
[una vignetta disegnata da noi per omaggiare Altan, uno dei migliori fumettisti italiani]
È ufficiale, l’Europa ci sta dicendo di prepararci alla guerra, ma come lo fa? Diciamo non con i soliti modi che tanto ci contraddistinguono: filosofia, pragmatismo, diplomazia… no, l’approccio è estremamente grottesco.
Hadja Lahbib, commissaria all’Uguaglianza e alla gestione delle crisi, è diventata una star grazie a un video su cosa mettere nella borsa di emergenza per affrontare 72 ore di crisi. Il video è stato visto da mezzo mondo, se appartenete all’altra metà, ve lo lasciamo QUI editato dal Sole24ore.
Ma se l’Europa è grottesca nella comunicazione, non c’è motivo per non assecondarla ed esserlo anche noi, ci siamo chiesti quindi:
“Ma questo kit, potrebbe servire a un siciliano?”
Vediamo il contenuto.
• Acqua: una scorta adeguata per coprire il fabbisogno personale durante le 72 ore.
Partiamo benissimo, siamo abituati a stare senz’acqua per molto più tempo, in barba a tutta Europa.
La crisi idrica, nonostante le piogge mal distribuite, resta preoccupante, soprattutto nelle aree centrali e occidentali. Il 2024 è l’anno più torrido, con temperature elevate e precipitazioni pari a zero. Gli invasi restano vuoti, con livelli d’acqua ai minimi dal 2010 e l’estate del 2025 non promette sconti.
• Cibo non deperibile: come alimenti in scatola o liofilizzati, sufficienti per tre giorni.
Quest’ultimo anno siamo stati bombardati da spot e reel tutti catanesi fatti di
colate di pistacchio, tagliate di carne e ristoratori pronti a tutto pur di vendere il loro prodotto, piegandosi a quello che ormai viene chiamato marketing 5.0, quando si tratta solo di mettere in ridicolo e stereotipare la Sicilia.
Ma siamo in guerra, prendono il loro posto tonno in scatola, ceci e funghi disidratati.
• Fiammiferi e accendini: per accendere fuochi o candele in caso di necessità.
O qualche cero magari, dato che si presuppone fuori ci sia un fungo atomico.
• Coltellino svizzero: uno strumento multifunzione utile in diverse situazioni.
Per i siciliani un piede di porco e un paio di pinze andranno più che bene. Con un disastro nucleare, sai quante macchine parcheggiate fuori pronte ad essere spaccate? Via Vittorio Emanuele II docet.
• Medicinali: sia quelli di uso quotidiano che un kit di pronto soccorso di base.
Su questo siamo dei marziani. Noi catanesi abbiamo la strana e irregolare voglia di prescrivere farmaci attraverso ricette mediche emesse a favore di pazienti anziani per ottenerne il rimborso dal sistema sanitario regionale. Famoso è il caso di un medico dell’ASP per aver falsificato dodicimila ricette per un controvalore incassato da una farmacia complice per 1,02 milioni di euro in danno dell’ASP di Catania.
Quindi medicine sì, ma quali farmacie?
• Denaro contante: utile nel caso in cui i sistemi elettronici di pagamento non siano operativi.
Anche qui, come con l’acqua, vinciamo per una questione tecnico-tattica. Abituati ad avere i POS rotti o i tecnici che “devono venire il pomeriggio a sistemare la macchinetta”, non abbiamo di questi problemi. Il contante c’è. Poco, ma c’è.
• Libri: per tenere la mente impegnata e allenata.
Essendo la Sicilia l la regione dove si legge meno in Italia potremmo avere qualche problema, però niente da temere, siamo in guerra! Possiamo utilizzare i libri come sacchi di sabbia per le trincee eventualmente.
• Caricabatterie e power bank: per mantenere carichi i dispositivi elettronici essenziali, come il telefono cellulare.
Non si sa mai, post-bomba nucleare russa ci dovesse venir voglia di sushi o pizza e chiamare un ragazzo Glovo. Non ci facciamo problemi quando c’è un po’ di pioggia, figurarsi per una tempesta nucleare.
• Chiavi di riserva: di casa e dell’auto, per garantire accesso in ogni situazione.
Chiedete al vicino, che ha sia le sue che le vostre.
• Carte da gioco: utile passatempo nelle situazioni di crisi.
Invita il soldato russo a giocare: meglio un compagno a briscola che un Compagno alle porte.
La lista è finita ma, scherzi a parte, il punto è uno: questa roba non ce la stiamo inventando.
L’Europa, che per decenni si è raccontata come esportatrice di pace (a differenza del nostro padrone che esporta democrazia), ma improvvisamente sembra si stia americanizzando.
Bunker antinucleari, manuali di sopravvivenza, lo zaino pronto vicino alla porta… Se fino a ieri guardavamo gli USA e i loro preppers da redneck con un misto di curiosità e compatimento (più la seconda che la prima), oggi sembra che stiamo prendendo la stessa rotta.
Non si parla più di diplomazia, trattati, politica estera. No, la soluzione proposta è che ognuno si arrangi, che abbia il suo kit, che impari a sopravvivere. È la normalizzazione di una mentalità che con la storia europea non ci azzecca nulla.
L’Europa è stata il superamento della guerra attraverso la politica, è stata la ricerca continua del compromesso, è stato il tentativo – spesso fallimentare, ma comunque portato avanti – di evitare il conflitto. E invece oggi sembra che voglia imparare, se non imitare, dagli Stati Uniti la loro peggior invenzione: la logica del preparati al peggio, del nemico sempre in agguato, della guerra come parte della vita quotidiana.
La cosa che appare più strana è che per quasi tre anni l’Europa ha preso in giro la Russia con un esercito che, a detta loro, combatteva con vanghe e clave, mentre adesso la Russia appare come una potenza militare impossibile da fermare.
Dobbiamo pur giustificare un piano di riarmo da 800 miliardi, finanziato in parte con l’emissione di obbligazioni da 150 miliardi.
Se l’Europa si sta preparando alla guerra in questo modo ha già deciso che la guerra non è più qualcosa da evitare, ma qualcosa a cui abituarsi.
Ma torniamo a noi: ai siciliani questo kit serve o no?
Dipende, se sto zaino lo si svuota e serve anche da sacca mare… perché no?