La crisi che investe l'Opera Diocesana Assistenziale prosegue silente, esplodendo sui media occasionalmente solo quando aumentano troppo gli stipendi non pagati. In realtà pare si stia consumando uno scontro di potere che parte da lontano e finisce direttamente nelle sale vaticane.
Tutto pare cominciare quando l'arcivescovo metropolita della diocesi di Catania, Salvatore Gristina decide di affidare il solenne pontificale per la principale Santa Messa delle festività agatine ad un personaggio niente male: il cardinale Domenico Calcagno, dal 7 luglio 2011 presidente dell'Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica.
Dai contatti tra il vescovo catanese e l'alto prelato pare infatti sorgere la "soluzione" per la gestione della crisi dell'ODA.
A scorrere la biografia di questo principe della Santa Romana Chiesa su Wikipedia si legge: "Una video-inchiesta della trasmissione televisiva Le Iene solleva l'ipotesi che tra il 2002 e il 2003 abbia insabbiato dei casi di abusi su minori perpetrati da un prete pedofilo, informando tardivamente il cardinale Joseph Ratzinger, a quei tempi prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. A seguito del servizio televisivo la rete si mobilita per chiederne l'esclusione dal conclave del marzo 2013.
Critiche e scalpore sono suscitate dal suo possedere e collezionare diverse armi da fuoco tra cui: revolver, magnum Smith & Wesson calibro 357, carabina di precisione Remington 7400 calibro 30.06, fucile a pompa Hatsan Escort; inoltre, in passato, praticava la caccia e frequentava il tiro a segno.
Nel 2016 è indagato assieme ad altre tre persone per le irregolarità amministrative che hanno portato a un ammanco di alcuni milioni di euro nel bilancio dell'istituto per il sostentamento del clero della diocesi ligure, l'accusa per tutti è di malversazione."
E' proprio a lui pare essersi rivolto l'Arcivescovo di Catania Gristina per trovare aiuto nella soluzione della grave crisi in cui si trovava la fondazione diocesana per l'assistenza, ente che macina milioni di euro, centinaia di dipendenti e migliaia di famiglie assistite.
La risposta del cardinale pare sia stata pronta ed efficace, aveva l'uomo giusto per risolvere tutto: Alberto Marsella.
Giubilo in diocesi e rivoluzione in CdA: "Andiamo a comandare", avrebbe detto il cantante.
All'arcivescovo non pare vero vero di aver trovato l'uomo della Provvidenza e lo coopta subito nel CdA della fondazione ODA, di cui diviene vice presidente ed amministratore delegato.
Di Marsella Sudpress si è occupato: Si tratta di un dipendente del comune di Savona, prima usciere e poi addetto alla biblioteca di Monturbano, candidato per l’IDV di Di Pietro al consiglio regionale della Liguria. Nel settembre del 2013, grazie alle dimissioni del consigliere Quaini, diventa consigliere regionale con 679 preferenze.
In Liguria pare che il suo ingresso in consiglio regionale sia stato accompagnato da qualche polemica. La testata savonese “Uomini Liberi” ha pubblicato un volantino elettorale riferito a Marsella chiedendo spiegazioni su alcune affermazioni contenute, dalle due lauree dichiarate all’effettivo ruolo di “funzionario” presso il comune di Savona, mentre non meno caustico il ritratto dedicatogli da Il Secolo XIX.
Proprio sul quotidiano ligure si legge: “Marsella, ora vicino all’Udc, è riemerso dopo anni di campagne portate avanti in nome di questo o quel candidato sempre con la borsa in mano piena di documenti. I suoi modi spesso e volentieri lo portavano ad essere “chiacchierato” per il suo impegno nell’accreditarsi con l’interlocutore spendendo nomi e contatti. Spesso oscuri,a volte millanterie.”
Nonostante questo, Alberto Marsella assume praticamente il controllo totale della fondazione, mettendo all'angolo quel mons. Russo che la guidava da 12 anni.
Nel frattempo, sempre suggerito da influenze vaticane, l'Arcivescovo Gristina coopta nel CdA un altro personaggio, l'architetto Toscano Marco Bonistalli e anche di lui Sudpress si è dovuto occupare per un coinvolgimento nello scandalo TAV di cui non si sono avute più notizie, certo strano l'arrivo nel CdA di una fondazione assistenziale diocesana catanese di un ligure e di un toscano di tal fatta. Ma si sa, le vie del Signore sono infinite.
Fatto sta che sulle condizioni dell'ODA piomba uno strano silenzio, ogni tanto qualche lamentela per stipendi in ritardo, corsi di formazione a Siracusa non accreditati, debiti per 50 milioni di euro, stipendi non pagati, contributi non versati e insistenti mormorii su strane manovre.
Fino a ieri, quando arriva la notizia ufficiale delle dimissioni di Mons. Russo che per 12 anni ne è stato presidente.
La lettera è laconica e molto curiale, non accennando a motivazioni che pare in realtà risiedano nel fatto che Mons. Russo era stato praticamente esautorato da ogni potere, mentre tra l'altro accadevano cose strane.
La più singolare riguarda la costituzione di una strana cooperativa: La Santa Giulia Cooperativa Sociale.
Questa cooperativa viene costituita il 19 febbraio 2016 ed ha come presidente Daniela Stefania Iacobacci.
La signora Iacobacci è una funzionaria dipendente dell'ODA e considerata braccio destro del vice presidente Marsella.
Vice presidente della coop è Rocco Bufalino, collaboratore della stessa ODA, mentre consiglieri sono Alfio Mangiagli, anche lui dpendente ODA gà direttore amministrativo ed Enrico Gulisano, ritenuto molto vicino a Bufalino.
Consigliere della stessa cooperativa risulta essere lo stesso vice presidente Alberto Marsella.
Dal momento della sua costituzione, febbraio 2016, tutto pare tacere e di questa strana cooperativa nessuno pare occuparsi, a parte qualche tentativo di sondare il terreno su possibili trasferimenti di dipendenti ODA in questa nuova struttura.
Sino all'ottobre del 2016, quando la Santa Giulia entra formalmente in un mega consorzio: G.E.I.E. ente pubblico economico.
E allora all'interno dell'ODA sorge spontanea la domanda: perché costituire una cooperativa con un oggetto e scopo sociale identico a quello dell'ODA e per di più con amministratori dipendenti della stessa ODA e tutti vicini al vice presidente ligure Marsella suggerito dal cardinale già Calcagno indagato per malversazione?
E' lecita la domanda di chi teme uno svuotamento dell'ODA che potrebbe rimanere con debiti e dipendenti sgraditi sul groppone, mentre le attività potrebbero essere dirottate verso questi nuovi lidi fuori dal controllo e dalle responsabilità della curia catanese?
La prefettura di Catania, organo di controllo sulle fondazioni, è a conoscenza di quanto sta accadendo nell'importante organizzazione diocesana che gestisce decine di milioni di erogazioni pubbliche?
Quali sono le reali motivazioni delle dimissioni di mons. Russo?
Non è storia che possa risolversi in un confessionale, ed è ora che si diano risposte pubbliche come pubblici sono la fondazione e gli interessi che gestisce.