Che le foto di rito in occasione di "sigle" e "firme", scattate con il sugello della presenza della massima autorità comunale (almeno senza la fascia tricolore), rischiassero di rivelarsi pantomimiche lo avevamo già anticipato, adesso è la stessa SIGI a confermarlo con un atto che più eloquente non potrebbe essere.
La convocazione per giorno 13 di un'assemblea dei soci con ordine del giorno "confessorio":
La circostanza che l'assemblea del 13 febbraio dovrà nominare un "nuovo" consiglio di Amministrazione conferma che l'organo è decaduto a seguito delle dimissioni di Nuccio La Ferlita ed a questo punto diventa essenziale il timing per considerare la validità della famosa "firma" del preliminare apposta dall'avv. Ferraù con Joe Tacopina: era già decaduto il presidente del CdA quando ha firmato?
Il secondo punto all'ordine del giorno dell'assemblea del 13 non è meno interessante: conferma anch'esso che all'interno della "società salvatrice della matricola 1700" si è aperta una vera e propria guerra tra "soci" e "finanziatori", con questi ultimi che richiedono indietro gli oltre 600 mila euro che hanno conferito ritenendo ormai esaurite le ragioni per le quali avevano inteso contribuire al progetto iniziale.
E adesso, addirittura, l'amministrazione della SIGI vorrebbe resistere nominando un "legale di fiducia" contro i suoi stessi finanziatori?
Ricordiamo infatti che il proposito iniziale era di costituire una sorta di azionariato diffuso costituito da super tifosi catanesi a sostegno del salvataggio e rilancio della squadra etnea, l'evoluzione verso la vendita agli "stranieri" e le sue modalità ritenute troppo misteriose ne avrebbero snaturato l'essenza provocando la delusione, appunto, dei "finanziatori" che non intendevano, ab origine, associarsi ad una simile operazione.
Nel frattempo il capitale sociale, almeno quello "deliberato" perché quanto effettivamente versato non è noto, passa da 1.255.000 comunicato il 12 gennaio a 4.666.800 dichiarato nella lettera di convocazione dell'assemblea del 21 gennaio, sino ad arrivare agli 8.000.000 del 2 febbraio.
Nel frattempo, come non bastasse già tutta questa confusione, rispunta l'ex amministratore delegato Pietro Lo Monaco che viene trascinato in tribunale dalla SIGI con l'ipotesi di mala gestio.
SIGI ha chiesto il sequestro conservativo di 4,5 milioni di euro a carico di Lo Monaco e dell'ex consigliera Linda Reitano e la reazione del primo è durissima.
Lo Monaco infatti sarebbe tra i creditori della società per emolumenti non riscossi con TFR non versato e non avrebbe aderito alla transazione proposta dalla SIGI.
Il quotidiano sportivo Itasportpress, sempre attento alle vicende del club etneo, ha riportato le dichiarazioni dell'ex AD:
“Trovo alquanto sorprendente apprendere dalla stampa di questa azione della Sigi visto che ancora oggi non mi è pervenuto nulla. Probabile che domani arrivi la notifica di un’azione che giudico iniqua e persecutoria visto che riguarda solo i creditori che non hanno raggiunto un accordo transattivo.
Singolare questo modo di agire della Sigi di voler abbattere i debiti avviando un’azione di responsabilità nei confronti dei creditori che non hanno trovato un accordo transattivo.
Mi è stata fatta una proposta che ho ritenuto inadeguata respingendola al mittente.
Sono soldi miei che riguardano emolumenti di tre anni mai presi. Chi può disconoscere il Tfr?
Mi tutelerò nelle dovute sedi e mi riservo di presentare una denuncia, con richiesta di risarcimento di svariati milioni di euro alla proprietà del Calcio Catania, per danni all’immagine professionale e patrimoniali.
Questa azione della Sigi infatti mi potrebbe far saltare anche le trattative che ho in corso con club di Serie A”.
Lo Monaco chiarisce la sua posizione: “Quando sono tornato nel 2016 ho trovato una società che era tecnicamente fallita. Ma anche in questo caso la mia gestione è stata senza dubbio virtuosa tanto che il Catania non ha mai preso un punto di penalizzazione in classifica essendo stati pagati i debiti fiscali, sindacali e verso i calciatori. Io ho comprato un credito del Catania per 550 mila euro ma poi l’Agenzia delle Entrate erroneamente li ha dati alla Sigi. Soldi miei che invece sono stati utilizzati per l’iscrizione al campionato 2020/21 nonostante l’intimazione dei miei legali di non toccarli. Dal 2016 in poi ho ridotto la montagna di debiti con delle transazioni che hanno ridimensionato il debito passato da 14 milioni a 4,8 milioni. Io ci ho rimesso soldi per assicurare la continuità aziendale ed ho persino rinunciato a due anni di contratto. Questo ricorso che apprendo oggi, ancora tutto da verificare, portato avanti della Sigi è davvero squallido e lo ritengo persecutorio. Sono curioso di vedere cosa mi viene imputato perchè durante la mia gestione ho solo lavorato per il bene del Calcio Catania."
E rincara: "Vorrei rammentare agli eroi della Sigi, che hanno potuto prendere per 1,3 milioni il Calcio Catania, società che solo di asset immobiliare ha un valore di 70 milioni di euro, solo perchè hanno garantito al Tribunale la continuità economica aziendale. Se hanno adesso problemi e vogliono cedere al gruppo Tacopina, sono fatti loro. Evidentemente hanno fatto male i conti o qualcosa è andato storto”.
Saltata la partita prevista per ieri contro il Trapani, il Catania domenica 7 febbraio ha riposato: almeno i giocatori.
Per il resto, pare che invece non stia riposando nessuno e mancando il sonno...