Ne avevamo trovato traccia in alcuni post su Facebook ma adesso abbiamo il documento ufficiale e ci pare proprio di pubblico interesse per diversi motivi.
Intanto è notizia per il fatto che il legale rappresentante di un ente pubblico come la Camera di Commercio, al netto del fatto che dà soldi pubblici alle associazioni di famiglia e compra libri sul vino con denaro pubblico in piena pandemia (e parecchio, altro tra SAC e enti fiera), invochi la piazza in un momento così delicato lascia perplessi.
E infatti questa decisione, assunta dal signor Agen come capo di quel "Sistema ConfCommercio" di cui ci siamo già occupati, ma non ancora abbastanza, ha suscitato parecchie polemiche.
A scatenarle la posizione assunta da alcune associazioni di esercenti che hanno sùbito avvertito dei rischi per gli aderenti ad una simile iniziativa: era platealmente illegale e li avrebbe addirittura esposti a procedimenti penali: un bel servizio ai propri soci, non c'è che dire.
Vediamo il fatto.
In data 14 maggio il signor Pietro Agen, nella qualità di presidente dell'associazione ConfCommercio Catania, invia una PEC alla DIGOS per informare di un "flash mob" di protesta che si sarebbe tenuto in piazza Università l'indomani.
Immediata e potremmo dire anche alquanto inusuale la reazione del Questore di Catania che emana una vera e propria diffida indirizzata al signor Agen, ricordandogli l'assoluto divieto inposto dallo stato di totale "lockdown" ancora vigente al momento della richiesta.
L'aspetto singolare, e che fa riflettere, è proprio la scelta di formalizzare in maniera così plateale da parte del massimo organo di polizia un simile divieto a quello che è, comunque ed a prescindere da modalità e merito, il rappresentante istituzionale di un'importante ente pubblico come la Camera di Commercio.
Magari, in altri tempi e con altre personalità, si sarebbe preferito risolvere per le vie brevi un tale incidente, anche per non umiliare pubblicamente chi rappresenta, evidentemente in maniera inadeguata, interessi diffusi.
Sarebbe bastata una telefonata: "Presidè, lasci perdere, non la faccia 'sta minchiata, si mette nei guai lei e chi partecipa, ritiri la richiesta e buonanotte."
E inveceè arrivata la nota ufficiale: uno smacco per "l'uomo che sussurra alla Procura", come da lui stesso inopinatamente dichiarato in un celebre verbale del consiglio camerale.
Quindi, in conclusione, avevano ragione quanti avevano avvertito i propri associati del rischio di denuncia, oltre che di contagio, che avrebbero corso nel caso partecipassero a questa "manifestazione", tra questi Roberto Tudisco della FIPET poi pesantemente aggredito e addirittura accusato di essere bugiardo sulla sua pagina Facebook ed invece diceva semplicemente la verità.
Per la cronaca, la "manifestazione" si è poi svolta nella mattina del 19 maggio e
degli annunciati 600 aderenti si sono presentati in poche decine, come testimoniato dal video diffuso sui social,
e con la maggior parte dipendenti della stessa associazione, tra loro lo stesso presidente di Camera di Commercio, ConfCommmercio e confidi Cofiac Pietro Agen, rigorosamente senza mascherina e in violazione degli obblighi di distanza...tanto per dire.
Insomma, una roba virale...