Immaginate una città piena di problemi: la TARI più alta d'Italia, nella top 10 delle città per indice di presenza mafiosa, da anni stabilmente in fondo alle classifiche sulla qualità della vita, ultima per verde e prima per cementificazione.
Una città che, svegliandosi una mattina annoiata, decide di far rispettare le regole.
"Da oggi Catania svolta. Ordine e regolarità saranno le parole d'ordine di questa città."
Molto probabilmente saranno state queste le parole. Vediamo un po' cosa è successo.
Durante un’operazione di controllo disposta dal questore Giuseppe Bellassai, polizia e vigili urbani hanno emesso trenta sanzioni per un totale di oltre 10mila euro, principalmente per violazioni del codice della strada. Tra le infrazioni più comuni si segnalano guida senza casco, divieti di sosta, mancanza di assicurazione e guida senza patente.
Una sorta di blitz contro i cittadini.
L’operazione, a quanto pare mirata a contrastare la criminalità diffusa e prevenire ogni forma di illegalità, ha coinvolto buona parte del comune di Catania.
Hanno partecipato il commissariato Borgo Ognina, il reparto Prevenzione Crimine Sicilia Orientale, la Polizia Stradale e la Polizia Locale, controllando complessivamente 150 veicoli e oltre 230 persone.
Per chi si fosse chiesto il perché di tutto questo fermento tra sirene spiegate e 230 agenti: potete dormire sonni tranquilli, non vedrete più ragazzini senza casco né gente in doppia fila.
Come se non bastasse questo esagerato dispiego di forze, i nostri angeli in uniforme hanno protetto la città dai veri delinquenti di Catania: i lavavetri di via Vincenzo Giuffrida, dato che anche loro sono finiti sotto la lente delle forze dell’ordine.
Qualcosa di più interessante? Nel quartiere Picanello sono stati ispezionati otto esercizi commerciali, due dei quali sanzionati per occupazione abusiva di suolo pubblico: una rivendita di prodotti ittici e un ambulante di frutta e verdura.
Sempre a Picanello, gli agenti e il personale della società elettrica Enel hanno controllato un chiosco-bar, denunciando il gestore per furto di energia elettrica tramite un contatore disattivato, illegalmente collegato alla rete pubblica.
Ora, non si vuole dare l’impressione di fare del benaltrismo spicciolo, ma spiegare 230 agenti per qualche multa, dei lavavetri e un banco di frutta… ci sembra quantomeno esagerato.
Per fare un paragone: nell’aprile del 2024, 200 agenti furono impiegati per una maxioperazione contro la criminalità organizzata, con oggetto armi e droga pesante, conclusasi con 31 misure cautelari.
Festeggiare in pompa magna per delle multe, la cacciata di qualche lavavetri e l’incastramento di un fruttivendolo abusivo è ridicolo quanto inutile.
Questa discrepanza dovrebbe sollevare qualche interrogativo sul senso di priorità nell’uso delle risorse pubbliche.
Da un lato, per carità, è giusto dare un segnale di presenza anche su piccole infrazioni che contribuiscono a un clima di illegalità diffusa; dall’altro però, concentrare forze ingenti su interventi che non incidono sui problemi strutturali della città rischia di sembrare una mera operazione di facciata.
Catania ha bisogno di interventi che vadano oltre la superficie: un piano di rilancio che affronti le vere emergenze – la povertà, il degrado urbano, la disoccupazione e la lotta sistematica alla mafia – piuttosto che blitz episodici che appaiono più semantici che concreti. L’idea di far rispettare le regole è sacrosanta, ma affinché diventi un valore condiviso, è necessario che lo Stato si dimostri altrettanto rigoroso e presente nel risolvere le grandi ingiustizie che affliggono la comunità.
Questa operazione, pur animata da buone intenzioni, somiglia troppo al gesto di una città che si accontenta di soluzioni pseudoquotidiane che per problemi che richiederebbero una visione reale della situazione.