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Corte UE, nuove sanzioni ad Italia e Sicilia per il trattamento delle acque reflue: intervista all’On. Giuse

31-03-2025 06:00

Giacomo Petralia

Cronaca, Focus,

Corte UE, nuove sanzioni ad Italia e Sicilia per il trattamento delle acque reflue: intervista all’On. Giuseppe Compagnone

Trattamento acque reflue, obblighi mancati da Italia e Sicilia e nuove sanzioni da parte della Corte UE: di tutto questo si parla con l'On. Compagnone.

Tramite il comunicato stampa n°40/25, diramato lo scorso 27 marzo, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha annunciato la condanna, nei confronti dell’Italia, ad una sanzione pecuniaria in seno alla causa C-515/23, riguardante il trattamento delle acque reflue urbane.

 

Più nello specifico, la principale motivazione alla base di questa sentenza da parte della Corte è dovuta ad una constatazione oggettiva: quattro agglomerati urbani del Belpaese non hanno adempiuto agli obblighi di raccolta e successivo trattamento delle acque reflue urbane prima del loro scarico nell’ambiente, come invece impone la Direttiva 91/271/CEE.

 

Venendo meno a questi obblighi, non si è messo in serio rischio soltanto l’habitat ma, di conseguenza, anche la salute umana.

 

Come se non bastasse, tre di questi quattro agglomerati urbani per i quali la Penisola è stata presa a “bacchettate sulle mani” appartengono ad un’immancabile Sicilia: si tratta del comune trapanese di Castellamare del Golfo e delle palermitane Cinisi e Terrasini.

 

Ad essere precisi, però, la sanzione scattata alcuni giorni addietro fa parte di una sfilza di “avvertimenti”: in effetti, la Corte UE aveva emesso una sentenza di condanna ai danni dell’Italia, a fronte delle medesime ragioni, già nove anni fa.

 

Quando vogliamo, noi siciliani sappiamo essere caparbi.

 

La Corte di giustizia condanna quindi l’Italia a pagare una somma forfettaria di 10 milioni” - si legge, per l’appunto, tra le righe del comunicato stampa - “e una penalità di euro 13.687.500 per ogni semestre di ritardo nell’attuazione delle misure necessarie per conformarsi alla sentenza del 2014, a partire da oggi e fino alla completa esecuzione della sentenza del 2014."

 

Certo, se si pensa che in quel periodo gli agglomerati urbani che scaricavano le acque non raccolte né trattate in ambienti sensibili erano ben 41, bisogna ammettere che i passi avanti fatti nell’ultimo decennio sono stati piuttosto importanti.

 

Proprio di questa nuova e più che evitabile sanzione (che va a snellire sia il libretto degli assegni sia la credibilità italiani), di trattamento delle acque reflue e di dissalatori si è discusso telefonicamente con l’onorevole Giuseppe Compagnone.

 

Medico chirurgo di formazione, l’onorevole ha arricchito il proprio curriculum politico ricoprendo una serie di ruoli e di incarichi di spessore, con un acceso interesse rivolto all’ambiente e al territorio.

 

Oltre alla sua spinta per il gruppo “Popolari e Autonomisti”, Giuseppe Compagnone è stato infatti Presidente della Commissione “Esame delle attività UE” e componente della Commissione IV “Territorio e Ambiente”, durante il suo mandato da Deputato all’Assemblea della Regione Siciliana; da Senatore della Repubblica, è stato inoltre componente della Commissione XIII “Territorio, Ambiente e Beni Ambientali”.

 

Al termine di una lunga e amichevole conversazione, l’onorevole Compagnone si è congedato dai microfoni di SudPress affermando: “Non sono un decisore: adesso sono in pensione e il mio primo pensiero va ai miei nipotini.”

 

Non possiamo che augurarci che i nipoti dell’onorevole, così come i milioni di futuri cittadini responsabili, potranno conoscere una Sicilia differente.

 

O, quanto meno, un diverso modo di fare la Sicilia.

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