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La "sostituzione etnica" è, però, un’altra cosa e il rischio è di arrivare al capolinea

22-04-2023 06:45

Nicola Filippone

Cronaca, Focus,

La "sostituzione etnica" è, però, un’altra cosa e il rischio è di arrivare al capolinea

La libertà è oggi a rischio a causa dell’ignoranza

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La settimana che sta per terminare ha un protagonista indiscusso: il Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobrigida

Il quale, intervenuto al congresso della Confederazione italiana sindacati autonomi lavoratori (Cisal), ha affrontato il tema della denatalità in Italia, ricorrendo ad un’espressione, che ha sollevato un vespaio di polemiche: “sostituzione etnica”

 

Ad onor del vero, l’esponente di Fratelli d’Italia non è il primo politico ad avere utilizzato parole del genere, ma ha illustri precedenti, come l’attuale Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini e il Presidente del Consiglio, nonché cognata dello stesso Lollobrigida, Giorgia Meloni. 

 

La questione, si diceva, è partita dalla constatazione che nel nostro Paese nascono sempre meno bambini. 

Nell’ultimo decennio il calo delle nascite è stato, infatti, del 25% e nel 2021 sono venuti al mondo poco più di quattrocentomila bambini. 

Il dato viene spesso collegato al tema dell’immigrazione secondo prospettive diametralmente opposte. 

 

La sinistra considera l’arrivo di lavoratori stranieri e la loro integrazione un modo per scongiurare la scomparsa di tanti centri abitati che, specialmente nell’entroterra di alcune regioni, sono già diventati dei paesi fantasmi. 

 

La destra teme, invece, che i flussi migratori possano stravolgere e, addirittura, soppiantare la cultura, le tradizioni e i costumi degli Italiani. 

Da qui l’auspicio che le coppie italiane abbiano più figli e il proposito di incoraggiarle in tal senso, anche ricorrendo ad aiuti economici. 

 

La sostituzione etnica è, però, un’altra cosa. 

Essa si trova in un libro farneticante del 2005, dal titolo Addio, Europa. Il Piano Kalergi, scritto dal negazionista austriaco Gerd Honsik. 

 

In esso si fa riferimento ad una sorta di complotto, ordito dal conte Richard Nikolaus di Coudenhove-Kalergi, con cui gli Ebrei attenterebbero alla democrazia in Europa, attraverso “la mescolanza delle razze”, causata dall’immigrazione. 

 

Ora, che la democrazia in occidente sia in pericolo è un dato certo, ma non sono gli immigrati a minacciarla. 

 

La libertà è oggi a rischio a causa dell’ignoranza, del politicamente corretto, della cancel culture, dell’omologazione del pensiero e di tutte quelle situazioni che, di fatto, ne impediscono il pieno esercizio, soprattutto nella manifestazione delle idee, della fede religiosa o delle convinzioni politiche. 

 

D’altro canto, va pure detto che l’emigrazione dei nostri giorni è un fatto epocale e, pertanto, inarrestabile. 

 

Provare ad impedirlo significherebbe porsi contro la storia, ostacolare il naturale corso degli eventi, all’origine del quale vi sono ragioni molto profonde e solide. 

 

La fluidità del nostro tempo ha reso ormai anacronistica la nozione stessa di identità, che Zygmunt Bauman, diversi anni or sono, aveva sostituito con quella di identificazione, per sottolineare il continuo dinamismo e le costanti modificazioni da cui siamo attraversati. 

 

Tornando alla notizia da cui si è partiti, non sappiamo con quale intento Lollobrigida abbia pronunciato le parole “incriminate” e quale consapevolezza egli abbia dell’uso delirante che di esse c’era già stato. 

È chiaro, tuttavia, che un ministro della Repubblica non può permettersi certi svarioni e, nel caso in cui vi incappasse, dovrebbe poi trarne le conclusioni. 

 

Un’ultima considerazione sulla vignetta di Mario Natangelo, pubblicata sul Fatto quotidiano giorni fa, con cui è presa di mira Arianna Meloni, sorella del Presidente del Consiglio e moglie del ministro Lollobrigida. 

 

È sì squallida e di cattivo gusto, ma guai a mettere il bavaglio alla stampa e, nella fattispecie, alla satira. 

Se ciò avvenisse, la democrazia sarebbe veramente giunta al capolinea. 

Bisogna invece accettare il fatto che quando la libertà comporta un prezzo, esso va pagato. 

Sempre. 

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