
"I nostri obiettivi principali sono: contribuire alla costruzione di una cultura della pace, promuovere una visione della vita in cui prevalga una mentalità di accettazione dell’altro e di valorizzazione delle differenze, proporre iniziative di aiuto incondizionato alle persone in difficoltà, senza distinzione di nazionalità, razza, religione, classe sociale o opinioni politiche"
Questo è in buona sostanza il ‘manifesto degli intenti’ della Croce Rossa Italiana, ‘parafrasato’ a partire dai suoi 7 Principi Fondamentali e dalle informazioni reperibili dal sito Ufficiale. Una linea guida molto forte, giusta e altruista; ma di questi tempi quasi provocatoria nei confronti di coloro che si affannano a trovare del ‘buonismo’ ovunque, non vi pare?
Se ne faranno una ragione, anche perché, qualsiasi sia il vostro orientamento politico, qualsiasi siano i vostri valori personali o i vostri principi di comportamento, è sostanzialmente impossibile, almeno per una persona ‘normale’ e di buonsenso, giudicare negativamente questi concetti.
Ad ogni modo tutte le possibili polemiche, strumentalizzazioni e politicizzazioni di quest’ultimo anacronistico periodo svaniscono in un batter d’occhio quando si ascoltano le esperienze dei volontari. È solo così che ci si può rendere conto di quanto sia effettivamente positiva questa attività.

"Storie ed emozioni in questi dieci anni ne ho vissute davvero tante e ne vivo ancora ogni volta che indosso la mia uniforme. Stringere la mano a qualcuno che sta soffrendo, far ridere un vecchietto in una casa di riposo, ritrovarsi a parlare con ragazzi migranti che hanno subito l’indicibile ma trovano ancora la forza di sorridere. Sono delle esperienze che non solo ti arricchiscono come volontario, ma anche come persona.” Queste sono le parole di Giorgia Musmeci, volontaria della CRI presso il Comitato di Mascalucia.

Le fa eco Cristopher Gaziano, Delegato tecnico presso la stessa struttura: “Negli anni ho avuto modo di ‘collezionare’ migliaia di ricordi positivi. Purtroppo però ci sono anche esperienze che ricordo con una stretta al cuore. Tra tutte, lo sbarco del 31 maggio 2015, in cui ad Augusta arrivarono 17 salme di persone che avevano purtroppo perso la vita durante la traversata del Mediterraneo. Quell’esperienza, per me, è stata davvero difficile da metabolizzare. Però tutti i volti sorridenti che ho visto su quel molo negli anni, grati di essere arrivati in un luogo sicuro insieme alla propria famiglia, mi hanno sicuramente aiutato a superare quel brutto momento”
Ricordare questo episodio doloroso ci riporta inevitabilmente alla mente la ricorrenza di ieri: il terribile naufragio di Lampedusa, in cui persero la vita 368 persone.
Ma cerchiamo di distaccarci un attimo dall’aspetto emotivo e dalle storie personali, per comprendere appieno il funzionamento e le caratteristiche della CRI.
È necessario puntualizzare che chiunque può fare domanda: non ci sono limiti di età (o meglio, bisogna avere come minimo 14 anni, ma non esiste una soglia d’eta da non dover superare), basta seguire un corso di formazione di 18 ore presso la struttura alla quale si desidera prestare servizio. E quali sono le principali differenze tra la Croce Rossa Italiana e il Servizio Civile Nazionale?
Nella pratica solo il limite d’eta e la presenza o meno di una remunerazione pecuniaria, per il resto sono due iniziative ugualmente valide ed utili. Per accertarcene torniamo alle esperienze dei volontari, e sentiamo cos’hanno da aggiungere.
Potreste spiegarci in cosa consistono esattamente le vostre mansioni?
Cristopher: Attualmente coordino e dirigo tutte le attività inerenti l’inclusione sociale di soggetti vulnerabili, come ad esempio anziani, persone con disabilità, migranti, minori a rischio. In passato ho ricoperto per diversi anni il ruolo di Delegato del gruppo Giovani, coordinando le attività rivolte a bambini e ragazzi, lavorando intensamente nelle scuole, in piazza, nei luoghi di aggregazione. Inoltre, qualche anno fa, ho dedicato molto del mio tempo alle attività durante gli sbarchi dei migranti, esperienza che mi ha fortemente sensibilizzato all’argomento delle tematiche migratorie ed ha successivamente influenzato anche le mie scelte universitarie e professionali.
Giorgia: "Nel corso del tempo mi sono occupata di tantissime cose, cercando di mediare sempre fra il tempo che avevo a disposizione e la voglia di dedicarmi al territorio. Oggi sono un Monitore di Primo Soccorso, ossia mi occupo principalmente di formazione sanitaria per la popolazione organizzando giornate informative e corsi di primo soccorso".


Quante ore al giorno siete impegnati in queste attività? E’ un qualcosa che occupa in maniera totalizzante la vostra vita?
Cristopher: Ho consapevolmente permesso che il lavoro per la croce rossa ‘invadesse’ quasi totalmente le mie giornate. Questo perchè mi sono reso conto che fare volontariato mi ha cambiato la vita. Ho imparato a guardare il mondo con altri occhi, per cui ho deciso di dedicarmici in maniera quasi totale.
Giorgia: Sono d’accordo con lui. Per il resto, ciascuno dedica alla Croce Rossa il tempo che può dedicare, non c’è un monte ore giornaliero da dover ricoprire [a differenza del SCN], ciascun volontario fornisce i servizi che deve garantire ogni mese in base alla sua disponibilità.
Perchè consigliereste questa esperienza anche ad altri?
Giorgia: Perché già con gli scout mi ero resa conto di cosa significasse fare servizio per la comunità, per quanto logicamente all’epoca si trattava di piccole cose. Era una cosa che mi faceva stare bene con me stessa da sempre, e quindi ho cercato di portarla avanti il più possibile, in vari enti. Sono sempre stata dell’idea che le mani pulite non vanno tenute in tasca e così ho cercato di darmi da fare.
Cristopher: Perchè ti rende umano. Ed oggi più che mai, con tutto l’odio che ci soffoca quotidianamente, il mondo ha bisogno di tutta la nostra Umanità.