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Rossella Pezzino de Geronimo: "Non voglio tornare alla vita di prima"

06-11-2020 06:42

Rossella Pezzino de Geronimo*

Cronaca, Focus, dusty, Rossella Pezzino de Geronimo, WonderTime Catania, Le Stanze in fiore,

Rossella Pezzino de Geronimo: "Non voglio tornare alla vita di prima"

Riceviamo e molto volentieri pubblichiamo la riflessione dell'imprenditrice ed artista catanese

Instabilità per chi lavora nei settori “demonizzati”:

- Domani saremo chiusi o aperti?

- La spesa che ho fatto la dovrò buttare?

- Gli abiti che ho ordinato qualcuno li comprerà?

 

Inquietudine patita da tutte le famiglie:

- I bambini ai quali sono state strappate le relazioni sociali (specialmente quelli che si trovano alla fine di un ciclo scolastico e non vedranno mai più i loro compagni).

- Chi restituirà loro questi momenti di socializzazione e di crescita?

- Posso vedere i miei cari parenti anziani senza rischiare di contagiarli involontariamente?

- I genitori separati che vivono in altre città e regioni chissà quando potranno vedere i propri figli!

 

Successi non goduti e non condivisi:

- Lauree conseguite on line, dopo tanti sacrifici, senza poter gioire di quel momento di gratificazione da condividere con i propri cari.

- Matrimoni rimandati (che poi magari nel frattempo vanno pure a monte), cerimonie e diciottesimi compleanni non festeggiati e i relativi investimenti economici andati in fumo…

 

Privazioni ed isolamento:

- La rabbia accumulata da chi non ha più neanche la possibilità di sfogarsi praticando il proprio sport preferito e che improvvisamente, come in “un giorno di ordinaria follia” spara al vicino di casa .

- Lo sconforto degli amanti che non possono vedersi

- La disperazione delle donne segregate in casa coi loro aguzzini,

- La solitudine sorda di disabili e anziani reclusi nelle RSA, privati della speranza di ricevere quella carezza settimanale in vista della quale spingevano le ore.

- La paura che si è insinuata nei nostri cuori che chiunque ci passi vicino, ci sfiori, faccia un gesto affettuoso possa essere un untore.

 

La pandemia? Un fulmine a ciel sereno, un gelido tornado entrato prepotentemente dalle fessure delle nostre case e dentro di noi, un mostro invisibile e nemico, uno choc che ha investito, impaurito e scompaginato le vite di tutti gli abitanti del pianeta: ricchi e poveri, giovani e anziani, sani ed ammalati.

 

Il coronavirus ci ha ricordato che come individui siamo fragili e vulnerabili sono la società, le strutture e le sovrastrutture che abbiamo costruito per difendere la nostra vita, barricati dietro ai nostri privilegi.

 

Se il virus riguarda tutti, allora la risposta migliore avrebbe dovuto essere concertata e globale ma così non è stato. l’individualismo, gli interessi di bottega, la rabbia, il rancore, le lobby hanno miseramente eroso quei solidali rapporti umani che rendono buona la vita della società arricchendo l’umanità dei singoli e scongiurando l’abbandono dei più deboli.

 

È chiaro ormai che la somma degli interessi individuali non solo non produce una società più solidale, ma non porta neppure, alla fine, vantaggio alla stessa vita individuale.

 

Ogni crisi, per quanto terribile, dovrebbe suggerire ed indurre l’uomo dapprima a fermarsi per curare le proprie ferite e successivamente a riflettere circa la necessità di una svolta, di un cambiamento, di una vision diversa, più matura e più etica.

 

Questa pandemia ci dice che dobbiamo mettere in discussione la “vita di prima”.

 

Dobbiamo rifondare la società in cui viviamo riscrivendo le regole, i principi, il patto sociale.

 

Il coronavirus ci ha costretto a stare in compagnia di noi stessi. Non possiamo più fuggire nella distrazione organizzata, non possiamo affogare nell’acquisto compulsivo, non possiamo più nasconderci nella folla.

 

Sono giorni durissimi, che avranno conseguenze su tutti gli aspetti della nostra vita e che sedimenteranno nell’inconscio, paure da cui non sarà facile svincolarsi così facilmente.

 

Eppure, in tutta questa desolazione, io vedo anche una promessa. Una speranza che indica la via d’uscita. Il Covid-19 c’insegna che abbiamo bisogno di una sanità pubblica e gratuita efficiente, di una scuola capace di generare modelli educativi adatti alla complessità del nostro tempo.

 

E’ evidente il bisogno di ricerca scientifica e di educazione socio-sanitaria. Necessitiamo di centri specializzati per i disabili e luoghi di rifugio per chi si trova in difficoltà.

 

A mio parere abbiamo urgente bisogno di far scendere in campo uomini e donne di buona volontà che siano disponibili a lavorare per il bene comune superando l’egoismo e la logica del tornaconto personale.

 

I nostri governanti dovrebbero uscire dai palazzi e mettersi in comunicazione con i reali bisogni dei cittadini.

Bisogna individuare persone competenti e visionarie in grado di progettare e fare da custodi dello sviluppo di idee e innovazioni ecosostenibili.

 

Risulta indispensabile impostare per le nuove generazioni uno stile di vita basato sull’ecologia integrale che sia in grado di stabilire un nuovo e più profondo legame con la Madre-Terra.

 

Non abbiamo bisogno né dell’uomo solo al comando, né della società della sorveglianza, né di droni e telecamere: ciò che serve realmente è abbattere i muri. Non abbiamo bisogno di autoritarismo, di chiusure identitarie, di appelli alla purezza della razza.

 

Non abbiamo bisogno di estremisti del consenso, di violenti agitatori di folle, di approfittatori della credulità popolare. In questi giorni torniamo a sperimentare l’angoscia della morte collettiva, il naufragio delle identità costruite sul lavoro, la fragilità della salute, il dolore della lontananza, la privazione della libertà di movimento.

 

Un dato importante, confortante ed in controtendenza a tutto lo sfacelo a cui stiamo assistendo, proviene tuttavia dall’amorevole ed instancabile impegno testimoniato da medici e da infermieri, da volontari e da sacerdoti, da persone semplici e coraggiose a cui dobbiamo essere profondamente grati: io li definisco angeli.

 

Credo fermamente che il nostro Governo debba coinvolgere la società civile, a fronte di sgravi ed agevolazioni fiscali, in un lavoro di squadra volto alla realizzazione di progetti etici ed utili alla comunità ed al territorio di appartenenza.

 

Il nostro modo di essere e di reagire di fronte alle avversità è condizionato dalla interiorità di cui disponiamo singolarmente come individui. I sentieri dell’interiorità conducono l’uomo ad analizzare i segreti della propria esistenza, in quello spazio di silenzio in cui siamo soli, di fronte a noi stessi.

 

La realtà lacerante impostaci dal coronavirus ci ha costretto ad interrompere le nostre abituali relazioni in base all’età, alle condizioni sociali e familiari, alle malattie, alla formazione culturale, alla presenza o assenza di fede, lavoro, amicizie e speranza.

 

Il virus ci ha confinato, non siamo più liberi di scegliere e soprattutto siamo soli con noi stessi, soli con la nostra famiglia e a volte soli nella nostra famiglia.

 

Essere capaci invece di rimanere lucidi, di riflettere, di mettersi in ascolto, di non farsi travolgere dalla paura della malattia e della morte e far sì che si possa continuare a distinguere il Bene dal male.

 

Questo approccio ci rende liberi e consapevoli di poter dire a gran voce non voglio tornare alla “vita di prima”. Assolutamente no.

 

La “vita di prima” era piena d’ingiustizia, diseguaglianza, povertà, violenza, razzismo, femminicidi, sfruttamento dell’uomo sull’uomo.

 

L’uomo soffre soprattutto per mancanza di visione.

 

La pandemia riguarda tutti, anche i più deboli: per ricostruire occorre mettere da parte l’egoismo. Questo è ciò che penso dal profondo del mio cuore ma con lucidità propositiva.

 

Occorre far comprendere alle nuove generazioni che le risorse finanziarie ed i fondi non vanno sprecati o mal utilizzati da “brutta gente” e/o da incompetenti.

Bisogna pertanto che i giovani lavorino, si spendano e siano incentivati sui seguenti temi:

- etica della finanza e della Pubblica Amministrazione;

- etica della conoscenza, degli affari, dell’informazione, dell’innovazione tecnologica, della scienza e dell’ecosistema.

 

Fraternità, solidarietà ed etica non sono solo valori cristiani: sono le fondamenta sulle quali poggia la sopravvivenza dell’umanità: la parola d’ordine per uscire dall’abisso è “noi” quindi prenderci “cura” gli uni degli altri.

 

Ciascuno di noi cresca in umiltà, e in generosità, in idealità e in fiducia, in fede e in carità, e ritrovi slanci di speranza in nuovi orizzonti di vita e soprattutto seminando Amore e giustizia.


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Rossella Pezzino de Geronimo, nata a a Catania, inizia il suo percorso di studi nella sua città natale per poi proseguirli in Svizzera ed a Firenze dove acquisisce una perfetta conoscenza scritta e parlata delle lingue inglese e francese.

Segue un lungo periodo trascorso in Italia e all'estero alle prese con diverse professioni: interprete e traduttrice inglese e francese tra Londra e Milano, . fotografa di moda a Milano; buyer di moda a Milano; direttrice di un negozio di abbigliamento a Porlamar Isola Margarita - Venezuela, dove acquisisce anche una buona conoscenza della lingua spagnola.

L’amore per la sua terra la spinge a tornare in Sicilia dove nel 1980 fonda con Walter Magnano di San Lio la Dusty di cui è Amministratore Unico. Dusty è oggi un'azienda leader nel settore dell’igiene ambientale con un fatturato annuo relativo al 2019 di circa 90 milioni, una forza lavoro di ben 1500 dipendenti, un parco di oltre 700 automezzi e circa 20 sedi operative.
Nel 2001 fonda a Catania “Oxidiana”: il primo ristorante giapponese da Roma in giù. L’attività comprende la gestione del ristorante, servizio di catering e promozione culturale.

Nel 2000 inizia a progettare il giardino Le Stanze in Fiore di Canalicchio (Catania) www.lestanzeinfiore.it, di cui è anche proprietaria oltre che paesaggista.
Il giardino fa parte del circuito di Grandi Giardini Italiani che nel 2011 gli ha assegnato il terzo premio, su 90 giardini, per il più alto livello di manutenzione, buon governo e cura.

Nel 2020 il Giardino Le Stanze in Fiore è stato selezionato tra i 200 giardini nel mondo, fonte d’ispirazione per le nuove generazioni.

Nel 2005 riprende l’attività di fotografa realizzando nel tempo splendide fotografie, documentando i suoi esotici viaggi e partecipando a numerose mostre anche all’estero. Le foto del Giappone, dell’Etiopia, dell’India e della Birmania catturano gli intensi volti ed i corpi delle persone autoctone, colte in momenti della vita quotidiana ma caricate di una vena lirica e raccolte in una serie di pubblicazioni tematiche.
Numerose le esposizioni in Italia ed all'estero nei più importanti eventi internazionali d'arte, ottenendo numerosi premi e riconoscimenti.

Nel 2017 è stata promotrice del progetto “Catania Wondertime”, rassegna di arte diffusa che ha rivoluzionato il mondo culturale catanese. Il progetto è stato replicato nel 2018 e nel 2019. Trenta giorni di eventi, numerosi artisti, decine di luoghi del centro storico – ma non solo – rivalutati per ospitare eventi musicali, teatrali e letterari.

Pensa che i catanesi debbano riappropriarsi della loro identità.

"La bellezza dilata l’anima, è una speranza di felicità" e spera che Wondertime diventi virale e che il modello per cui i privati collaborino a costruire un’offerta culturale si diffonda. 

Il suo claim preferito: "Chi ha ricevuto deve restituire qualcosa al territorio" .

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