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Archiviata inchiesta che aveva azzerato la cardiologia di mezza Sicilia

06-12-2024 06:00

Pierluigi Di Rosa

Cronaca, Focus,

Archiviata inchiesta che aveva azzerato la cardiologia di mezza Sicilia

La morale di questa storia?Ci sarà, ma è presto per trarla.E probabilmente non è solo una.

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Intanto la notizia: il GIP del Tribunale di Catania Giuseppina Montuori ha deciso l'archiviazione del procedimento penale a carico dei primari di cardiologia Corrado Tamburino del Policlinico di Catania,  Antonino Nicosia del Giovanni Paolo II di Ragusa, di Antonio Micari del Policlinico G. Martino di Messina e Marco Contarini dell'Umberto I di Siracusa.

 

In pratica lo scorso luglio veniva letteralmente azzerata la cardiologia pubblica dell'intera Sicilia orientale.

 

Coinvolti nell'indagine a vario titolo, colpiti dalle misure cautelari e parimenti prosciolti con l'archiviazione anche: Pietro Sola, Francesco Dottorini, Rosa Vitale, Caterina Maugeri, Giancarlo Girlando.

 

L'archiviazione viene decisa dalla GIP su richiesta del PM Fabio Regolo che ha condotto l'inchiesta.

 

La vicenda è complessa e viene minuziosamente ricostruita in 38 pagine con cui il GIP motiva un esito che ha ribaltato completamente le risultanze iniziali che si erano basate, a leggere quanto si scrive, su dichiarazioni di pubblici funzionari che hanno provocato una lettura maliziosa di fatti che, successivamente agli arresti e interdizioni, si sono rivelati a quanto pare del tutto leciti.

 

Se ci siano estremi di calunnia da parte di chi ha orientato in una certa direzione le indagini sarà probabilmente il seguito della storia, che intanto, però, sollecita alcune riflessioni che probabilmente è opportuno rassegnare considerata l'enormità della vicenda.

 

Intanto la prima attiene al funzionamento della Giustizia, ai suoi limiti ed ai correttivi.

 

Sulla base delle dichiarazioni di cui sopra, la Procura di Catania era addivenuta alla costruzione di un quadro indiziario che l'aveva indotta a misure cautelari che, come detto, avevano decapitato la cardiologia di mezza Sicilia, coinvolgendo veri e propri luminari del settore, riconosciuti tali anche da chi non ne ha particolare simpatia.

 

Tuttavia, al primo interrogatorio di garanzia dopo gli arresti, gli stessi inquirenti si sono accorti che la lettura dei fatti poteva essere diversa da quella prospettata ed hanno quindi essi stessi, bisogna riconoscerne l'onestà intellettuale, richiesto la revoca delle misure in corso di indagine.

 

Gli approfondimenti investigativi hanno poi convinto la procura che i fatti prima paventati come illeciti non lo erano ed ha quindi essa stessa richiesto l'archiviazione adesso definitivamente accordata dal GIP.

 

Dal giorno dell'applicazione delle misure cautelari, inizio luglio, all'archiviazione di inizio dicembre sono passati 5 mesi.

 

Sono molti, sono pochi?

 

Sono di certo un'eternità per gli incolpati poi prosciolti, ancora di più per le famiglie di certo innocenti, ma molto probabilmente sono tempi sorprendentemente celeri considerati gli standard del sistema giudiziario italiano.

 

Ed ancora più sorprendente, se vogliamo, il fatto che, nella pur drammaticità degli effetti sulle persone e loro famiglie della soggezione a pesanti misure cautelari, bisogna riconoscere che il sistema ha funzionato e tale efficacia è paradossalmente dimostrata dall'onesto dietro front della stessa Pubblica Accusa che, nell'approfondimento dei fatti, ha preso atto di una loro diversa spiegazione rispetto al paventato illecito e ne ha chiesto l'archiviazione.

 

La domanda banale: poteva farlo prima? 

Va posta, ma è davvero difficile, impossibile rispondere ed infatti la risposta non l'abbiamo, possiamo solo prendere atto che in ogni caso si è rimediato.

 

Fatto sta che nelle 38 pagine ci sono parecchi spunti che interrogano anche sui meccanismi di funzionamento del sistema degli appalti nel settore delle forniture sanitarie, che presentano più di una stortura arrivando a minare l'efficacia dei criteri di selezione tra convenienza economica e funzionalità nell'interesse del paziente, che poi dovrebbe essere il faro di ogni pratica.

 

Infatti, una delle accuse principali mosse ai primari, sintetizziamo al massimo, era di aver violato le imposizioni degli esiti delle gare CONSIP andando ad acquistare a maggior prezzo presidi medici che non appartenevano ai vari bandi.

 

Tra le righe del decreto di archiviazione uno dei passaggi chiave si trova nella ricostruzione del Prof. Tamburino: "I modelli inseriti in gara Consip non erano quelli aggiornati, nel 2022 avevamo a disposizione modelli molto più performanti e innovativi rispetto a quelli aggiudicati in Consip 2021 quindi ribadisco che non è affatto vero che sono fungibili. Produco un documento da cui risulta l'evidente evoluzione dei modelli. Peraltro, apprendo ora che Cardiovascular ha fomito ad un prezzo Consip perché ha rinunciato all'adeguamento del 20% proposto dalla Direzione e quindi abbiamo avuto prodotti più moderni a prezzi di valvole meno innovative."

 

Qui il tema è che si fanno attraverso il sistema CONSIP delle gare monstre da miliardi arrivando ad acquistare, e quindi imporre agli operatori, presidi medici che magari dopo qualche mese risultano già obsoleti e persino più costosi di quelli più nuovi ed efficaci: qualcosa non funziona.

 

Ed infatti, sulla spiegazione di Tamburino, chiosa la stessa Procura: “Si è data, poi, dimostrazione di come il prezzo maggiorato del 20% rispetto ai prezzi di aggiudicazione fosse l'epilogo di una procedura di rinegoziazione perfettamente lecita e non costituisse il delta per riequilibrare le somme promesse.”

 

Ed è così per tutte e 38 pagine che arrivano a dimostrare come le accuse provocate, come detto, da “sommarie informazioni” evidentemente fuorvianti, si siano alla fine rivelate del tutto infondate e come tali riconosciute dallo stesso PM e confermate dal GIP.

 

Di contorno diventa il Progetto SCA, quel ciclo di convegni e formazione che nella primordiale ipotesi accusatoria doveva rappresentare lo strumento di elargizione di mazzette attraverso sponsorizzazioni fittizie e che invece viene dimostrato come anch'esse del tutto lecite e realmente finalizzate agli scopi divulgativi e formativi per cui venivano effettuate.

 

Insomma, una sorta di commedia degli equivoci che per un pelo si è fermata al livello della mezza tragedia con moderato lieto fine.

 

La morale di questa storia?

Ci sarà, ma è presto per trarla.

E probabilmente non è una sola.


E facciamo un post scriptum cogliendo l'occasione per spiegare come funziona un giornale d'inchiesta..

Quando a luglio uscì la notizia degli arresti noi leggemmo l'ordinanza, non ne fummo convinti e decidemmo di non seguire la notizia rimanendo in attesa di saperne di più.

 

Questa nostra decisione sollevò qualche interrogativo da parte di nostri lettori che ce ne chiesero conto:

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Risposi, senza giri di parole:

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Oggi siamo abbastanza soddisfatti perché probabilmente quella vicenda l'abbiamo letta correttamente, ma lo saremmo stati in ogni caso.

 

Possiamo estrarne qualcuna delle regole che ci siamo dati, partendo dal presupposto che un giornale che vuole fare inchiesta non segue la cronaca ma la determina o approfondisce, partendo da fonti proprie ed analisi originali:

 

  • la cosa importante è non essere mai mossi dal pregiudizio;
  • le simpatie e le antipatie che, inevitabilmente ci sono, possono condizionare i toni con cui si danno certe notizie o si realizzano determinate inchieste, ma mai alterarne verità e sostanza;
  • occorre sempre attenersi ai fatti, rimanendo soprattutto consapevoli che le dinamiche giudiziarie hanno logiche e tempi che spesso non coincidono con le attese dell'opinione pubblica, che deve formarsi il proprio giudizio a prescindere da quello che accade nei tribunali che spesso è tutta un'altra storia;
  • non si è mai imparziali od ipocritamente “obiettivi”, ma al contrario ci si schiera dalla parte che si ritiene sia nel giusto e dichiaratamente contro quella che si ritiene sbagliata, ancor di più quando, alla luce delle risultanze delle inchieste fatte si scoprono violazioni della buona fede: l'indispensabile è essere chiari, dichiararsi senza ambiguità ed essere sempre pronti a riconoscere l'errore che può sempre capitare;
  • l'imperativo categorico è ispirarsi, ed al contempo ambire, ad una società civile in cui il rispetto della Cosa Pubblica, il perseguimento dell'Interesse Generale e la tutela della dignità di ogni persona siano i valori irrinunciabili ed insuperabili di una comunità degna di sopravvivere.

 

Ci siamo?

Registrazione Tribunale di Catania n. 18/2010 – PIVA 05704050870 - ROC 180/2021
Edito da: Sudpress S.r.l. zona industriale, c.da Giancata s.n. – 95121 Catania

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