Egregio Direttore
nel corso dell’ultimo mese ho seguito il nutrito scambio di contributi per la nostra Città dall’Asia.
In questi giorni ho ricevuto l’invito dell’Ambasciatrice d’India a Roma a prendere parte ad un evento a bordo di un veliero della marina militare indiana, di passaggio a Siracusa.
La premessa è la scintilla che ha innescato alcune riflessioni sul dialogo proattivo in corso circa il futuro di Catania.
Un dialogo nato da professionisti che si sono esposti per parlare alla politica, invadendo terreni di scontro propri dei politici per professione.
Professionisti della politica e Professionisti prestati alla politica.
Sarebbe interessante analizzare le performance di risultato di queste due categorie nel corso degli ultimi decenni.
Ma lascio questo spunto a chi ha maggiore esperienza di me. Chiusa premessa.
Sono fermamente convito che Catania sia un naturale ponte con l’Oriente.
Un canale di comunicazione in grado di connettere, per aria e per mare, questa terra con le ricchezze, le tecnologie e la cultura d’oltre oceano.
Catania è una città gravida di opportunità.
A noi, ciascuno con le proprie competenze, sta l’onere e la responsabilità di stillare, di attingere ad una ricchezza che è già pronta e disponibile.
Per farlo è necessario pagare un prezzo.
Dobbiamo passare oltre i limitati orizzonti della nostra Provincia, che hanno caratterizzato il focus dell’impegno profuso sino ad oggi.
Questo significa non cercare facili consensi, pescando dalle emozioni degli elettori.
Oggi qualunque riflessione politica che non guardi ad uno sviluppo internazionale del territorio è anacronistica.
Guardiamo oltre e lavoriamo per raggiungerlo.
Solo così metteremo in contatto Catania con nuova ricchezza.
Solo così tutti i cittadini ne trarranno beneficio, diretto e indiretto.
Bloomberg ha indicato l’India come la quinta più grande economia a livello globale, avendo di recente sorpassato il Regno Unito.
Catania ha tutte le potenziali infrastrutture, le professionalità ed il know-how per conquistare e vivere il diritto di primo approdo dell’Oriente in Italia.
Il colosso asiatico sta scalando le classifiche mondiali in tema di materie prime e terre rare, tecnologia, know-how IT, IoT e Intelligenza Artificiale, ricerca aerospaziale, medicina. Non solo spiritualità e cultura quindi.
Catania deve correre per conquistare il ruolo di prima linea nella funzione di hub di partnership commerciali per l’Italia.
Disponiamo di un aeroporto e di un porto, entrambi con progetti di espansione e miglioramento dell’efficenza.
Gli strumenti programmatici esistono già.
L’India è il terzo partner commerciale dell’UE e le due entità hanno già stilato una roadmap con ben 118 punti sino al 2025.
Ma ci sono già accordi commerciali e di partnerariato dell’UE con Singapore, Giappone, Vietnam, Cina.
Catania li ha letti? Su quali si sta concentrando?
Oppure vogliamo rimanere confinati nel letargico sogno di “hub mediterraneo”?
L'epica della "Etna Valley", oggi rinominata “Energy Valley”, per diventare storia deve passare per una necessaria internazionalizzazione del nostro territorio.
Abbiamo tutte le potenzialità, le risorse e le professionalità per aprire gli orizzonti di una città che deve superare i dibattiti autoreferenziali sugli archi del porto o sulle ruote panoramiche.
La mia generazione, e ancor di più quelle successive, sono in fuga.
È un dato concreto e reale con cui bisogna fare i conti.
Perché un giovane dovrebbe rimanere a Catania?
Perché un’azienda estera dovrebbe affacciarsi su questa città?
Qual è la visione a 15 anni di questo territorio e cosa stiamo facendo?
Queste sono 3 domande dalle quali far partire qualunque programma politico futuro.
Non possiamo continuare a pensare all’estero avendo in mente solo turisti cui offrire arancini e cannoli.
È ora di aprire gli occhi guardando ad un nuovo giorno.
Con fiducia
Stefano Pipitone
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