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Ex ospedale Santa Marta: chi tutela le opere di Tudisco e Contrafatto?

29-07-2020 07:01

Sara Obici

Inchieste, Focus, Regione, Ex ospedale Santa Marta, ex Polo Ospedaliero di via Gesualdo Clementi , demolizione del Santa Marta, opere di Mimmo Tudisco, Francesco Contrafatto, tutela delle opere d'arte,

Ex ospedale Santa Marta: chi tutela le opere di Tudisco e Contrafatto?

L’ex Ospedale Santa Marta verrà presto quasi interamente demolito. Che fine faranno le opere che ci sono dentro dopo la conclusione dei lavori?

L’ex Ospedale Santa Marta verrà presto quasi interamente demolito. “Sa cchi peddita”, penseranno alcuni: è un edificio ormai praticamente in disuso e abbastanza datato, risalente agli anni ‘60-‘70. Verissimo, ma forse non tutti sanno che in questo ex polo ospedaliero di proprietà dell’ASP ci sono delle importanti opere d’arte di cui, praticamente nessuno, sembra ancora curarsi. Che fine faranno dopo la conclusione dei lavori? 


I lavori di demolizione dell’ex Polo Ospedaliero di via Gesualdo Clementi – strada che, dai “catanesi doc” è più comunemente intesa come “il continuo della salita di San Giuliano” – dovrebbero iniziare tra settembre e ottobre del 2020.
Questa operazione in realtà costituisce solo uno dei “primi passi” di un progetto più ampio.

Ed è proprio nell’ambito di questo progetto che la giunta regionale ha recentemente approvato – in data 16 luglio 2020 - una delibera che prevede la demolizione “quasi totale” dell’ex P.O. Santa Marta.
 

L’unica parte dell’edificio per la quale è stata prevista una riqualificazione è la “seconda ala” - come è stata definita dallo stesso presidente di Regione Nello Musumeci, dove dovrebbe sorgere la sede degli Uffici della Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Catania.

Mentre invece la totalità delle parti “più in vista” dell’ex ospedale – ovvero quelle di via Gesualdo Clementi 36, ad angolo con via Bambino – dovrebbero essere del tutto abbattute.
 

Tutto ciò permetterebbe la creazione di una piazza, e inoltre renderebbe possibile scorgere un importante edificio storico settecentesco ad opera di Giovan Battista Vaccarini.
 

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Bene, fin qui sembra proprio che questo sia davvero un progetto con al centro l’obiettivo di una “Valorizzazione e riqualificazione delle aree del P.O Santa Marta”, come dichiarato nella delibera ufficiale.

Il problema sorge nel momento in cui, all’interno di questo stesso documento, non vi sia neanche un trafiletto sulla tutela delle importanti opere d’arte presenti all’interno di questo edificio.
 

Di cosa parliamo?
 

Dei mosaici e dei pannelli musivi realizzati dal pittore Francesco Contrafatto – artista che tra le altre cose ha anche dipinto la sala consiliare del nostro comune.

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Dell’opera di terracotta creata dallo scultore Domenico Tudisco – a cui la città di Catania ha recentemente dedicato una mostra al Palazzo della Cultura.
 

Dell’imponente gruppo bronzeo sito all’ingresso dell’edificio, e in generale di tutte le altre opere che si stima siano ancora all’interno dell’ex ospedale, chiuse a prendere polvere nelle stanze dei reparti abbandonati da più tempo. 

Ecco, ad eccezione dei “congiunti” – come va di moda dire adesso – degli artisti catanesi che le hanno realizzate, e dello Storico dell’Arte Luigi Sapienza; pochissime sono state fin ora le voci ad essersi levate a tutela di queste opere; ricchezze che ricordiamo sono un patrimonio di tutta la cittadinanza.

Che fine faranno dopo la demolizione? Saranno rimosse con cautela prima di procedere all’abbattimento, e se si, dove saranno ricollocate?

Non abbiamo trovato delucidazioni in merito da nessuna parte. Sul sito dell’ASP di Catania non figura alcun bando relativo a questi lavori – solo l’atto di proprietà dello stabile.

Invece sul sito della regione Siciliana, oltre alla delibera – che come abbiamo già specificato non menziona le opere, non è presente il bando che dimostri l’affidamento dei lavori di demolizione ad alcuna ditta.
 

Date queste premesse, capiamo la preoccupazione dei familiari degli artisti, che potrebbero anche veder “sparire” per sempre le opere dei propri parenti.

Basterebbe un semplice intervento della Sovraintendenza ai Beni Culturali, che ironicamente dovrebbe avere in futuro i suoi uffici proprio in un’ala di questo stesso edificio!

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