
Mentre infuria lo scandalo trapanese, con i malati di cancro che lo scoprono dopo mesi perché in Sicilia ci sono governi regionali che non riescono a fare una nomina adeguata se non per fortuna e quindi per sbaglio, ecco che dalle altre parti dell'impero gaglioffo affiorano altri casi.
Arriva infatti la denuncia del sindacato CoAS di Messina. L'ennesima.
Racconta di una struttura che esiste ma non ufficialmente, tra fondi non tracciabili, assenza di atti formali e silenzi istituzionali: il CoAS lancia l'allarme
Un'indagine lunga tre anni su un mistero sanitario: il "laboratorio che non c'è"
C'è un luogo, nel cuore del sistema sanitario siciliano, dove si lavora ogni giorno per la prevenzione del tumore al collo dell'utero.
Si processano test HPV-DNA e Pap Test per l'intera provincia di Messina, Ragusa e presto anche Enna.
Un presidio cruciale per la salute pubblica, eppure avvolto nel mistero: non esiste nei documenti ufficiali, non ha un riconoscimento formale, non ha un centro di costo. Almeno questo risulta dalle reiterate denunce del sindacato CoAS, alle quali l'assessorato regionale si limita a rispondere con letterine interlocutorie che non risolvono nulla, almeno sino a quando non scoppia il macello mediatico-giudiziario e allora si precipitano a cercare un capro espiatorio qualsiasi.
Il Laboratorio di Analisi di Citopatologia e HPV-DNA Test dell'ASP di Messina è, secondo quanto denunciato dal sindacato CoAS Medici Dirigenti Sicilia, un vero e proprio laboratorio fantasma.
E da anni si chiede invano che venga regolarizzato, nonostante la sua importanza strategica per l’intero territorio regionale.
Ogni giorno vi transitano centinaia di referti, con un carico di lavoro che coinvolge anche altri enti sanitari e che richiederebbe un inquadramento ben definito per garantire efficacia, trasparenza e sicurezza.
Nonostante ciò, nessuna delle autorità sanitarie locali e regionali ha ancora formalizzato l'esistenza e la funzione del laboratorio, alimentando un vuoto normativo che rischia di compromettere la regolarità delle prestazioni e la tutela dei pazienti.
L'origine del caso: attività reali ma senza fondamento giuridico
La storia, raccontata con dovizia di dettagli nelle denunce del sindacato CoASm inizia addirittura nel 2003, quando il laboratorio comincia a operare informalmente presso il poliambulatorio ex INAM di via del Vespro a Messina.
Nel 2017 viene potenziato con strumentazioni per il test HPV-DNA.
Dal 2022 arrivano anche i campioni da Ragusa, e a breve da Enna. Ma formalmente, quella struttura non è mai stata istituita.
Non è inserita nel Funzionigramma e Organigramma dell'ASP. Non è contemplata in alcun atto aziendale.
Non ha un codice di bilancio. Eppure lavora a pieno ritmo, processando centinaia di esami.
Nonostante la crescente mole di lavoro e l’espansione del servizio a livello interprovinciale, l'assenza di un riconoscimento ufficiale impedisce l’adeguamento delle risorse e il potenziamento delle infrastrutture.
Il risultato è una struttura esposta a rischi organizzativi, con carichi operativi spesso insostenibili per il personale coinvolto, che opera senza le tutele garantite da un’inquadratura regolare.
Fondi, ticket e sprechi: i rischi economici e legali
Il CoAS denuncia da tempo che, senza un centro di costo assegnato, non è possibile tracciare l'utilizzo dei fondi regionali e nazionali destinati agli screening oncologici.
Non è neppure chiaro dove finiscano i ticket sanitari pagati dagli utenti "fuori screening".
Una gestione fuori controllo che potrebbe configurare un danno erariale, come si legge nelle lettere inviate dal sindacato all'Assessorato regionale alla Salute e agli organi ispettivi.
Il rischio è anche quello di non poter accedere a finanziamenti dedicati o a fondi europei, come accaduto con il Piano Operativo FESR Sicilia 2014-2020, che prevedeva azioni specifiche per l’ammodernamento tecnologico delle strutture sanitarie.
Il laboratorio, non essendo formalmente riconosciuto, è rimasto escluso da tali opportunità, con un danno tangibile per la qualità dei servizi e per i cittadini.
Personale fuori norma e rischio clinico
Altra anomalia: la struttura sarebbe diretta da un ginecologo consultoriale, privo dei requisiti per dirigere un laboratorio di analisi.
Il personale sanitario, medico e biologo, risulta assegnato formalmente ad un'altra unità operativa (UOS Screening), generando confusione anche nei criteri di valutazione e obiettivi.
In più, mancano protocolli certificati e accreditamenti ISO, con rischi clinici non trascurabili.
La mancanza di una guida scientifica adeguata e di processi certificati mette a rischio la qualità delle diagnosi e la sicurezza dei pazienti.
In assenza di audit, verifiche ispettive e sistemi di controllo, si potrebbe configurare una condizione di non conformità cronica, che compromette l'intera filiera della prevenzione oncologica.
Tre anni di silenzi istituzionali e mancata vigilanza
Nonostante le denunce formali del CoAS nel 2022 e i successivi solleciti del DASOE, nessun intervento concreto è stato adottato.
La risposta dell'ASP nel 2022 fu evasiva.
Nel marzo 2025, il CoAS torna alla carica: "Non tollereremo oltre questa illegalità istituzionalizzata".
La nota è indirizzata anche alla Commissione Antimafia siciliana.
Nel frattempo, il personale continua a lavorare in condizioni di incertezza, con scarse risorse e senza il riconoscimento del proprio ruolo.
Un'intera rete di prevenzione oncologica rischia di sgretolarsi sotto il peso di omissioni istituzionali e inefficienze amministrative.
Le richieste del sindacato: legalità, trasparenza e responsabilità
Il CoAS chiede:
La rimozione del responsabile attuale (dott. Paratore);
La creazione ufficiale di un'Unità Operativa dedicata;
L'assegnazione di un centro di costo;
L'accreditamento del laboratorio secondo standard certificati.
Il sindacato chiede inoltre che vengano attivati controlli ispettivi indipendenti, che si proceda alla regolarizzazione contrattuale del personale e che si dia seguito a tutte le normative previste per le strutture sanitarie pubbliche.
Un caso che chiama in causa la politica e la trasparenza
Il laboratorio fantasma dell'ASP di Messina non è solo un'anomalia amministrativa: è il simbolo di una sanità che troppo spesso sfugge al controllo pubblico.
Una realtà dove si lavora davvero, ma nel limbo dell'irregolarità.
Chi deve vigilare ha il dovere di rispondere.
La trasparenza non è solo un valore etico, ma una garanzia concreta per la qualità e l’equità dei servizi offerti ai cittadini.