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Processo Li Destri, parla l'ex dirigente comunale: "Contro di me gravi falsità"

25-05-2017 14:07

Michela Petrina

processo, lampedusa, raccolta rifiuti,

Processo Li Destri, parla l'ex dirigente comunale: "Contro di me gravi falsità"

li-destri-annamaria-.jpg


"Ho pagato e sto ancora pagando per aver fatto il bene del Comune e dell'Amministrazione. E oggi, mentre chi mi accusa ingiustamente va ancora a lavorare, non so se tranquillamente, io sono qui a difendermi da accuse mosse senza prove, dopo aver subito di tutto, dalle diffamazioni alle calunnie, alle intimidazioni con furti a casa e "avvertimenti". Ma non mi sono mai piegata, nonostante avessero voluto umiliarmi.  Dimostrerò che tutto ciò che dicono è falso". Lo ha detto l'ex responsabile della direzione Ecologia e Ambiente del Comune di Catania, Anna Maria Li Destri, nella nuova udienza del processo che si sta celebrando a suo carico dinnanzi al giudice Rosa Anna Castagnola con a latere Anna Maria Cristaldi e Barbara Maria Rapisarda. E subito dopo ha parlato a Sudpress dopo 4 anni di silenzio, in esclusiva, esponendo la sua versione dei fatti, gravissimi



Anna Maria Li Destri è accusata di truffa aggravata, falsità ideologica commessa in atto pubblico, abuso d’ufficio, turbativa d’asta per l'appalto del 2009 e di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente per l'appalto del 2013 relativi al servizio di manutenzione e riparazione degli autoveicoli adibiti allo smaltimento dei rifiuti della nettezza urbana e dei cassonetti per la raccolta del comune di Catania. Gli appalti europei in questione vennero aggiudicati nel 2010 alla Puntese Diesel, riconducibile ad Antonino Amore, per un importo vicino ai 4,6 milioni di euro, mentre nel 2013 le due ditte che parteciparono, tra cui Officine Meccaniche che aveva acquistato il ramo aziendale dalla Puntese, non avevano i requisiti, motivo per cui il servizio viene tuttora gestito in regime di prorogatio dalla stessa "Officine Meccaniche" .



Stamattina l'architetto Li Destri è stata interrogata in aula da accusa con il pubblico ministero Tiziana Laudani e dalla difesa, rappresentata dal legale Dario Riccioli. Il Comune di Catania che nel processo si è costituito parte civile, è difeso dall'avvocato Giovanni Grasso che oggi era assente e il sostituto non ha posto alcuna domanda.



Anna Maria Li Destri è un fiume in piena, quasi a volersi liberare di tutte le "ingiustizie" che ha dovuto subire, con un processo ancora lungo, che si è aperto ormai ben due anni fa e la cui fine ancora non si intravede nemmeno. Lei, con piglio deciso, ricostruisce le contestazioni una per una dando, dopo un lungo silenzio, la sua versione, gravissima. E lo fa con Sudpress, in esclusiva.



"La gara espletata nel 2009 e prossima alla scadenza, mi porta a chiedere all'Amministrazione, nel 2013, l'autorizzazione ad indirne una nuova secondo il principio dell'offerta economicamente più vantaggiosa e non con il massimo ribasso -afferma-. Il mio intento era quello di far presentare un progetto organico perché nel corso degli anni era emerso che molte delle spese sostenute in virtù delle gare precedenti, fossero spropositate rispetto al servizio reso. E non perché la manodopera non fosse all'altezza ma piuttosto perché il Comune, non avendo i soldi per i pezzi di ricambio, non poteva far lavorare il personale dell'appalto che rimaneva spesso inutilizzato per intere giornate".



"Le schede di lavoro giornaliere, redatte dal capo officina -prosegue l'architetto- facevano chiaramente vedere come 38 unità impiegate nell'appalto, nell'arco di una giornata, avessero il compito soltanto di sostituire due lampadine, verificare un copertone o fare il lavaggio di cinque camion. Un numero direi esagerato per così poco lavoro."



"Quindi, per far risparmiare soldi all'Amministrazione, avevo cercato di portare alcuni operai anche in altre officine del Comune, al fine di alleggerire le tasse sui rifiuti che sarebbe poi stata pagata dai cittadini. Perché tutte le voci di spesa naturalmente concorrono a quantificare l'imposta comunale".



"Da qui -ricostruisce l'ex direttore- è cominciata una battaglia nei miei confronti da parte delle associazioni sindacali, in particolare della Uilm e della Fiadel che videro nella mia volontà di modificare la gara, il pericolo per i loro iscritti. Cominciarono così campagne denigratorie nei miei confronti. L'Amministrazione mi chiese allora di modificare la gara basandola non sull'offerta economicamente più vantaggiosa, ma sul massimo ribasso. Cominciammo così a lavorare su questa ipotesi. Nel frattempo chiesi a tutte le officine specializzate di fornirmi i cosiddetti tempari, cioè una quantificazione oraria del costo della manodopera per far si che man mano, il mezzo che si andava rompendo, venisse riparato nell'officina specializzata, senza mantenere quelle unità fisse inutilizzate ripeto non per loro volontà, ma perché non c'erano i pezzi di ricambio per i quali a volte dovevamo attendere anche mesi".



"Nel formulare questo progetto -chiarisce- ho verificato anche che le figure professionali esistenti, corrispondessero alle necessità del Comune. Nello specifico c'era un coordinatore che non serviva e un magazziniere che nulla aveva da fare, visto che l'Amministrazione non aveva magazzino! Naturalmente questi due soggetti sono stati i primi ad innescare polemiche nei miei confronti".



"Sono stata denigrata, insultata anche con scritte ingiuriose sul citofono e non ultimo, in prossimità della scadenza del bando, ho subito anche un furto a casa, con chiari segnali intimidatori: un paralume spezzato e due candelieri in ceramica, raffiguranti un uomo e una donna con la testa mozzata e lasciata ai loro piedi. Quando i carabinieri sono intervenuti, mi hanno chiesto che lavoro facessi, perché quei segnali erano chiaramente intimidatori".



"Tempo prima avevo anche accompagnato il titolare della ditta che eseguiva i lavori dai Noe per denunciare alcuni suoi dipendenti che, emerse dalle indagini, effettuavano delle timbrature, approfittando della buona fede di altri operai, mentre andavano a casa di altri ad eseguire altri lavori. E uno di questi era uno dei dipendenti a cui io avevo soppresso il profilo. Emerse anche che c'erano delle fatture gonfiate, inarticolate, per l'acquisto di tubi pneumatici per il funzionamento dei compattatori. Da qui la necessità di mettere come requisito nel nuovo bando, che l'impresa avesse una presa idraulica per tubi da utilizzare per i ricambi. Un requisito che mi è stato contestato come requisito stringente per favorire qualcuno. Ma una presa di questo genere ha un costo che si aggira dai 70 euro ai mille, irrisorio su un appalto di oltre 4 milioni di euro! Peraltro un requisito che andava a garanzia di quello che era la spesa del Comune".



L'architetto non si ferma: "Un altro elemento di cui mi si accusa è quello di aver inserito una clausola che prevedesse un fatturato specifico nelle riparazioni. Anche questo era contenuto nel bando precedente anche se con una lievissima differenza. Io cercavo garanzie di solidità economica tale da permettere il pagamento dei lavoratori, anche alla luce del fatto che il comune non era puntuale nel pagamento dei corrispettivi".



"Mi si accusa di aver voluto favorire una ditta specifica (la Puntese Diesel srl ndr). Anche questo è assolutamente falso. Anche perché già l'anno precedente, nel 2012, la ditta aveva fatto richiesta di cedere il ramo d'azienda, richiesta che inoltrai all'Avvocatura comunale la quale diede parere positivo. Il tutto fu trasmesso alla ditta affinché attivasse le relative procedure. Quindi l'azienda non aveva alcun interesse a quel tipo di gara. Anzi ancor di più: le polemiche che si erano innescate portarono il titolare della ditta, Antonino Amore, a non voler più avere a che fare con il Comune".



"Quindi i parametri restrittivi -sostiene l'architetto- erano solo a garanzia dell'Amministrazione".



"Un altro fatto che mi viene contestato è l'aver inserito nel bando una certificazione di qualità su base ecosociale. A livello mondiale viene attribuita alle ditte solo dopo accertamenti sulla solidità e sul comportamento tenuto. Si tratta di una salvaguardia nei confronti del lavoro minorile, della salubrità nei luoghi di lavoro, dell'aggiornamento, ed è un parametro che io ho rintracciato e trovato ovunque nei bandi. Persino il Ministero delle Finanze lo richiedeva in una propria gara".



"Anche i requisiti economici richiesti nel bando erano leciti. Sul sito dell'Anac c'era scritto che si poteva chiedere un fatturato fino a una volta e mezzo l'importo a base d'asta. Io ne chiedevo meno della metà. Un milione e mezzo su un importo di 4,7 milioni. Dov'è dunque l'elemento restrittivo?" chiede.



"Il servizio di ingrassaggio e lavaggio dei mezzi comunali, alla fine si configura solo con una prestazione d'opera. E' tutto stipendi -continua- quindi le garanzie a copertura di questi dovevano esserci per forza. Da qui la necessità di scegliere ditte che dovevano essere sicure de economicamente solide".



L'architetto ricorda poi la fase che portò al suo licenziamento, nell'ottobre del 2013. "Quando cominciarono tutte le polemiche, l'Amministrazione cercò di capire, prendendo le distanze. Per mio dovere di relazione, chiesi allora, via email, incontri sia al sindaco Bianco, sia all'assessore D'Agata dai quali non ho mai ricevuto risposte. Piuttosto l'assessore mi disse che se io avessi accettato un declassamento e magari un trasferimento ad altra direzione, la loro posizione sarebbe stata rivista. Un ricatto che io non accettai non vedendone la motivazione".



"Anzi dirò di più. Una ditta che voleva partecipare alla gara presentò un precontenzioso che esaminava tutte le voci del bando e le contestava. Trasferimmo tutto all'avvocatura comunale che, dopo l'esame di tutti i punti, ribadì che nessuno dei parametri e dei requisiti richiesti risultava illegittimo. Nè le richieste di fatturato, né tanto meno le certificazioni. Tutto il lavoro svolto da me, fu fatto in accordo con l'avvocatura e con l'ufficio contratti e appalti con il quale mi sono confrontata continuamente per essere sicura di non sbagliare"



"L'avvocatura comunale, addirittura suggerì di chiedere parere all'attuale Anac. Quindi immediatamente inviai nota e tutti i documenti del precontenzioso, sospendendo, in attesa del parere, tutte le procedure di gara. Naturalmente ne diedi comunicazione a tutti gli uffici interessati. Anche in questo caso nessuno fece nulla. L'Amministrazione avrebbe potuto, in autotutela, sospendere le procedure o modificare il bando, ma nessuno fece nulla. A questo punto ritenendolo corretto. Tanto che si arrivò alla data della gara e la seduta venne espletata regolarmente, nonostante io avessi chiesto la sospensione".



"L'Amministrazione, evidentemente, voleva  provare a tutti i costi che c'era la volontà di favorire qualcuno da parte mia. Ma a questa gara partecipano due ditte, una delle quali quella che mi si accusa di aver voluto favorire, ma nessuna delle due aveva i requisiti. Quindi mi viene da chiedere, ma se io volevo agevolarla, come avrei potuto se non aveva i requisiti?".



"A quel punto- afferma- il direttore del personale, Valerio Ferlito, riceve una lettera dall'assessore D'Agata in cui chiede di intervenire, visto e considerato che i giornali online erano critici nei confronti del mio operato e di verificare che non ci fossero illeciti penali. Il direttore Ferlito, ritenendo che gli illeciti ci fossero, assunse la decisione del licenziamento. Il volere politico non sottoscrive decisioni di questo tipo, ma la lettera di D'Agata era chiara".



"Il risultato è che le 38 unità lavorano ancora lì in regime di proroga dopo quattro anni, nonostante le ditte si siano via via susseguite. E lavora alle stesse condizioni del bando del 2009, con contratto firmato nel 2010, anomalo. Ad esempio, non è prevista per questo tipo di contratto la quattordicesima, però il Comune gliela paga lo stesso. Io avevo avuto l'ardire di togliere questo benefit immotivato. Ho pagato per aver fatto il bene del Comune e dell'Amministrazione. Gli altri vanno tranquillamente a lavorare".



"Dal dibattimento verrà fuori che le prove sono le accuse di due soggetti, dipendenti della ditta che io avrei dovuto favorire che sono interessati da un'indagine di un procedimento penale che ancora in sei anni non si è conclusa. Questi due soggetti che avevano motivo di astio nei miei confronti, hanno esposto fatti non veritieri, fandonie. E pian piano toccherà a me doverle confutare".



Infine, una considerazione amara "Il mio licenziamento ha sicuramente creato all'interno tra i miei colleghi, un clima di disagio, di spavento. Lei consideri che dalla data del mio licenziamento, ad ottobre del 2013, i procedimenti disciplinari a carico dei dirigenti sono aumentati mentre prima erano pressoché inesistenti. Si è adottato il sistema che se ne è punito uno per educarne tanti", conclude.



La prossima udienza è fissata per il 23 giugno con l'audizione dei testimoni della difesa.


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