Che sia Dio, patria o famiglia, ogni parola di questo trinomio, chiama l'altra.
Noi, oggi, ci concentriamo esclusivamente sulla patria; anche perché, per parlare di Dio e famiglia ci vuole fede, per parlare di patria, basta essere italiani a quanto pare.
Ogni qualvolta pronunciamo o sentiamo pronunciare la parola "patria", è come se venissimo delicatamente spinti a ritroso nel tempo, lungo il corso della storia di questo termine, indagato e utilizzato prima di noi da poeti, artisti e filosofi.
Dalle basi: patria è il territorio abitato da un popolo e al quale ciascuno dei suoi componenti sente di appartenere per nascita, lingua, cultura, storia e tradizioni.
Questa -diciamo- è la definizione base, però, volendo giocare con il latino, patria deriva da "patrius", paterno. E cosa fa un padre? Si occupa ,banalmente, dei figli.
Che questi siano figli naturali o adottati, una persona paterna deve occuparsene.
Patria significa nazione dei propri padri o antenati, o ancora, il paese di nazionalità, il paese in cui qualcuno è cresciuto, il paese in cui hanno vissuto per molto tempo gli antenati di qualcuno, o il paese che qualcuno, ed in maniera del tutto libera, considera casa.
Analizzandolo da lontano, si pensa che questo vocabolo sia ricoperto soltanto da una spessa maschera di forza, di fierezza, quasi a sfiorare la spavalderia; invece, approcciando le sue origini e i suoi significati, si realizza che a coprire questo sostantivo non è tanto una maschera quanto un velo: "patria", infatti, è femmina, è donna, è sposa.
Purtroppo, per quanto questa parola possa sprigionare in noi romanticismo e appartenenza, questa è una parola che non ha fatto mai bene né all'estrema destra né all'estrema sinistra.
Questo lo si vuole sottolineare per una questione di obiettività che troppo spesso manca dentro il dibattito politico perché erroneamente si pensa che la parola patria sia un termine esclusivamente di destra.
Pensate, l'Unione Sovietica (simbolo del comunismo) creò patrie per le minoranze negli anni '20,l'Oblast' autonoma ebraica o la RSS tedesca che, successivamente, gli abitanti furono trasferiti (o deportati) tra la Siberia ed il Kazakistan.
La parola patria genera unione, ma concretamente è una parola divisiva. Questo piccolo esempio serve a sottolineare che la patria nasce per unire ma finisce con il dividere.
Chissà, forse è anche a causa di questa natura della patria, femminile e quindi irrimediabilmente ingenua, che, nell'agosto 2019, l'allora Ministro dell'Interno, Matteo Salvini, nega per più di due settimane lo sbarco in un porto sicuro all'ONG Open Arms, con a bordo circa 150 migranti tra cui tanti minorenni.
A questo proposito, subito dopo la recente richiesta di condanna a sei anni di carcere da parte dei magistrati di Palermo, il frontman populista della Lega si rende protagonista di un video dal perfetto taglio teatrale, in cui recita:
“Mi dichiaro colpevole di aver difeso l'Italia”.
Tuttavia, una patria è sì femmina, donna e sposa ma è, soprattutto, madre.
Non può esserci rispetto più alto del difendere l'amore assoluto, incondizionato di una madre che sia pronta ad ospitare, accogliere e proteggere i suoi figli, anche quelli non cresciuti nel proprio grembo.
La mamma è sempre la mamma.