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Palazzo della Cultura, conosciuto anche come Cortile Platamone, si trova in pieno centro storico, in via Vittorio Emanuele 121, a due passi dal Duomo e via Etnea.
È, o dovrebbe essere, il tempio della Cultura civica etnea: vi hanno sede gli uffici dell'assessorato alla Cultura del comune di Catania ed è sede del più importante spazio espositivo della città di Catania.
Trova spazio nel sito del Ministero della Cultura che, annoverandolo tra i palazzi storici più importanti d'Italia, lo descrive così:
"Dopo il terribile terremoto del 1693, i resti dell’ex Monastero di San Placido e i più antichi del palazzo Platamone (già donato dalla famiglia Platamone alle Benedettine nel XV secolo) furono integrati per la realizzazione dell’attuale Palazzo della Cultura.
Dopo numerose ristrutturazioni, l’unica testimonianza tardo-medievale dell’edificio è rappresentata dal loggiato, sul quale si affaccia un piccolo balcone che sembra quasi incastonato sullo sfondo del cortile del Monastero.
Le file di archi che ne costeggiano la pianta rettangolare sembrano abbracciare l’intero edificio.
Al centro è ancora possibile vedere lo stemma della famiglia Platamone, che rappresenta un monte con sopra tre conchiglie e un giglio in cima.
Oggi il Palazzo della Cultura è utilizzato come sede d’importanti eventi culturali, mostre e concerti."
Bene, se questo è, o dovrebbe essere, il Palazzo della Cultura del comune di Catania, la realtà è che quando residenti, scolaresche, ricercatori, studiosi, turisti vi si recano per ammirarne il celebre colonnato, o magari visitare le mostre (spesso a pagamento) ospitate o ancora partecipare a qualche bel convegno, se devono utilizzare i servizi igienici del piano terra, quello del colonnatto che incornicia mostre e spettacoli a volte anche importanti, si trovano al cospetto di uno degli esempi plastici di come viene dato pane a chi non ha denti, o, meglio ancora, perle ai porci: forse in effetti quest'ultima metafora è più pertinente.




Naturalmente le foto non rendono il senso di desolazione che si prova a vedere tutto scassato, macchiato, abbandonato e, ovviamente, non possono trasferire l'olezzo che ne emana.
Ora, la domanda è di una banalità disarmante: PERCHÈ?
Perché questa stradisgraziatissima città deve sopportare di essere amministrata da chi non riesce a garantire le più elementari manutenzioni, il minimo decoro?
Possibile mai che non vi sia nessuno tra assessori, commissari, direttori, funzionari e compagnia cantando che abbia un minimo di sensibilità civica, istituzionale, da comprendere che non è possibile, non è tollerabile, non è giustificabile che in un luogo storico come il Palazzo della Cultura di Catania ci siano dei bagni ridotti così?