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Al Museo Diocesano presentata la mostra "Sant'Agata e gli altri", sino al 28 febbraio

08-02-2023 19:26

Pierluigi Di Rosa

Cronaca, Cultura&Spettacolo, Focus,

Al Museo Diocesano presentata la mostra "Sant'Agata e gli altri", sino al 28 febbraio

I video della conferenza stampa e intervista presidente Sicilbanca Giuseppe Di Forti

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“Sant’Agata e gli altri Santi. Progetto di Museo diffuso a Catania, tra Arte e devozione popolare”, un'iniziativa di altissimo profilo culturale che vede la sinergia di varie componenti della comunità, pubbliche e private, tutte impegnate per consentire la diffusione della sensibilità artistica: un antico e costante  pallino della ideatrice, la professoressa già Soprintendente ai Beni Culturali di Catania, Siracusa e Caltanissetta Rosalba Panvini, non a caso la "mamma" della "Carta di Catania", l'innovativo strumento giuridico adottato dal governo regionale che ha proprio lo scopo di garantire la massima fruizione dei beni culturali, soprattutto quelli "dimenticati" nei vari depositi pubblici.

 

Il progetto di Museo diffuso, che è stato inaugurato lo scorso 27 Gennaio in occasione dei festeggiamenti agatini al Museo diocesano (Via Etnea, 8),  si compone di tre distinti momenti che possono essere fruiti indipendentemente l’uno dall’altro ed ha un nucleo principale, organizzato all’interno dello stesso museo.


Lo scopo dell’iniziativa è quello di evidenziare le relazioni intercorrenti tra la Santa Patrona di Catania ed altri Santi dei quali le fonti agiografiche hanno tramandato il ricordo, trasferito peraltro nella documentazione iconografica.

 

La mostra è stata realizzata grazie ai finanziamenti dell’ARS, dell’Assessorato al Turismo, Sport e Spettacolo della Regione siciliana, della Sicilbanca, della Fondazione Sicana, della SAC- Aeroporti di Catania.

 

Ed è proprio il presidente di Sicilbanca e della Fondazione Sicana Giuseppe Di Forti a spiegare le ragioni dell'impegno mecenatico dell'istituto bancario che dirige che, appartenendo al credito cooperativo, risulta particolarmente attento nel supportare le iniziative culturali sul territorio di riferimento, ancor di più in una fase estremamente delicata per il credito locale caratterizzata da quello che ormai viene definita addirittura "desertificazione bancaria", con i grandi istituti che stanno abbandonando l'isola e moltissimi comuni ormai privi di sposrtelli bancari, con quello che ne consegue sul piano economico e sociale.

 

Argomento complesso e di enorme importanza, che magari approfondiremo in altra sede ma che anticipiamo con le battute raccolte in occasione della conferenza stampa proprio dal presidente Di Forti:

La mostra è stata ideata da Rosalba Panvini, Presidentessa dell’Associazione Culturale CENACUM (Centro Attività Culturali del Mediterraneo) ed è stata accolta all’interno del Museo, i cui locali sono stati messi gentilmente a disposizione dall’Arcidiocesi di Catania ( e di questo si ringrazia Mons. Luigi Renna, Arcivescovo metropolita) e dalla direzione dello stesso Museo ed ha visto la partecipazione dell’Associazione Gruppi Archeologici d’Italia (Sez. di Catania Amenanos).
La curatela scientifica è della Direzione del Museo Diocesano (Grazia Spampinato, Giovanna Cannata, Mariele Giuffrida, Rosalba Panvini, Salvatore Rizzo), mentre l’allestimento è stato curato dalla Tra Art Restauri di Gangi. Le traduzioni dei testi in lingua inglese sono state curate dai docenti dell’Istituto Olivetti- De Felice- Giuffrida. Nei pomeriggi di martedì e giovedì saranno effettuate le visite guidate da parte dei ragazzi dell’Associazione Persone Down-Sezione di Catania.

 

La professoressa Panvini con la direttrice del Museo Diocesano Spampinato hanno illustrato i contenuti della mostra:

All’interno del museo è presentata un’antologia di opere d’arte (incisioni, dipinti, statue in legno) e di manufatti della tradizione popolare (ex voto, edicolette, oggetti con immagini di Sant’Agata) che sono stati concessi in prestito da parrocchie dell’Arcidiocesi catanese (ad esempio, un ex-voto su lamina metallica raffigurante Sant’Agata ed i SS. Martiri  Alfio, Cirino e Filadelfo, facente parte delle raccolte dell’omonimo Santuario di Trecastagni), dalla Diocesi di Cefalù (dipinti delle chiese di Santa Maria della Catena (Gangi), del Rosario e della Chiesa parrocchiale di San Nicolò (Isnello); ed inoltre, dal Convento dei Frati Minori Cappuccini di Tusa (Messina), appartenente alla Curia provinciale dei Frati Minori Cappuccini di Messina.


È ben noto che Sant’Agata fu per lungo tempo considerata la Patrona di Palermo che ne aveva rivendicato i natali e ciò spiegherebbe la presenza di opere che la rappresentano anche in quel territorio. 


Molte delle opere in mostra sono state, per l’occasione, concesse in prestito da collezionisti privati (Mario Ciancio, Ugo Longobardo, Lino Nigro, Marcello Majorana, Giuseppe Mangano, Fernanda Paternò Castello di Carcaci, Dario Stazzone, e Carlo Zimbone) . 


La quasi totalità delle opere non è nota al pubblico catanese, trattandosi di dipinti ed altri manufatti mai esposti prima d’ora e che testimoniano la diffusione del culto della Santa oltre i confini del territorio catanese. 


Evidentemente, il percorso espositivo, anche in considerazione degli spazi riservati alla mostra, non poteva comprendere una selezione più ampia di quella che viene proposta, tuttavia si è preferito inserire immagini legate al martirio o ai miracoli attribuiti alla Santa, ma anche reliquiari ed ex-voto in argento, legno ed altri materiali.


Altresì, e per la prima volta, verranno riuniti anche oggetti e manufatti relativi al culto di Santi legati, per diverse vicende, alla Santa protettrice di Catania.

Tra questi ultimi figurano, innanzitutto, Sant’Euplio, martire e compatrono di Catania, decapitato il 12 Agosto del 304 d.C., al tempo di Diocleziano, al quale sono riferibili i resti della Chiesa, ubicata nell’omonima via, al di sopra della cripta che, secondo la tradizione, accolse il santo prigioniero. L’edificio, che ha una storia architettonica articolata, pur sopravvissuto al terremoto del 1693, fu rovinosamente distrutto a seguito dei bombardamenti del 1942 ed, al suo interno, si conservano 12 formelle realizzate nel 1887. 


Del Santo sarà esposto un braccio reliquiario d’argento, contenente al suo interno un frammento osseo del suo braccio, facente parte delle collezioni del Museo diocesano.


Più oggetti in esposizione testimoniano il legame esistente tra Sant’Agata e Santa Lucia, accomunate da un medesimo destino, avendo sacrificato la propria vita per Cristo. Entrambe provenivano da famiglie nobili e furono processate e martirizzate ancora giovanissime a causa delle persecuzioni disposte dagli imperatori romani Decio e Diocleziano, rispettivamente nel 251 e nel 304 d.C. Nessuna parentela legava le due martiri, però le fonti raccontano che Lucia si recò sul sepolcro di Sant’Agata per chiedere la guarigione della madre Eutichia, affetta da una grave patologia; e mentre queste pregavano, la santa catanese apparve a Lucia annunciandole anche il suo destino di santa protettrice di Siracusa.


Tra le opere in mostra relative alle due  Sante si segnalano i due reliquiari in legno appartenenti alla Diocesi di Cefalù (Isnello), raffiguranti l’una il busto di Sant’Agata e l’altro di Santa Lucia; quindi, due dipinti del XVIII secolo con l’immagine di Santa Lucia; uno di essi proviene dalla Chiesa dei Frati Minori Cappuccini di Tusa ed il secondo appartiene ad un collezionista privato. Relativamente a questa Santa sarà presentata, la ricostruzione in 3D del suo volto, gentilmente concessa in prestito del Museo Civico Tempo di Canicattini Bagni, unitamente ad un filmato che ne illustra le fasi di realizzazione.


Un dipinto della fine del Settecento propone l’immagine del Crocifisso ai cui lati sono posti, a destra, Sant’Agata, ben riconoscibile dagli attributi delle mammelle e, a sinistra, San Biagio. L’iconografia è alquanto rara e potrebbe essere attribuita ad un artista di una scuola emiliana, attivo nel XVIII secolo. 


Più immagini di dipinti dell’Ottocento documentano il martirio della Santa, rappresentandola sempre con gli attributi dei seni recisi su un piatto, di una palma o di un giglio.


Numerose sono poi le incisioni inserite nel percorso espositivo in cui sono riprodotte immagini della festa di Sant’Agata e che riprendono o la piazza Duomo o Palazzo Trezzano, Porta di Aci, ma anche lo stesso martirio.


Notevoli sono, inoltre, gli ex-voto in vari materiali a testimonianza della fede nei confronti della Santa da parte di comuni cittadini.
Tra i tanti, si segnala il dipinto su lamina metallica, ad oggi unico esempio del genere, che raffigura Sant’Agata insieme ai Santi Martiri Alfio, Cirino e Filadelfo, conservato nell’omonimo Santuario di Trecastagni. 

Il secondo fondamentale scopo della Mostra sarà quello di condurre i visitatori nei luoghi dedicati alla Santa:
 - il Duomo di Sant’Agata (P.zza Duomo), la Badia di S. Agata (via Vittorio Emanuele II, 182), la Chiesa di San Placido (nell’omonima piazza del quartiere Civita), la Chiesa di Sant’Agata la Vetere (P.zza Sant’Agata la Vetere), la Chiesa di Sant’Agata al Carcere (P.zza Santo Carcere, 7), la Chiesa di Sant’Agata alla Fornace o Chiesa di S. Biagio (P.zza Stesicoro), la Chiesa di Sant’Agata alle Sciare (Via Vittorio Emanuele II, 406), la Chiesa di S. Benedetto, Monastero delle Benedettine (Via Crociferi – ingresso Via Teatro Greco, 2), la Chiesa di Sant’Agata al Borgo (Piazza Cavour) all’interno delle quali vi sono ampi e descrittivi apparati didascalici che ne facilitano la visita.


Un terzo momento del progetto ha lo scopo di condurre il visitatore davanti ad alcune delle trentuno edicole votive, che si snodano nelle aree limitrofe alla Cattedrale. Si segnalano la visita di alcune di esse, la prima in via Dusmet, la cosiddetta Fonte Lanaria o “a funtanedda” poiché realizzata a forma di altare, nel 1621 da Francesco Lanario, governatore della città, sulle mura di Carlo V. Ha la forma di una fontana e fu costruita nel punto in cui erano partite le reliquie del corpo di Sant’Agata verso Costantinopoli (1040), per volontà del generale Giorgio Maniace; ed ancora quella posta traVia Dusmet verso Piazza San Placido, costruita dal Cardinale Francica Nava, risalente al 1904.
Lungo il centro storico, se ne possono ammirare diverse e di notevole interesse e si ricordano quelle in via Plebiscito ( al civico 215) che è tra le più antiche, alla Marina (sul muro di Palazzo Alonso Consoli), a porta Garibaldi, in via Santo Bambino, in via Porticello, in Piazza Federico di Svevia (angolo Via Angeli Custodi), nel rione della “Palma”, presso il quartiere di Sant’Agata alle Sciare, vicino via Umberto (via Spampinato e piazza Iolanda), in piazza Palestro, in via Monsignor Ventimiglia, nel quartiere San Berillo.


Un’altra edicoletta si trova in via Porticello 18, ha la forma ad altare, raffigura l’immagine classica di Sant’Agata nel carcere, ma se ne ignora la datazione.
A fianco del Fortino, a Porta Garibaldi ne esiste una con l’immagine di Sant’Agata che tiene in mano una tenaglia, lo strumento del suo martirio. Nell’arco trionfale nelle mura di Porta Garibaldi, a piazza Palestro, si trova un altarino con l’effige del busto reliquiario di Sant’Agata, realizzato nel 1768 e sempre addobbato con fiori e lumini offerti dai devoti. 
Un’altra significativa edicoletta, nel quartiere dell’Antico Corso, a pochi passi dalla Chiesa di Sant’Agata alla Vetere, fu realizzata alle fine dell’Ottocento dagli abitanti della zona insieme ai membri dell’Azienda Ospedaliera “Vittorio Emanuele”. 
All’interno del cortile di Palazzo Platamone, sede del Palazzo della Cultura, l’artista Ligama, nel 2018, ne ha realizzata una particolare con la tecnica del pixel colorato. 

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