"Le nuove restrizioni impediranno ai pubblici esercizi di lavorare e fatturare il minimo essenziale per la sopravvivenza". Queste le parole di Roberto Tudisco, di Unimpresa-Assoesercenti Pubblici Esercizi, all'indomani del nuovo Decreto del Premier Conte per contenere l'emergenza Covid-19. Sentiamo la versione dei fatti della piccola e media impresa.
Partiamo dai fatti, il nuovo DPCM firmato ieri dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte in occasione della nuova ondata di contagi da Covid-19 prevede le seguenti regole:
- Le attività dei servizi di ristorazione sono consentite solo fino alle ore 24 con servizio al tavolo, e sino alle 21 in assenza di servizio al tavolo!
- La partecipazione massima alle feste e agli eventi è di 30 persone simultanee - compreso lo staff dei servizi di ristorazione.
- Per gli spettacoli cinematografici/teatrali resta il limite di 200 partecipanti al chiuso e di 1000 all'aperto, con il vincolo di un metro tra un posto e l'altro.
Questi i principali punti che riguardano il mondo dei locali e delle imprese. Ed è indubbio che non facciano piacere agli operatori del settore, almeno a giudicare dalle loro dichiarazioni.
Roberto Tudisco, di Unimpresa-Assoesercenti Pubblici Esercizi, infatti dichiara: "Con profonda rabbia e delusione siamo caduti nella trappola della discussione riguardante le chiusure anticipate, gli assembramenti fuori dai locali e nella limitazione ingiustificata dell’orario di lavoro".
"Se questo dovesse essere – afferma Salvo Politino, Direttore di Unimpresa-Assoesercenti – il modello di lavoro configurato dal governo per la stagione autunnale, invernale e in parte primaverile ci chiediamo come gli operatori del settore possano sostenere economicamente questo effettivo lockdown economico e sociale di settore".
"Tali restrizioni con le relative sanzioni imposte dal governo – prosegue Tudisco – impediranno ai pubblici esercizi di lavorare e fatturare il minimo essenziale per la sopravvivenza".
"Prima di adottare qualunque provvedimento – conclude il Direttore Politino – è necessario valutare con attenzione quali potrebbero essere le conseguenze; in gioco ci sono le attività lavorative di migliaia di imprenditori, di dipendenti e di tutto l’indotto. I timidi segnali di ripresa della stagione estiva non sono bastati a coprire le pesanti perdite finanziarie passate, presenti e future. Quindi, chiediamo che il governo nazionale ad ogni decisione adottata preveda la copertura di risorse finanziarie utili a garantire la sopravvivenza della categoria senza nessuna elemosina".
Alle loro voci fa eco il consiglio direttivo di Ristoworld Italy, l'associazione di cucina, turismo e difesa del Made in Italy che si è riunita d'urgenza proprio per esprimersi, fra l'altro, su quella che viene da loro definita una vera e propria ingiustizia sociale.
"Le limitazioni allo svolgimento di cerimonie nuziali, feste e ricorrenze – commenta il presidente dell'associazione Marcello Proietto di Silvestro facendosi portavoce dell'intero consiglio direttivo – è una assurdità perchè si compie un atto di ingiustizia".
"Il decreto varato ieri è incoerente: da un lato si consente che ad esempio sugli aerei persone sconosciute stiano una accanto all'altra, che sui treni e sui bus o all'uscita delle scuole ci sia assembramento e dall'altro, imponendo un limite di 30 persone per partecipare ad una cerimonia nuziale, si applichi un rigore assoluto. Tutto ciò diventa un motivo in più a scoraggiare le coppie a coronare il loro sogno d'amore, dopo tutti gli sforzi che sono stati fatti per cercare di recuperare una stagione già disastrata".