Se vi aspettate poltrone imbottite, film di ultima uscita o grandi impianti sonori… non è quello che troverete.
Invece vedrete sedie in plastica con scritto “Birra Moretti”, una cinquantina di posti a sedere, gazzosa e spuma rigorosamente Tomarchio e un ambiente leggero, senza orpelli ed estremamente sincero.
Quello d’eccezione, invece, è il programma, nel senso che non c’è un programma!
Solo una volta lì si avrà la consapevolezza di cosa si guarderà. L’unica certezza è la proiezione, ogni venerdì alle ore 20:45.
A quanto si percepisce, ogni mese ha una sua tematica:
Giugno: autori italiani, l’amore tormentato, la tossicità nei rapporti e storie realmente accadute.
Luglio: mondi lontanissimi, il realismo iraniano di Kiarostami e l’estetica di Wong Kar-wai.
Agosto: tutto da decidere!
Per il momento, le proiezioni hanno riscosso successo tra i vari spettatori, mentre qualcuno con lo stomaco più leggero, è rimasto impressionato.
Il primo film, ad esempio, è stato Primo Amore di Matteo Garrone, tratto dalla storia vera dell’omicida Marco Mariolini.
Quello di ieri sera era L’imbalsamatore, tratto sempre da una storia vera e tenebrosa conosciuta come il caso del nano di Termini.
La prossima proiezione, 21 Giugno e sempre di venerdì, potrebbe essere La stanza del figlio di Nanni Moretti.
Per scelta stilistica (e di spazio) si è preferito puntare a un pubblico molto piccolo numericamente, ma di grande interesse nei confronti del cinema d’essai.
Bellissimo vedere che, senza forzare il dibattito stantio “alla cineforum”, gli spettatori riuscivano a parare tra di loro con grande naturalezza una volta finita la proiezione. Questa poi è la vera vittoria, che dei ragazzi e ragazze che non si sono mai visti prima, parlino tra loro del film, delle emozioni che ha suscitato, di consigli su altri registi:
“Se ti è piaciuto questo, potrebbe piacerti il regista Crialese”
Origliando qualche discussione.
Alla luce di questi film non proprio leggeri, gli spettatori escono segnati, con gli occhi lucidi, turbati… ma non è questo che dovrebbe fare il cinema? Non è meglio uscire da un luogo con un emozione in corpo rispetto al tiepido film dove spesso diciamo semplicemente: “carino”?
L'arena ha preso il nome di Godard poiché uno dei padri della Nouvelle Vague, corrente cinematografica francese dove i film venivano girati con mezzi di fortuna e due lire in tasca. Film raffazzonati, sì, ma con una eleganza e dignità fuori dal comune.
L’ambiente è una sorta di cortile a domus romana circondata dai muri e giardini della chiesa di Sant’Agata la Vetere.
La piccola arena si trova in Via Giuseppe Auletta 17.