
È già finita e forse è durata anche troppo l'avventura corsara di Cateno De Luca, quello che doveva scassare il “Sistema” ed è finito scassato lui.
La citazione del titolo forse è troppo letteraria, richiamando un Marquez da Nobel, probabilmente considerato il contesto bastava qualcosa di più modesto, magari dalla Settimana Enigmistica, ma non l'ho trovata.
Fatto sta che ieri a Palermo si è celebrato un partecipatissimo funerale, a detta delle pompe funebri, pardon, dei loro stessi comunicatori, con ben 2000 presenti, la maggior parte deportati con una trentina di pullman a cura degli stessi organizzatori, gli altri erano quelli delle varie “bande bassotti”, nella più gentile delle espressioni definiti “mafiosi”, insultati per mesi in dirette social dal bizzarro Cateno e che ora si godono il de profundis del sedicente quanto mancato “sindaco di Sicilia”, con tanto di abiura e persino consegna, a mezzo stampa, armi e bagagli a quello stesso Schifani che aveva schifiato.
Le sue interviste e dichiarazioni di questi ultimi giorni sul tema delle auspicate “alleanze” (da lui) sono a dir poco imbarazzanti, molto più probabilmente patetiche.
Non a caso tra i “2.000” c'erano in prima fila alcuni esponenti di primo piano di quel centro-destra che gongola per la bandiera bianca issata dall'ex Masaniello di paese, quello che li mascariava e adesso se li trova in prima fila ad applaudirlo beffardi per la marcia indietro con triplo salto mortale: “lo stratega di Fiumedinisi”.
Eppure ci avevano creduto in molti, in troppi.
La campagna elettorale per le regionali del 2022, quella col furgoncino ed i comizi canterini, l'avevamo seguita anche noi, anzi anche io, con simpatia, perché di goliardico è goliardico e quindi divertente quanto basta.
Peccato che da “Messia di un Mondo Nuovo” a “Giullare della solita corte” il salto è brevissimo, proprio un attimo.
La sua candidatura a presidente della regione siciliana nel 2022 contro un granitico centrodestra, che da parte sua non aveva trovato di meglio che riesumare un ex presidente del senato ultra settantenne (con le conseguenze cui stiamo assistendo), totalizzò quasi il 24% dei votanti, la bellezza di 505.386 siciliani che lo votarono finendo oggi traditi sino all'ultimo.
E questo è il vero aspetto drammatico della vicenda che altrimenti sarebbe da ridere: il tradimento delle speranze di chi non si rassegna e si affida ogni volta inutilmente all'ultimo arrivato. O arrivata.
Portò nel parlamento più antico del mondo, l'ARS, una pattuglia di ben otto “onorevoli”, perché così vengono inspiegabilmente definiti i consiglieri regionali siciliani.
Ad oggi ne sono rimasti 3, compreso lui.
Tutti gli altri sono finiti in altri gruppi o al misto e ad ogni addio profluvio di insulti in diretta social o a mezzo comunicati, salvo arrivare ad oggi per capire chi ha tradito chi.
Non meglio è andata a livello nazionale, dove il movimento aveva eletto la senatrice Dafne Musolino (quella che secondo lui non rispondeva neanche al telefono senza il suo permesso, vedi La7) che se n'è subito andata per i fatti suoi; gli resta il deputato alla Camera Francesco Gallo che ha presentato la proposta di legge per istituire il casinò a Taormina: almeno quelli che restano si faranno una briscola.
Nel corso del funerale palermitano l'ex “Scateno", ora incatenato al suo fallimento ed in procinto di allearsi alla “Banda Bassotti”, ha annunciato la rinuncia al ruolo di Segretario Nazionale del movimento che non c'è più, dichiarando testualmente, come scritto nel comunicato che hanno diffuso: "“La mia metamorfosi è questa: da amministratore a stratega, da lupo solitario a costruttore di alleanze per amore della Sicilia. Voglio essere architetto e costruttore di un futuro che vada oltre le logiche di potere. La mia sfida è trasformare la politica in azione concreta.”
Vabbè, ciao.
Ps: resta ancora una volta orfana l'enorme percentuale di siciliani che ogni volta non può fare altro che affidarsi al voto di protesta e ogni volta viene tradita.
Si badi, tra il 50% che non vota più e il 25-30% che vota chi si finge “anti-sistema” sperando che lo sia davvero, c'è una prateria enorme che può cambiare il corso della disgraziata storia siciliana in un colpo solo.
Basta trovarne uno che non sia il solito cialtrone.