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Festa dell'Unità: "Ecco perché le parole del guardasigilli Orlando mi hanno disgustato"

12-09-2016 09:16

Serena Di Stefano

magistratura, pd, giustizia, Prescrizione, Cobas/Codir, maresciallo salvo mirarchi, dimissioni burrafato, relazione commissione parlamentare, furto decathlon, sindacati catania, autostrada palermo-catania, gettonopoli catania,

Festa dell'Unità: "Ecco perché le parole del guardasigilli Orlando mi hanno disgustato"

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"Sono stomacato nel vedere persone che non sanno il ruolo che ricoprono", l'avvocato Salvatore Mazza aveva lasciato così la Festa dell'Unità, sbottando contro il ministro della Giustizia. Ai microfoni di SUD Press, l'ex docente di Diritto Ecclesiastico e Amministrativo dell'Università di Catania smonta punto per punto il guardasigilli del governo Renzi



Ha sempre gravitato nell'area del PCI ma guai a chiamarlo leninista. L'avvocato amministativista e civilista Salvatore Mazza, 68 anni, si definisce "libertario" ma finora  "obbedientissimo elettore del PD". Quest'anno, però, ha trovato una Festa dell'Unità "radicalmente cambiata, senza aria di festa" e soprattutto "senza la possibilità di porre domande ai politici com'è sempre avvenuto". Tant'è che non condividendo le tesi esposte dal ministro Orlando, non ha atteso la fine dell'incontro commentando visibilmente irritato: "Sono stomacato nel vedere persone che non sanno il ruolo che ricoprono".



Avvocato, tanti i temi trattati dal ministro Orlando nell'incontro sulla Giustizia alla Festa dell'Unità. Cosa non l'ha convinta e quali criticità presenta oggi il sistema giudiziario italiano?



"Avrei voluto chiedere a Orlando se non ha provato imbarazzo, data la sua nota posizione, per il recentissimo decreto legge con cui si proroga il pensionamento dei magistrati. Il vento della rottamazione ha abbassato l'età pensionabile da 72 a 70 anni. Ma un mutamento così radicale, come avvertito dal ministro, non può avvenire dall'oggi al domani e in assenza di disposizioni transitorie per accompagnare la riforma. I nodi sono poi venuti al pettine e si è tentato di scioglierli con delle proroghe. L'ultima è quella del recentissimo decreto legge che è vistosamente anticostituzionale perché riguarda solo alcuni capi degli uffici giudiziari. E' una disparità di trattamento. Non si amministra così la Giustizia".



"Un secondo errore riguarda i tempi dei processi. Secondo il ministro, una causa civile in primo grado si chiude in media entro 340-380 giorni. Non può venirci a raccontare queste frottole. Frequento i tribunali di Catania, Ragusa, Enna, Palermo, Milano, Roma e Messina. In Sicilia se un processo di primo grado si chiude entro 4-5 anni bisogna stappare lo spumante. Ci sono cause di lavoro che vanno avanti da 10 anni".



"Non si accorciano i tempi con il processo telematico, tanto osannato dal ministro. E' certamente utile ma non riduce la durata del processo che dipende dai lunghissimi tempi morti. Si è tentato di ridurla trasformando il tribunale da giudice collegiale a  monocratico: una scelta infelice. Non ha velocizzato la Giustizia e ha prodotto solo danni perché i magistrati giovani non si formano professionalmente bene e tutti hanno meno garanzie, il giudice in primo luogo".



Come ridurre i tempi morti dei processi civili? A quali modelli, tra i paesi europei, dovrebbe guardare l'Italia per sviluppare una giustizia che sia tale?



"Con la riforma del 1990 si era centrato il problema ma si opposero gli avvocati. All'inizio della causa, entrambe le parti del processo dovrebbero mettere subito tutte le loro carte sul tavolo del giudice, senza riserve, ripensamenti e strategie. Così avviene in Germania dove infatti sono pochissimi i processi che arrivano in appello e ancor meno in Cassazione. In Italia, invece, ci sono 30mila ricorsi l'anno in Cassazione. Non è di certo una cosa seria. Sono strategie da mercato."



Qual è il suo giudizio sulle politiche locali e nazionali del PD?



"Ho seguito con rammarico la trasformazione di questo partito. Non mi convince l'alleanza tra ex comunisti ed ex democristiani che nulla hanno in comune. A Catania la situazione non è migliore, una città completamente abbandonata. In primo luogo, però, dai catanesi indolenti. E' assurdo che l'ultima manifestazione di piazza partecipata all'inverosimile sia avvenuta per le vicende della squadra di calcio.



Non c'è crescita culturale. Si fa l'errore di ridurre la questione ai caffè-concerto mentre due grandissime istituzioni come il Teatro Massimo Bellini e il Teatro Stabile sono in condizioni pietose. Tutti hanno succhiato denaro, anche con la connivenza dei sindacati". 



Cosa voterà al referendum costituzionale? "Sono personalmente impegnato nella campagna per il NO".


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