
E_TERNITA’ è la parola magica che Kay e Gerda, i protagonisti della mia favola preferita La regina delle nevi, devono comporre per uscire dall’incantesimo in cui sono stati imprigionati dalle forze del male. Chi ha voglia potrà leggere o rileggere questa fantastica avventura che Hans Christian Andersen ha raccontato per noi e che tanto ricorda questo tremendo momento da cui tutti vorremo poterci magicamente tirare fuori. Ma ora veniamo alla realtà: ecco un’altra storia, una piccola storia che un amico mi ha raccontato giorni fa, ovviamente al telefono. Lui sta vivendo una quarantena privilegiata, si fa per dire, perché ha la possibilità di poter prendere il sole in un piccolo giardino retrostante alla sua casa. In uno di questi momenti preziosi gli si è materializzato tra l’erba qualcosa. Era un pallone lanciato per sbaglio da due bambini che giocavano nel giardinetto accanto. Così lo ha preso e, sorridendo maliziosamente, posso immaginarlo, rilanciandolo ha gridato ‘palla avvelenata’. Ecco, quando sarà, vorrei smettere di giocare a palla avvelenata. T_ rovare il modo di eliminare la parola picco, se non altro per scaramanzia. E_ dovremmo chiederci, visto che si è sempre detto ‘le conquiste romane e le invasioni barbariche’, chi saranno i nuovi romani e chi i nuovi barbari. R_ icominciare a mettersi serenamente le dita nel naso. N_ on dimenticare. ‘La cosa più tremenda delle cose tremende è che poi te le dimentichi’. Quando tutto sarà finito cerchiamo di non farlo e di smetterla con questa coazione a ripetere sempre gli stessi errori/orrori. I_ o mi sono sempre sentita apolide, ora mi sento e vorrei continuare a sentirmi italiana. T_ utto e il contrario di tutto. Sono sempre stata molto a casaquindi la quarantena da questo punto di vista la soffro meno. Soffro invece perché, la situazione in cui ci troviamo, incredibile e terribile, mi ha spinta a uscire fuoriper cercare di capire cosa stia succedendo. Le notizie arrivano virtualmente, ma colpiscono realmente. Vorrei che quando si tornerà alla normalitàdella vita e non a quella della rete, fosse rispettata la verità delle storieo meglio della storia. A_ nsia. Non avere più ansia quando faccio qualcosa che si proietta nel futuro. Per esempio, lavorare a progetto senza dover prendere benzodiazepine per potere tollerare di farlo.

Mi piacerebbe che dovendo connettersi con Dio o chi per lui, a rappresentare la nostra religione, visto che con questa cresciamo, poi ognuno decide come vuole. Mi piacerebbe che l’immagine di enorme sofferenza di un uomo torturato fosse sostituita da qualcosa di più rasserenante. Grazie

Giovanna Brogna Sonnino (Catania 1959). Scrittrice e fotografa, ha firmato come regista lavori per la Rai con cui si è aggiudicata numerosi premi. Di recente è stata ospite di SudPress e SudStyle con un regalo ai nostri lettori che è stato molto gradito riscuotendo notevole successo.