Si è svolto ieri, condotto dalla nostra Elisa Petrillo, l'incontro organizzato dall'on. Marco Forzese che ancora una volta, grazie anche all'apporto di numerosi sponsor amici, è riuscito ad offrire a Catania uno degli eventi ormai iconici della musica italiana, il concerto che celebra il connubio Mogol- Lucio Battisti con le interpretazioni di Gianmarco Carroccia.
Doveva essere una semplice conferenza stampa destinata ai soli giornalisti ed invece si è trasformato in un vero e proprio evento, con il Mondadori Book Store di Catania preso d'assalto da centinaia di fans del grande autore, che solo grazie al professionale intervento della security 2858, tra l'altro sponsor del concerto del 24, si è potuto svolgere in sicurezza ed ordine.
Presenti anche molti degli amici aderenti alle associazioni che hanno sostenuto l'intera organizzazione: l'avv. Caterina Tripi presidente dell'associazione Le Ali di Ele, Francesca Catalano presidente ANDOS Catania, Franco D'Amore presidente Attivismo Civico, il baritono Pierluigi Dilengite e la cantante Ludovica Leotta che aprirà il concerto del 24.
Intervenendo in apertura, l'on. Forzese ha ringraziato Mogol, del quale è amico da oltre trent'anni e che risponde sempre alla sua chiamata quando c'è da lanciare messaggi di solidarietà nei confronti delle parti più fragili della nostra comunità, come in questo caso per dare voce a tutte quelle associazioni che si occupano dei più deboli con grande fatica e spesso abbandonate dalle istituzioni: “L'immortalità dei testi di Mogol e la sua autorevolezza sono strumenti potentissimi per dare voce a chi non ne ha”.
Mogol, dal canto suo, ha ringraziato i catanesi per l'affetto che gli tributano ad ogni occasione, raccontando aneddoti privati e ricordando come la Musica sia una terapia per l'anima ma anche per il corpo che spesso trascuriamo.
“La musica è un balsamo per l’animo”: non potrebbe esserci citazione più appropriata per riassumere la conferenza presenziata dall’autore (e non “paroliere”) Giulio Mogol, ospite del Mondadori Bookstore di via Etnea, a Catania.
Si pensa indubbiamente alla Musica, infatti, quando Mogol ricorda con tenerezza il noto compagno d’arte, lo straordinario e compianto Lucio Battisti.
Nette somiglianze con Lucio, sia fisiche che musicali, si notano però nel secondo ospite della conferenza, il cantautore Gianmarco Carroccia.
Circa dieci anni fa, Carroccia incontra Mogol grazie ad una visita al Centro Europeo Tuscolano, la scuola dell’autore: tra i due nasce una collaborazione che si concretizza con uno spettacolo imperdibile al Teatro ABC del capoluogo etneo.
Musica che aspira all’arte, come quella di Ludovica Leotta, giovane cantante e studentessa proprio del CET. Musica autorevole, come quella del baritono Pier Luigi Dilengite, che dal Mondadori Bookstore lancia un appello deciso: investire nell’informazione e nei temi culturali.
L’importanza di avere un balsamo per l’animo, infine, lo sottolineano le parole e le opere dell’associazione “Le Ali di Ele”, che lotta contro l’autismo e le neurodivergenze, e della onlus ANDOS. Un balsamo, però, che va ricercato… come una nota.
"Ah, ma è un canto brasileiro"
Mogol nel 1973 lanciava una feroce critica al consumismo del mondo occidentale e al raggiro pubblicitario con il brano "Ma è un canto brasileiro".
Il protagonista del brano confessa alla sua compagna, un'attrice pubblicitaria, di mal sopportare la carriera di soubrette da campagne pubblicitarie disoneste e fasulle.
La tensione e la falsità:
«non ti voglio più vedere, cara, mentre sorseggi un'aranciata amara / con l'espressione estasiata di chi ha raggiunto finalmente un traguardo nella vita»
lo sfruttamento del corpo femminile:
«non ti voglio più vedere sul muro davanti ad un bucato / dove qualcuno c'ha disegnato pornografia a buon mercato»
O la diffusione incessante di informazioni false:
«parli insieme a una semplice comparsa vestito da dottore, che brutta farsa! / ti fanno alimentare l'ignoranza fingendo di servirsi della scienza!».
Ma perché “canto brasileiro”? Qui la finezza.
Dovete sapere che nell’utilizzo dei jingle pubblicitari, spessissimo, venivano utilizzate melodie di Bossa Nova, tipiche, appunto, del Brasile.
Spesso Mogol è stato criticato, così come Battisti, di non essere politici, di cantare (come se fosse un male) d’amore e basta. Invece questa è politica e, soprattutto, è critica nei confronti del consumismo in un periodo in cui l’Italia lo stava soltanto assaggiando.
Per non parlare della musicalità, un pezzo che ricorda sia i ritmi brasiliani di Toquinho che, con un po' più d'attenzione, il rock progressivo di Orme, Area e Banco Del Mutuo Soccorso.
Ve lo lasciamo qui: https://www.youtube.com/watch?v=fLHe8O7_TYo
Sotto invece l'incontro con Mogol e Gianmarco Carroccia al Mondadori Book Store di Catania il 24 maggio 2024