
E’ uno degli aspetti collaterali dell’inchiesta Brotherhood che vede intrecciarsi il potere occulto, quello malavitoso e i colletti bianchi. Ma, essendo protagonista assoluto delle strade catanesi, vogliamo raccontarvelo Tra chi teme ritorsioni e chi crede che in tempo di crisi i parcheggiatori abusivi sappiano inventarsi un lavoro, davanti alle loro richieste, la maggior parte dei cittadini catanesi finisce per mettere mani al portafogli. Indiscutibilmente presenze parassitarie, contro cui sembra che nessuna forza istituzionale riesca a trovare un antidoto, gli avvoltoi della strada sono al centro di molti interessi. Non si sono ancora quietate le acque dopo il caso della Trattoria del Cavaliere, a cui l’amministrazione Bianco aveva deciso di recidere la regolare concessione di suolo pubblico per dare spazio a 8 stalli gratuiti prima del terzo parere negativo del Tar. Così, in una Catania abituata a sborsare sia alla malavita sia alla Sostare – perché frequenti sono i pagamenti imposti dalla doppia tariffa – l’inchiesta della Guardia di Finanza ribadisce l’interesse dei clan a controllare le vie della città. E’ nell’ambito della tentata estorsione ai danni dei titolari del locale “AI Vicolo -Pizza e Vino” che l’ordinanza del magistrato Santino Mirabella tocca il tasto della gestione dei parcheggi da parte delle “famiglie”. Il pentito Giuseppe Amore, arrestato nel 2013 proprio mentre tenta di estorcere denaro alla pizzeria su ordine di Benedetto Zucchero (“reggente del gruppo della "Stazione" della famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano”), indica come vertice e punto di riferimento Aldo Ercolano. Ercolano viene delineato nelle carte dell’inchiesta come colui che stabiliva dove e come intervenire, dopo i suoi summit con Cristian Romano e Benedetto Zucchero, “Dobbiamo fare questo, dobbiamo fare quest'altro”. E in questo senso, comanda di “allargare” la propria influenza: “Prendiamoci anche i posteggi”. Il collaboratore di giustizia spiega: “Abbiamo parlato con i posteggiatori e qualcuno ha aderito con noi, qualcuno se ne è andato”. Le strade catanesi erano quasi interamente gestite dai Mazzei ma, tra loro, c'erano anche “lavoratori” oltre alla “gente autorizzata dai carcagnusi. Gli dicevamo: Ve ne dovete andare, questa è l'ultima serata”. Praticamente, li minacciavano in quello che Amore spiega al PM come un “modo pulito”: “Le dico le parole più significative che si usano qui a Catania. Benedetto gli ha detto: Di cca vi nnata agghiri e loro: Ma havi na vita ca semu cca, tu lo sai… E Benedetto: A nuatri non ci interessa più, oggi vi nnata agghiri. Abbiamo cercato anche di provocarli, con la forza”. Ma dagli abusivi, le mani degli Ercolano appesantite da quelle del Primo Diacono massone Sebastiano Cavallaro arrivano fino al parcheggio "VipCarPark", vicino l'aeroporto Fontanarossa. Cavallaro, secondo gli inquirenti, non soltanto avrebbe gestito ufficiosamente il parcheggio, ma la famiglia Rapisarda sarebbe proprio una "cosa di Cavallaro" perché “l'affiliato Cavallaro rappresenta all'interno del parcheggio gli interessi della famiglia Mafiosa dei Santapaola-Ercolano". Circostanza che sarebbe confermata dall’assunzione nel 2004 del figlio di Cavallaro, Pietro, nella società che gestiva il parcheggio (prima Mediterranea Global Services S.r.l. e, dall'anno 2013, Elicar Parking S.r.l). “Il parcheggio non sta andando alla grande perché da quando hanno spostato i Terminal ci siamo trovati un pochettino in difficoltà, già da noi per arrivare all'aeroporto ci sono quasi 800 metri perciò a piedi viene un pochettino scomodo. Abbiamo messo la navetta, alla navetta hanno cambiato tutto il percorso... questi altri bastardi del Comune, hanno cambiato tutto!”, si legge nelle intercettazioni. L'incontro tra i vertici delle logge e delle "famiglie" malavitose avviene così nelle piazze, nei locali, nelle strade della città. Le mani sporche della mafia che gestiscono parcheggi ed estorcono denaro ai cittadini restano un fenomeno sociale che si delinea come un cancro atavico su cui si fa sempre più luce ma che rimane saldamente ancorato alle vie catanesi. S. S.