(grazie a ph Franca Centaro per averci molto gentilmente concesso l'uso della splendida immagine di copertina che ritrae il magico Teatro antico di Siracusa)
Certo, teatri, cinema, sale da concerto non sono solo svago e divertimento.
Sono il nutrimento dell’anima, oltre a rappresentare luoghi di lavoro per migliaia di persone che rischiano di ritrovarsi senza reddito.
Ma vorrei ricordare che la loro chiusura non è una punizione inflitta alle anime belle, ma una scelta necessaria per ridurre di metà la diffusione del contagio, evitando ogni occasione di socialità dopo le 18.00
Era possibile, direte voi, tenere aperti i cinema la mattina e il primo pomeriggio, mettere in scena spettacoli e organizzare concerti entro e non oltre quell’ora? Perché no.
Forse per quanto assurda anche questa soluzione era possibile.
Ma con quali costi e con quali benefici visto che il loro pubblico sarebbe stato inferiore a quello abituale, dal momento che aziende, uffici, studi professionali difficilmente avrebbero potuto adeguarsi al nuovo orario rovesciato, chiedendo ai loro addetti di collegarsi in remoto tra le 18 e le 5 mattina.
Allora, anziché recriminare, partendo lancia in resta contro l’inettitudine del Governo e del Ministro della cultura, meglio inchinarsi al principio di realtà, e coltivare i sogni a partire dai limiti del reale.
Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. Giusto.
Urge allora che gli ottimisti affrontino la sfida imposta dalla seconda ondata di pandemia.
Perché non immaginare nuove strade alternative per produrre cultura?
Perché per esempio non trasferire il teatro dentro i musei, come ha fatto Davide Livermore, direttore del Teatro Nazionale di Genova, per mantenere gli accordi contrattuali con gli artisti, gli attori e i tanti lavoratori scritturati per una stagione condannata dal Covid?
Invece di blaterare contro la tecnica e l’innovazione tecnologica, negatrice dell’anima, della poesia, e dell’autenticità, perché non immaginare un percorso diverso per lo spettacolo dal vivo?
Quante soluzioni incredibili sarebbero a portata di mano se solo lasciassimo perdere per un po’ la mistica del rapporto carnale tra attore e spettatore?
Si potrebbero addirittura scrivere testi di teatro per una regia in remoto, e magari un genio come Yasmine Reza già ci sta pensando.
Si potrebbero immaginare spettacoli domestici sì, ma aperti a un pubblico infinito, grazie alla platea planetaria offerta dalla rete, persino con possibilità interattive per intervenire su un test, o partecipare a distanza alla creazione di una regia.
Noi all’Inda, dopo il successo della Stagione 2020 "Per voci sole", cerchiamo di continuare a fare di necessità virtù.
In attesa di realizzare il programma per la nuova stagione, abbiamo già immaginato dei seminari da tenere in remoto sul teatro classico e sui testi di Eschilo, Sofocle, Euripide, Aristofane e Plauto che andranno in scena, coinvolgendo non studiosi, registi, attori e persino intere classi dei licei interessati all’esperimento.
Certo è un palliativo, ma in tempi di come questi non possiamo farne a meno.
E in fondo dall’emergenza nascono sempre nuove idee, e nuovi modi di produrre e di creare.
Così qui all’Inda, il Covid-19 continuerà, malgrado tutto, a servirci da sprone per proseguire nel salto tecnologico di un Istituto unico al mondo, ultracentenario e pero sempre più vitale, spingendoci a ideare nuovi modi e nuovi mezzi per far conoscere il patrimonio classico a un pubblico senza confini.
E’ una bella sfida certo, ma a cos’altro servono le difficoltà della vita, come insegnano i maestri della lotta tra l’Ananke e la Libertà?
Marina Valensise (Roma, 1957) dallo scorso gennaio è Consigliere delegato INDA, l'Istituto nazionale dramma antico presso Fondazione Inda (Istituto Nazionale del Dramma Antico) che governa la stagione teatrale al Tetro Greco di Siracusa.
Dopo la laurea in Letteratura francese presso l’Università La Sapienza di Roma nel 1980, ha conseguito a Parigi il Diplôme de Doctorat presso l’École des Hautes Études en Sciences Sociales.
È stata borsista della Fondazione Luigi Einaudi, del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR), maître de conférence all’École des Hautes Études en Sciences Sociales, professoressa all’Università di Reggio Calabria e “visiting scholar“ presso il John M. Olin Center dell’Università di Chicago.
Dal giugno 1992 al maggio 1994 è stata a capo della Segreteria particolare del Ministro per i Beni Culturali Alberto Ronchey (Governo Amato I e Governo Ciampi).
Dal 2012 al 2016 ha diretto l'Istituto italiano di Cultura di Parigi
Attualmente editorialista del Messaggero, è stata una delle prime firme del Foglio, dove si occupa di libri e di idee.
Ha scritto un libro sull'ex presidente francese Nicolas Sarkozy (Mondadori, 2007), curato l'edizione italiana di vari saggi di François Furet, pubblicato un libro di viaggi nel Sud d’Italia, "Il sole sorge a Sud. Viaggio contromano da Palermo a Napoli via Salento" (Marsilio, 2012), una biografia dell’Hôtel de Galliffet, in edizione bilingue e illustrata (Skira 2015) e un saggio sulla sua esperienza alla direzione a Parigi dell'Istituto italiano di cultura dal 2012 al 2016, "La cultura è come la marmellata. Promuovere il patrimonio con le imprese" (Marsilio 2016).
Nel 2019 ha pubblicato per Marsilio Editori “Luciana Frassati Gawronska. Un romanzo del Novecento”.