È una storia difficile, delicata e potente, disperata e fiduciosa.
Fiduciosa nei segni che arrivano quando meno te lo aspetti e da dove non capisci.
È la storia di Carlo, che non è finita con la sua tragica scomparsa, prosegue su una strada ancora da tracciare ma che c'è.
Carlo Trovato aveva appena 26 anni quando lo scorso luglio ha trovato la fine sulla strada che lo portava ogni giorno al suo sogno. Un'incidente stradale di quelli che ne capitano tanti ma ogni volta spezzano vite uniche, irripetibili.
Era un medico, lavorava a Messina e stava per conseguire la specializzazione in otorinolaringoiatria: questo era il suo sogno, ed era contagioso, come il suo entusiasmo, come quel sorriso che è la caratteristica che tutti quelli che lo conoscevano ricordano.
Entriamo in questa storia per caso, come per caso ci entra chi ci ha coinvolto, un'amica: Rossella Pezzino de Geronimo.
E decidiamo di partecipare, ieri, ad un rito, ad un saluto, ad una memoria.
Conosciamo quindi la mamma di Carlo, Rosanna, il papà Nuccio, la sorella Egle ed il cognato Pasquale.
Raccontano che Carlo aveva quasi un presentimento, la sensazione di finire presto la sua vita, aveva anche chiesto niente funerali, ma un saluto in mezzo alla natura, l'elemento che amava frequentare, nel quale si trovava a proprio agio.
Quando la tragedia si compie, tornano alla mente di chi lo ama quelle parole assurde pronunciate da un ventenne eppure così concrete: un desiderio da esaudire.
Amici e parenti si mettono alla ricerca di una soluzione, di un luogo che sarebbe piaciuto a Carlo.
A trovarlo è Pasquale, il fidanzato di Egle che non è neanche di Catania, è di Nocera e vive a Berlino.
Non aveva mai sentito di quel posto, lo trova su internet: Le Stanze in Fiore, il giardino di Rossella Pezzino de Geronimo, tra i 200 più belli al mondo, non solo ornamentale ma anche pieno di simboli esoterici, che mischiano vita e morte, dolore e speranza.
Entrano in contatto e quello diviene il luogo in cui Carlo sarà salutato da centinaia di persone che arrivano da ogni parte.
Passa qualche mese e l'assenza di Carlo rimane insopportabile, come tale non può che essere la perdita di un giovane brillante, impegnato, strappato alla vita ad appena 26 anni.
Non è immaginabile farsene una ragione, è impossibile capirlo per chi osserva facendosi il più invisibile che si può di fronte a tutto quel dolore che è disarmato, alla ricerca disperata di dare un senso a qualcosa che senso non può avere.
Si cercano appigli, di ogni tipo, con ogni forma per trovare prosecuzione a qualcosa così brutalmente, ingiustamente interrotto.
Un ciliegio, un albero, una nuova vita.
E anche qui accade qualcosa di strano.
Non ho neanche ben capito come nasce l'idea, ma si decide di piantare un sacro Sakura, il ciliegio giapponese proprio in quel giardino, in quelle Stanze in fiore che hanno salutato Carlo come voleva lui.
In quel giardino sono tante le zone realizzate ad hoc in oltre un ventennio, secondo un percorso che ripercorre le stagioni della vita di chi l'ha creato.
L'ospite, Rossella, sceglie autonomamente dove piantare quell'albero: nello spazio giapponese, dove si incontrano lo Yin e lo Yang, i simboli della vita e della morte, della nascita e distruzione, della rigenerazione.
Per andarlo a piantare si realizza un percorso rituale, si attraversa il cerchio del serpente sacro, l'Uruboro, che in Giappone divento Ensoo, il cerchio della vita, o delle vite.
E qui Egle con il suo fidanzato Pasquale restano stupiti: Carlo era un appassionato non solo di natura, ma anche di cutura orientale, giapponese in particolare.
L'Uruboro uno dei simboli che lo rappresentava.
Rossella non ne aveva idea, ci guardiamo: chi ha davvero scelto proprio quel luogo per piantare il sacro sakura?
Neanche ce lo diciamo, ma è chiaro a tutti che Carlo è presente, vivrà non solo nel ricordo di chi lo ha conosciuto, nelle decine di persone che sotto la pioggia non hanno rinunciato ad accarezzare quelle foglie che cominciano ad alzarsi verso il cielo, non solo ogni primavera quando il Sakura fiorirà, ma anche e soprattutto in quella famiglia, di Nuccio, Rosanna ed Egle, che sta lentamente, dolcemente cercando la strada migliore per dare un senso ad una sofferenza che non può averne, ma che può trasformarsi in qualcosa di utile per rendere onore ad un giovane che di bene avrebbe potuto farne con la sua professione, col suo impegno, col suo modo di essere, e gli è stato impedito.
Ce la faranno Nuccio, Rosanna ed Egle, perché abbiamo avvertito la potenza di quell'amore per Carlo, il rispetto e l'ammirazione di tutti i suoi amici per quello che era e poteva essere, gli auguriamo con tutto il cuore che trovino presto il modo di proseguire quello che è stato interrotto.
Perché non è solo un albero.