Non ci saremmo accorti della notizia, che lo è eccome, se non ci avesse incuriosito un comunicato emanato dall'ufficio stampa della regione siciliana alle 16.37 di ieri 12 ottobre.
Ne riceviamo centinaia ogni giorno, come tutte le redazioni, e per scelta editoriale difficilmente ne pubblichiamo qualcuno, in genere le notizie ce le cerchiamo.
Ma stavolta il titolo cattura l'attenzione: "Asta equidi, la Regione: dismissione degli animali funzionale al miglioramento dell'allevamento stesso."
Nella stessa frase "Regione" e "miglioramento", in particolre quando si tratta di quella siciliana suona di per sè come ossimoro, addirittura grottesco, e quindi leggiamo con attenzione per capire di che si tratta.
Cogliamo subito che si tratta di una sorta di capolavoro dell'applicazione del classico "excusatio non petita", di quelli che portano inesorabilmente all'accusatio manifesta".
Infatti, approfondiamo e troviamo notizia di una forte rimostranza della LAV, la Lega Antivivisezione; contro un'asta di animali di proprietà della regione, e quindi pubblici, che non promette niente di buono. Almeno per i poveri animali.
Il comunicato, qui l'excusatio, chiarirebbe, a modo loro, che "la finalità che si intende perseguire con la dismissione di animali è quella di spostare dal sito i capi che non sono conformi agli standard della razza o che possono generare, anche con un attento controllo, accoppiamenti non desiderati. Questa necessità è legata ad un progetto di miglioramento dell'allevamento stesso", perdinci che sensibili animalisti, verrebbe da esclamare, vogliono migliorare l'allevamento...
E ancora: "L'alienazione degli equidi è un intervento di natura zootecnico-gestionale. I cavalli presenti nel demanio forestale sono stati acquisiti negli anni senza una progettualità definita e lasciati riprodurre senza alcun obiettivo di miglioramento o prospettiva di utilizzo. Si ritiene opportuno destinarli altrove - si legge nella relazione dell'Ufficio per il territorio di Ragusa - in quanto il mantenimento degli stessi non può essere giustificato dalle attività comprese nel Piano degli interventi di questo Ufficio, che prevede l'allevamento dell'asino ragusano al fine di conservare la razza in via di estinzione e farla conoscere al grande pubblico."
Quindi, prima l'amministrazione regionale li ha "acquisiti" facendoli anche riprodurre e ora decide che non intende più mantenerli e pertanto li mette in vendita, come vedremo, ad euro 1.50 al chilo: a questo prezzo cosa si intende per "destinarli altrove" non è difficile capirlo.
E infatti lo chiariscono nello stesso comunicato: "La destinazione d'uso degli animali oggetto della cessione non rientra tra le competenze del dipartimento, che sta facendo un'asta pubblica aperta a tutti."
Traducendo: che fine fanno queste povere bestie non è affar loro!
Altri elementi della pindarica excusatio nella chiusa del comunicato: "Relativamente alla quantificazione del valore da assegnare agli animali, dal dipartimento si precisa che «gli animali, per età, discendenza e altre caratteristiche, possono essere valutati in modo specifico e si ritiene non si disponga di altri parametri. - si spiega nella relazione - Solo per questa ragione, e nessun altra, è stato indicato il peso vivo dell'animale quale indice di riferimento al fine di formulare l'offerta e non per indurre i compratori alla macellazione degli stessi animali. Anche l'indicazione circa la Dpa (Destinati alla produzione di alimenti) viene inserita solo in quanto uno degli aspetti qualificanti nel passaporto degli animali e non per altre ragioni."
Quindi, secondo loro, non ci sarebbero mezzi più idonei del peso al vivo (quantificato in 1,50 euro al chilo) per valutare equidi allevati e magari nati in strutture adibite al miglioramento delle razze e allora spontanea la domanda: che cavolo le si pagano a fare queste strutture regionali, per produrre carne da macello a buon prezzo?
E infatti l'ultima frase circa la "casualità" dell'indicazione alimentare degli animali rende l'intera prosa ancora più sinistra.
Ad ogni buon conto, è il caso di dirlo, siamo andati a cercare il famigerato bando pubblico ed abbiamo scoperto, oltre al prezzo al chilo, che nel comunicato della regione non è indicato, il nome, sesso ed età dei poveri equini, 6 asini e 19 cavalli.


Come si può leggere, almeno un asino e 15 cavalli sono pronti per finire in costate e polpette (il "si" nella casella DPA - destinati alla produzione di alimenti".
Ora, non ci sarebbe nulla di scandaloso se non si trattasse di animali di proprietà della comunità regionale che non dovrebbero essere prodotti ed allevati per essere poi venduti ad 1 euro e 50 al chilo!
Ci associamo quindi alla richiesta della LAV di annullare l'asta prevista per il prossimo 19 ottobre e di riconsiderare una più opportuna procedura per risolvere l'ennesimo esempio di inadeguatezza dell'amministrazione regionale.
Per fortuna questo pare proprio sia tra gli ultissimi atti dell'amministrazione regionale Musumeci, stante che il prossimo venerdì si insedia il neo presidente eletto Renato Schifani: magari come primo atto ne fa uno intelligente...