
Sono trascorsi 24 anni da quando nella Strage di via D'Amelio persero la vita il magistrato Paolo Borsellino e i suoi cinque agenti di scorta. Tra dieci giorni, invece, il 33esimo anniversario della morte del giudice Rocco Chinnici, ucciso da un'autobomba. Il ricordo della figlia ed europarlamentare Caterina Chinnici Lo ricorda in un giorno di dolore e a dieci giorni dal 33esimo anniversario della sua morte, Caterina Chinnici, figlia di Rocco- giudice considerato per molti aspetti il precursore della lotta antimafia portata avanti poi dal pool antimafia e da Falcone e Borsellino. Fu proprio Chinnici a creare l’embrione del primo maxi processo con il procedimento allora detto “dei 162” ed era riuscito a intuire prima di tutti cosa fosse Cosa Nostra e quali fossero le connessioni con l’alta finanza, la politica e l’imprenditoria. In una delle sue ultime interviste, Chinnici ha dichiarato: "La cosa peggiore che possa accadere è essere ucciso. Io non ho paura della morte e, anche se cammino con la scorta, so benissimo che possono colpirmi in ogni momento. Spero che, se dovesse accadere, non succeda nulla agli uomini della mia scorta. Per un Magistrato come me è normale considerarsi nel mirino delle cosche mafiose. Ma questo non impedisce né a me né agli altri giudici di continuare a lavorare". Era il 29 luglio del 1983 quando una Fiat 127 imbottita di esplosivo parcheggiata davanti casa di Chinnici, in via Pipitone Federico a Palermo, è stata fatta esplodere da Antonino Madonia. A perdere la vita nell'attentato, oltre a Rocco Chinnici, anche il maresciallo dei carabinieri Mario Trapassi, l'appuntato Salvatore Bartolotta, alcuni componenti della scorta del magistrato e il portiere dello stabile. Il processo per l’omicidio ha individuato come mandanti i fratelli Nino e Ignazio Salvo e si è concluso con 12 condanne all’ergastolo e quattro condanne a 18 anni di reclusione per alcuni fra i più importanti affiliati di Cosa Nostra. "Stamattina- comunica a SUD Press la figlia del giudice, l'europarlamentare Caterina Chinnici- il primo pensiero è stato rivolto a Paolo Borsellino, che tra l'altro è stato mio tutor e magistrato affidatario. Mi sono chiesta se a volte non è casuale che ci siano determinate coincidenze perchè Borsellino come anche mio padre ha sacrificato la vita per affermare la legalità." "La legalità passa dalla cultura e dal lavoro. Parlando oggi- continua la Chinnici riferendosi all'incontro alla delegazione della Commissione per il Controllo dei bilanci del Parlamento europeo, in Sicilia e Calabria- di Garanzia Giovani, di istruzione, formazione e di inserimento nel mondo del lavoro, stiamo discutendo di un altro contributo all'affermazione della legalità."