
A quanto pare vengono eseguiti a discrezione di qualcuno e senza alcuna trasparenza: questa in sostanza la denuncia del regista catanese che lamenta tre anni di fughe e silenzi. Un "atteggiamento incivile" aggravato da una denuncia molto pesante e che se riscontrata aprirebbe scenari ben più inquietanti: "Gente che ha lavorato molto dopo di me è stata pagata. Probabilmente, ha seguito altre strade che io non percorro" Il regista teatrale catanese Guglielmo Ferro - figlio del grande maestro Turi e dell'attrice Ida Carrara - ormai da anni ha detto addio a Catania. Una città dalla cultura zoppicante che gli ha servito, a sipario chiuso, l'ennesima delusione. "Gentili amministratori anonimi del Bellini, dato che siete scomparsi come neve al sole e leggo dalle vostre dichiarazioni che l'ente è rinato, vorrei pregarvi di pagarmi i 10mila euro + iva che attendo dal novembre 2013 per la regia di Lucia di Lammermoor". Tre anni in cui Ferro si è trovato dinanzi a un muro di gomma, come racconta a SUD press. "L'ultimo contatto con i responsabili amministrativi del Teatro risale a un anno fa. Inizialmente telefonavo, ora non mi rispondono nemmeno. Oltre un mese di chiamate, due giornate inutilmente perse a Teatro, una lettera dell'avvocato e nessuna risposta ricevuta se non giustificazioni generiche, come 'Non arrivano i soldi da Palermo'". "Quando l'anno scorso mi sono recato al Teatro, il responsabile generale dell'amministrazione mi ha detto: 'Guardi, maestro, le assicuro che, se non l'intero importo, almeno una parte le verrà pagata entro 15 giorni. Poi, non ho saputo più nulla". L'aspetto probabilmente più grave di un debito non risarcito da un ente pubblico che si nega al suo creditore è l'arbitrarietà dei pagamenti che, secondo la testimonianza di Ferro, non rispetterebbe l'ordine cronologico degli spettacoli. "In attesa, anche prima di me, ci sono moltissimi altri professionisti italiani che non sono stati pagati dal Bellini. La stranezza è che gente che ha lavorato molto dopo di me è stata pagata. Probabilmente ha seguito altre strade che io non percorro. Essendo una persona corretta, scelgo la via della correttezza". "Sono cose incivili - ha proseguito il regista - che fatte da un privato non sono accettabili ma comprensibili. Non mi era mai capitato di lavorare per un ente pubblico che non risponde più al telefono, mi era successo solo con qualche truffatore privato". Come si muoverà adesso? Pensa di agire legalmente contro l'Ente? "Molta gente con decreti ingiuntivi non è riuscita a fare assolutamente nulla, un'azione legale è tempo perso. Non riesco a parlare con un ente regionale che mi deve 10mila euro + iva da 3 anni. Ormai faccio finta che non esistano. Non chiederò più i soldi, non mi va di essere preso in giro". Secondo lei, in quali condizioni è attualmente il Teatro Bellini? "Quale teatro? Io lavoro nella lirica nazionale e internazionale e le rispondo: quale teatro?! Il fatto che un ente regionale non paghi i suoi debiti mentre noi dobbiamo pagare le tasse ogni anno - e quindi anche i lavoratori dell'ente regionale - mi sembra indecente. E' veramente ridicolo per un Paese europeo un atteggiamento incivile del genere". Scrivendo di Guglielmo Ferro, già tre anni fa lo abbiamo descritto come "uno di quei talenti che Catania ha perso e forse persino offeso con l'arroganza di chi ha occupato tutti gli spazi della cultura per fare soltanto i propri affari e sistemare famiglia e clientes". Allora, ci riferivamo alle critiche di Ferro al Teatro Stabile di Buttafuoco che costarono al regista (e anche a SUD Press) una richiesta di risarcimento per lesione d'immagine di 25.000 euro. Oggi, un altro importantissimo teatro catanese è bersagliato dalle battute al vetriolo di Guglielmo Ferro. La speranza è che la sua visione drammatica non sia, anche nel caso del Bellini, veritiera e lungimirante.