La roulette russa della giustizia amministrativa, la surreale combinazione tutta sicialiota di TAR e CGA, alla fine dopo tre colpi a vuoto ha trovato la sua pallottola: statisticamente ci sta.
Veniamo alla notizia: la presidente del Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Siciliana Rosanna De Nictolis ha accolto sabato 12 marzo il ricorso contro il provvedimento del giorno prima, 11 marzo, con cui il TAR di Palermo aveva respinto la richiesta di sospensione del decreto di nomina dei commissari delle istituende camere di commercio di Catania etc.
Il periodo sopra è volutamente scritto in modo tale da dover essere letto almeno tre volte per essere capito: da mal di testa, esattamente come quello che provocano spesso, troppo spesso, le girandole della giustizia amministrativa che rendono incerto qualsiasi provvedimento amministrativo di qualsiasi ente possibile e immaginabile.
Su una cosa si deve concordare e lo abbiamo affermato immediatamente appena letto: il decreto di nomina dei commissari non convinceva nella sua formulazione.
Quindi una banalissima questione burocratica che poteva e doveva essere risolta in 5 minuti, ed in 5 minuti potrebbe essere risolta con una formulazione più attenta impedendo che diventi l'ennesimo inutile caso politico: non ce n'è proprio bisogno.
Se così è, è anche vero che attorno a questa vicenda stanno accadendo cose strane, stranissime.
Il primo aspetto che colpisce è innanzitutto la tempistica, le modalità ed i contenuti di alcuni dei ricorsi che sono stati presentati in rapidissima successione da alcuni ex componenti della camera di commercio del Sud Est ormai in ogni caso soppressa.
In una delle ultime memorie depositate si esplicità chiaramente che il vero vulnus di tutta la vicenda risiederebbe nelle prossima nomina dei nuovi vertici della SAC: ah però, davvero?
E chissà perché l'interesse pubblico di questa strategica partecipata pubblica, che gestisce un aeroporto fondamentale per milioni di utenti ed un vastissimo territorio, dovrebbe essere maggiormente garantito da un gruppo capitanato da un presidente massone in sonno che abbiamo dimostrato dava i soldi pubblici della stessa camera di commercio alla sua associazione di famiglia. Oltre a tutto il resto che abbiamo documentato tra fiere, contributi, etc. Non si capisce proprio.
In reazione alla legge che, nel definire nuove competenze territoriali e nominando i commissari gli ha rotto il giocattolo, sono stati presentati un gran numero di ricorsi in sede amministrativa, tra TAR Lazio e Palermo: evidentemente l'interesse è alto, altissimo, anche se si tratta di incarichi a titolo gratuito.
Quello presso il TAR di Palermo ha visto, come corollario, alcune richieste di provvedimento cautelare tutte respinte.
Avverso l'ultima la tempistica si fa interessante a prescindere: l'11 marzo il TAR di Palermo pubblica il rigetto della richiesta di sospensiva; nella serata dello stesso giorno i ricorrenti presentano appello di 44 pagine cui si aggiungono le memorie dei resistenti, insomma circa un centinaio di pagine da leggere da parte del CGA che l'indomani, alle 12.41 di sabato 12 marzo, decreta la sospensiva di cui sopra. Efficienza e rapidità svizzera, non si può dire che ci abbiano dormito sopra.
Una cosa è pacifica: una legge dello Stato, come scritto a suo tempo, ha deciso che la Camera del Sud Est non esiste più ed in suo luogo ne devono essere istituite due con diversa composizione territoriale. Una per Catania ed una che andrà a raggruppare gli interessi di Siracusa, Ragusa, Agrigento, Caltanissetta e Trapani.
La legge, approvata alla fine del luglio scorso, imponeva che entro 30 giorni dalla sua entrata in vigore, quindi fine agosto, il ministero competente, quello allo Sviluppo Economico, doveva nominare commissari per l'esecuzione degli adempimenti propedeutici all'esecuzione della stesse legge e quindi alla istituzione delle nuove camere, previa liquidazione delle partite in essere presso la camera del Sud Est ormai soppressa: ovvio, ma nella probabile confusione e mille emergenze che si può immaginare ingolfino gli uffici di vertice di un mistero così complesso, la seconda parte è saltata, dando per scontato che i commissari nominati, Giuffrida e Conigliaro, avessero in nuce i poteri per gestire la transizione verso le nuove camere e quindi anche le pendenze di quella soppressa.
Invece, questa la censura del CGA che ne ha sospeso il decreto, in diritto ed in quello italiano in particolare dove spesso il buon senso non è elemento decisivo, di scontato non si può dare nulla: i poteri dei commissari dovevano essere esplicitati in merito alla gestione degli affari della Camera del Sud Est.
Il TA di Palermo, infatti, aveva respinto le richieste di sospensiva affermando che la norma soppressiva della camera del Sud Est ed istitutiva delle altre due comportasse come conseguenza in se i poteri di gestione dei commissari anche per la transizione. Per il CGA non è così.
Scrive infatti la presidente De Nictolis: "Va ritenuto, pertanto, che le Camere di commercio necessitavano di istituzione mediante provvedimento amministrativo, e che costituisce una inusuale inversione logica e giuridica la nomina di commissari di Camere di commercio non ancora istituite; siffatta inversione procedimentale non determina solo un vulnus per l’organo collegiale della Camera di commercio preesistente, e, a rigore, ancora esistente fino alla istituzione delle due nuove, ma soprattutto un vulnus organizzativo in danno dell’interesse pubblico, perché la Camera di commercio Sud est Sicilia resta adespota, decadendo il suo organo collegiale e non potendo la stessa essere amministrata da due organi monocratici di due diverse camere di commercio ancora da istituire."
E quindi, in effetti, si torna alle perplessità riportate sopra e subito espresse alla prima lettura del decreto di nomina, cui adesso il competente ministero è chiamato, magari con la stessa rapidità ed efficienza mostrata dal CGA, a rimediare sanando le criticità emerse e garantendo, definitivamente, che le Camere di Commercio, siano finalmente sottratte ad interessi che siano diversi dal consentire a consorterie di vario genere di occuparle per farne poltronifici e bancomat familiari o amicali.
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