente, fu  l'ultimo sindaco che realizzò oprere strutturali di una certa importanza, la circonvallazione su tutte.

 

Sono passati vent'anni e non abbiamo niente, un mare che per vederlo dobbiamo salire almeno al terzo piano, con un Lungomare che è una sequenza ininterrotta di ringhiere arruginite, una zona portuale inaccessibile circondata da binari ferroviari antistorici ed un litorale della Playa che è meglio non pensarci.

 

Però, gli intellettuali, cioè chi ragiona sulle cose comuni e ne offre riflessioni, servono a questo, a lanciare sassi nello stagno: sperando che l'onda prima o poi arrivi.

 

  (PDR)


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Caro Direttore,


come spesso mi accade di fare durante le giornate festive, anche ieri mattina ho dedicato parte della stessa per il mio benessere fisico, concedendomi una lunga corsa nella zona del porto di Catania.

 

La corsa costituisce un’occasione per ascoltare il proprio corpo e per meditare.

 

Lo spettacolo dell’Etna e del mare non ha potuto che farmi sviluppare un ragionamento su di uno dei temi scarsamente dibattuti nel corso delle ultime campagne elettorali per il rinnovo degli organi comunali: il progetto del cd. “water front”.

Probabilmente, alcuni dei Suoi lettori non sanno cosa sia né quanto esso possa divenire fondamentale per una città come CATANIA (a forte vocazione turistica), poiché con un piano adeguato si potrà determinare un progetto di sviluppo sostenibile per l’economia cittadina, per l’ambiente e per il decoro urbano. 


Il termine inglese “waterfront” può essere tradotto come “fronti di territorio a contatto con l’acqua”, ovvero “lungomare”, inteso come quella fascia di territorio dove si incontrano identità diverse come l’acqua e la terraferma e oggetto di sfruttamento per il recupero di risorse, anche economiche.


Il termine, inoltre, allude a tutte quelle opere necessarie affinchè l’uomo possa proteggersi dai pericoli provenienti dal mare (mareggiate, esondazioni) come avvenuto nel corso dei secoli.


In tale complesso luogo di identità diverse, l’uomo ha costruito nel tempo edifici e infrastrutture che hanno modellato e ridisegnato questo affascinante limite.

In particolare, esso rappresenta una serie di luoghi con funzioni, di collegamento e “ricucitura” tra costa e città, tra parchi e attività urbane.


Per tali ragioni, in esso confluiscono, non solo l’area portuale, ma anche le aree abitative, produttive e ricreative: fonti di sviluppo economico, culturale e, pertanto, sociale.


Il progetto del waterfront, quindi, ha come finalità non solo quella di conservare, ma di trovare sintesi creative tra tutela dell’identità dei luoghi e creazione di prospettive durature di sviluppo.


Così, per esempio, un progetto utile per la città di CATANIA dovrà individuare delle aree adiacenti al porto non più necessarie per le attività portuali (depositi di container lontano dai porti) idonee a sviluppare attività economiche ed imprenditoriali; dovrà incentivare le opere di miglioramento della qualità delle acque legate ai generali processi di disinquinamento delle coste; dovrà migliorare l’estetica delle vie di accesso alla città, dal mare e dall’aeroporto; dovrà sviluppare un processo per l’affermazione dei movimenti culturali e popolari, nonchè di tutela dei siti storici.


In altre parole, dovrà indirizzare la propria attenzione ai problemi legati alla qualità della vita all’interno di un’area ben definita, al fine di sviluppare un modello sostenibile per il tessuto sociale, culturale ed imprenditoriale dell’intera città di CATANIA.


Inoltre, con particolare riferimento all’ubicazione del porto di CATANIA, adiacente alle principali arterie di collegamento con la tangenziale e, pertanto, con l’aeroporto VINCENZO BELLINI, il futuro progetto del waterfront non dovrà trascurare il tema del rapporto tra le infrastrutture viarie (specie quella ferroviaria) con il lungomare stesso. 


Nella nostra città (che sembra guardare più all’Etna che al mare) è emblematica l’esistenza di una linea ferroviaria che ha “chiuso” il fronte verso il mare; cosicchè appare indispensabile che il futuro progetto muti il tracciato delle linee ferroviarie per lasciare spazio al rapporto con il mare (come accaduto in alcuni tratti della Liguria di ponente), prevedendo collegamenti rapidi tra il centro cittadino e l’aeroporto, anche attraverso una linea ad alta velocità come in tutte le più moderne città del mondo.


In questo caso, la linea ferroviaria dismessa potrà trasformarsi in una “highline”, come accaduto a New York ovvero, per rimanere in Italia, in una “greenway”come accaduto a Sanremo.


La tutela dell’ambiente potrà essere assicurata impostando la strategia energetica sulla sinergia di componenti naturali che caratterizzano il nostro litorale: mare, sole e vento, senza fare ricorso a sistemi di generazione a fonti fossili e privilegiando le fonti rinnovabili.

 

Quindi, riducendo al minimo il contributo impiantistico e assicurando illuminazione e ventilazione naturale; generando energia dalle fonti rinnovabili solari, con recupero energetico e sistemi impiantistici a bassa temperatura (utilizzando sistemi fotovoltaici e solari); attraverso l’impianto di colonnine di ricarica di veicoli terrestri e marini alimentati da fonti rinnovabili solari; attraverso l’adozione di sistemi di ossigenazione e movimentazione delle acque interne del porto di CATANIA.


Il decoro urbano dovrà essere garantito da una progettazione che guardi ai materiali tipici della nostra terra, anche attraverso la previsione di un generoso camminamento pedonale e di piste ciclabili.

 

Caro Direttore, tale progetto potrà apparire utopistico, ma la stupirà sapere che è già stato realizzato in altre città italiane insediate lungo i litorali e ad alta vocazione turistica. 


Il futuro water front della città di CATANIA, pensato come un luogo sub-urbano, dovrà essere disegnato per generare rinnovate occasioni di sviluppo economico e di tutela dell’ambiente; di rinnovate occasioni di frequentazione e d’incontro, in cui celebrare un rinnovato rito di urbanità: spazi pubblici e permeabili, capaci di fertilizzare il contesto, in cui potrà esserci tutto ciò che è pensabile ci sia. 


Un luogo che conservi i caratteri del porto e della città, dove succede sempre qualcosa, all’insegna dell’inclusione e della policultura.


Le risorse per la realizzazione di un progetto così ambizioso potranno essere recuperate attraverso il sistema del project financing: nata come soluzione ideale messa a disposizione delle aziende quando le risorse pubbliche iniziano a scarseggiare, si caratterizza quale strumento di finanziamento a medio/lungo orizzonte temporale di una iniziativa imprenditoriale, in cui i flussi di cassa del progetto o dell’opera garantiscono il rimborso del finanziamento stesso.


In tale prospettiva, sarà compito della futura amministrazione comunale rendere appetibile l’uso di questo strumento ai privati investitori, anche attraverso la defiscalizzazione degli oneri di urbanizzazione connessi alle opere da realizzare, alla sburocratizzazione dei percorsi finalizzati ad ottenere i permessi e le licenze necessarie per la realizzazione delle opere; attraverso il rilascio di concessioni ai privati per l’uso degli spazi pubblici o per i servizi pubblici forniti.


Anche in questo caso, data la vastità dell’area e gli innumerevoli progetti da finanziare, potranno essere predisposti micro bandi di gara, per singoli e peculiari iniziative.

 

Caro Direttore, Le rinnovo l’auspicio già espresso nelle mie precedenti lettere: con l’impegno di ciascuno di noi, CATANIA si risolleverà e vivrà un giorno nuovo.

Un caro saluto.

 

Dario RICCIOLI


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