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I LAVORATORI ODA NON CI STANNO

07-02-2013 19:38

Autore

Cronaca,

Redazione La grande vertenza in cui versa l'Opera diocesana di assistenza (Oda), Ente morale della Chiesa che presta aiuto ai minori, ai disabili e ai

Redazione

 

La grande vertenza in cui versa l'Opera diocesana di assistenza (Oda), Ente morale della Chiesa che presta aiuto ai minori, ai disabili e ai bisognosi in genere, non accenna a fermarsi. 

 

Riceviamo e pubblichiamo una lunga lettera da parte dei lavoratori che senza mezzi termini fanno sapere di voler rifiutare l'accordo proposto dall'azienda.

 

Per fare un pò di storia ricordiamo che all'opera diocesana di assistenza lavorano circa 400 persone, i quali già da tempo lamentano il mancato riconoscimento delle spettanze.

 

L’Oda negli anni ha accumulato un debito di circa 40 milioni di euro, tale ammanco sarebbe riconducibile a problemi gestionali del Cda, ad anomalie nei versamenti previdenziali, e poi anche al ruolo della Regione, che avrebbe smesso di pagare le rette per gli assistiti. Poi, i ritardi delle anticipazioni da parte dell’Asp 3: la struttura dell’Oda, infatti, si regge proprio sulle convenzioni stipulate con l’Azienda sanitaria provinciale.

 

Di seguito la missiva a firma dei dipendenti che ormai da tempo presidiano l'ingresso dell'arcivescovato in via Vittorio Emanuele.

 

Con riferimento al programma di interventi di riequilibrio tecnico – economico proposto da Codesto Ente, con data 1/2/2013, si precisa che

 

 

  1. La detassazione riferita al DPCM del 22/1/13 è un provvedimento emesso dal Presidente del Consiglio Monti che, in esito alle prossime consultazioni elettorali, potrebbe – come è sovente abitudine della odierna classe politica – essere abrogato dal prossimo, imminente nuovo Governo; ciò che non muterebbe, una volta firmati accordi individuali o siglati accordi aziendali, è il proposta aumento su base “volontaria” delle ore di retribuzione, alle quali, in maniera del tutto ingiustificata, non corrisponde un aumento del trattamento retributivo: se invece si preferisse mantenere l’attuale monte ore, per converso, si subirebbe una diminuizione dello stipendio: in altre parole, chi non accetta, subirà una diminuzione stipendiale commisurata a due ore settimanali (otto ore in meno al mese – che vanno tradotte in otto ore in meno di retribuzione). Comunque è una proposta, non una minaccia….
  2. Costituzione di un fondo di produttività: Voi lo avete capito?

 

 

Ah, ci sono: chi lavora di più – quindi chi opta per le 38 ore settimanali, ha diritto a ricevere non la retribuzione commisurata a 38 ore settimanali – no, era troppo facile – ma la stessa retribuzione di prima – quella a trentasei ore settimanali – incrementata del 50 % dell’incremento orario previsto: cioè, si lavora otto ore al mese in più e se ne pagano quattro (ma solo nel fondo di produttività , che non è di immediata disponibilità del lavoratore).

 

 

  1. Flessibilità operativa e polifunzionale: verranno attribuiti più compiti ad uno stesso lavoratore , sempre su base “volontaria”; allora, se si vuole guadagnare lo stesso stipendio di prima, bisogna lavorare trentotto ore invece di trentasei, ma bisogna anche “ ricoprire ruoli polifunzionali con particolare riferimento all’area educativa/ausiliaria specializzata”, quindi avere un estensione delle mansioni;
  2. Piano di incentivazione: si promette un maggior guadagno a chi è maggiormente presente, mediante la costituzione di un fondo di partecipazione pari all’1% del “ budget previsionale  dei CDR”, del quale naturalmente tutti i lavoratori dipendente vengono puntualmente messi a conoscenza…. chiaramente le modalità di erogazione saranno concertate dalle omnipresenti organizzazioni sindacali: si sa, ogni promessa è debito…;

 

 

Veniamo poi, in ultimo, agli interventi di natura economico finanziari volti - tra l’altro – a rispettare  “con massima puntualità la liquidazione di scadenze di retribuzione”.. speriamo sia la volta buona, VUOLDIRE CHE PAGHERANNO gli stipendi di novembre, dicembre e gennaio…

 

Con riferimento agli arretrati contrattuali afferenti gli anni 2004/2005/2006 viene proposto la distribuzione in quote mensili, pari ad € 100,00 fino al saldo della somma (c’è da dire che queste somme, per un part time, sono circa 1.700,00 lorde, non è che si stia parlano di chissà quali cifre); però, per garantire i lavoratori, è previsto che il 10% del dovuto venga trasferito a titolo di TFR  in un apposito fondo… in pratica parte di questa di somma viene trattenuta dal datore di lavoro, a garanzia del…lavoratore, senza mancare di precisare che “il presente accordo….rappresenterà l’unica soluzione di liquidazione di tali arretrati, con ogni effetto giuridico e legale”….in altre parole: o questo o niente… ma mi sembra che qualche collega ha ottenuto un decreto ingiuntivo dal Giudice del Lavoro….

 

Dulcis in fundo, viene previsto il pagamento delle retribuzioni correnti in acconto ….” in modo d consentire una frequenza ordinaria della disponbilità di almeno una quota corrente riferibile al periodo di paga di competenza.” In pratica , invece di pagare puntualmente come dicono di voler fare, vogliono pagare lo stipendio a rate….

 

Senza parlare delle differenze contrattuali – che permette il riconoscimento delle differenze retributive maturate solo per gli ultime due anni invece che per gli ultimi 5 anni, come prevede la legge e delle indennità contrattuali ridotte del 50% .

 

Noi questo accordo, fermamente, non lo vogliamo.

 

I lavoratori O.d.a.

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