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Villa Bellini oltraggiata: il verde pubblico di Catania sacrificato al business degli eventi

25-03-2025 06:00

redazione

Cronaca, HOMEPAGE IN EVIDENZA,

Villa Bellini oltraggiata: il verde pubblico di Catania sacrificato al business degli eventi

Catania, la Villa Bellini trasformata in palcoscenico commerciale: la denuncia di Sinistra Italiana

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Ogni anno, da un pò di tempo a questa parte, è la stessa storia.

Ed è sempre peggio: il giardino storico trasformato in arena a pagamento, mentre famiglie, cittadini e turisti restano esclusi dal principale polmone verde del centro.

Per fare spazio a “spettacoli” a pagamento spesso anche di discutibile valore.

 

Un bene pubblico sotto assedio

La Villa Bellini, cuore verde del centro storico di Catania, rischia di perdere la sua anima e la sua funzione originaria, compromettendo un equilibrio delicato costruito in oltre un secolo di storia urbana.

 

Secondo quanto denunciato da Sinistra Italiana, il Comune di Catania si appresta per il terzo anno consecutivo a convertire il giardino storico in un'arena per concerti estivi, con eventi che attraggono oltre 5.000 spettatori a serata.

 

Una contestazione che non viene certo solo da formazioni politiche antagoniste o associazioni ambientaliste, basta leggere in calce alcuni degli articoli che gli abbiamo dedicato negli anni.

 

Questi eventi, infatti, non solo limitano l’accessibilità al parco, ma ne compromettono anche l’identità, trasformandolo in uno spazio commerciale invece che culturale e comunitario.

 

La Villa Bellini non è un’area qualunque: è un bene vincolato ai sensi dell’art. 136 del Codice dei beni culturali e del paesaggio, e rappresenta un patrimonio paesaggistico e affettivo per tutti i catanesi.

È un luogo di memoria collettiva, teatro di passeggiate, giochi infantili, incontri generazionali e momenti di serenità quotidiana.

 

La denuncia: "Un bene comune consegnato al profitto privato"

Nel comunicato ufficiale inviato alla Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Catania, i referenti del partito sottolineano come l'area venga completamente chiusa al pubblico durante l’estate.

Durante il periodo dei concerti, la villa diventa un cantiere edile, con montaggio di strutture metalliche, recinzioni, palchi, impianti elettrici e barriere di accesso, che occupano per settimane intere il giardino, ben oltre la durata degli spettacoli stessi.

Tutto ciò impedisce a residenti e turisti di godere del parco e crea una frattura tra amministrazione e cittadinanza, escludendo le famiglie, i bambini, gli anziani e i tanti che quotidianamente usano la villa come luogo di ristoro e socialità.

A ciò si aggiunge l’alterazione del paesaggio e la distorsione dell’uso originario dell’area, che viene piegata a logiche di mercato, sempre più invasive.

 

Un danno ambientale e sociale

L'utilizzo intensivo della villa per manifestazioni ad alto afflusso compromette l'equilibrio dell’ecosistema del parco.

Ogni concerto lascia un segno: sovraccarico antropico, danni al verde, compattazione del suolo, rifiuti, disturbo alla fauna e perdita della funzione pubblica del bene.

Anche con interventi di ripristino, i danni accumulati anno dopo anno diventano sempre più difficili da sanare.

La vegetazione, già stressata dai cambiamenti climatici, viene messa ulteriormente a rischio da migliaia di calpestii, dall'inquinamento acustico e da impianti provvisori non sempre a norma.

Oltre all’aspetto ambientale, c’è un forte impatto sociale: un luogo simbolico della città viene sottratto alla collettività e consegnato alla logica del profitto.

Questa trasformazione temporanea ma sistematica della Villa in spazio privatizzato alimenta un senso di ingiustizia e disaffezione nei confronti delle istituzioni pubbliche.

 

Un appello per fermare l’ennesimo abuso

Sinistra Italiana invoca l’applicazione dell’articolo 146 del Codice dei Beni Culturali, chiedendo formalmente il blocco delle autorizzazioni a utilizzare la Villa Bellini per eventi di massa.

Non si tratta di essere contro la musica o la cultura, ma di riconoscere che esistono alternative valide: spazi meno fragili e più adatti ad accogliere grandi eventi senza compromettere l’ambiente o l’accesso pubblico.

Tra le proposte avanzate vi è l’utilizzo del Foro Italico, delle zone fieristiche dismesse o di aree periferiche da riqualificare, trasformando così anche un problema in opportunità.

Ciò permetterebbe anche una distribuzione più equa degli eventi culturali sul territorio, incentivando lo sviluppo urbano in zone meno centrali e spesso abbandonate.

 

Domande che meritano risposta

È accettabile che l'interesse economico prevalga sul diritto dei cittadini a fruire di un bene comune?

Perché il Comune non individua spazi alternativi, valorizzando zone meno tutelate e più idonee agli eventi di massa?

Qual è il costo reale, in termini ambientali e sociali, di queste rassegne a pagamento?

Cosa resta della cultura del rispetto dei luoghi pubblici e dell’educazione civica?

È questa la città che vogliamo lasciare in eredità alle nuove generazioni?

 

Conclusione: un grido di allarme civile

L’utilizzo improprio della Villa Bellini rappresenta un campanello d’allarme per tutta la cittadinanza.

È il sintomo di una gestione miope, che sacrifica beni comuni per tornaconto immediato e priva le nuove generazioni di spazi vitali e identitari.

Difendere gli spazi comuni significa difendere l’identità stessa della città. Significa scegliere un modello di sviluppo urbano che mette al centro le persone e l’ambiente, non gli interessi di pochi.

Villa Bellini è molto più di un parco: è simbolo di un’idea di città a misura d’uomo, di comunità e di cura del bene collettivo.


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