
L'avvocato Marco Polizzi, presidente nazionale di Primo Consumo e componente della commissione ministeriale contro le ludopatie, ebbe con Pannella un rapporto di amicizia durato sino ad oggi e che durerà ancora: riceviamo e pubblichiamo un suo ricordo
Era il 1988, da qualche anno mi ero impegnato in politica ed ero segretario provinciale della gioventù liberale, vice presidente era l’editore di questo giornale.
Ero fidanzato con quella che poi divenne mia moglie e capitava che restavamo a casa dei miei genitori quando tutti erano usciti. In quel periodo tenevamo la televisione accesa, mi incuriosivano le tribune elettorali trasmesse dalle televisioni locali, uno spazio era gestito dai Radicali ed il tribuno era Marco Pannella; era venuto a Catania a sfidare il feudo democristiano impersonato dal candidato sindaco Rino Nicolosi.
Marco era coraggio puro che rasenta l’incoscienza, o almeno lo vedevo così, si lanciava in un’impresa impossibile: vincere contro Rino Nicolosi e superarlo nelle preferenze a sindaco.
Una notte, dopo aver accompagnato Danila a casa, vado alla sede della televisione dove Pannella autogestiva il suo spazio politico.
Ero invaghito delle idee di quest’uomo così innovative, aperte, che sfidavano pregiudizi e preconcetti già dai tempi del divorzio, che era riuscito a trasformare in un diritto anche dei benpensanti bigotti allo scioglimento di unioni matrimoniali fallimentari. Era sempre pronto alla sfida per affermare l’uomo e le sue libertà frutto dell’autodeterminazione. Dovevo conoscerlo questo gladiatore della mia gioventù . Ero certo che sarei rimasto deluso, dalla solita arroganza del potere degli uomini politici soprattutto di quel tempo.
Quella notte invece passai circa 4 ore a passeggiare in piazza Giovanni Verga sino alle sei del mattino con un incredibile Pannella, Marco da quel momento.
L’indomani in collegamento televisivo Pannella raccontava ai telespettatori di aver conosciuto un ragazzo catanese che confidava nei Radicali, mi fece sentire importante.
Un anno dopo mi ero trasferito a Roma e il rapporto con questo gigante divenne amicizia, tentai di approfittarne. Gli chiesi se poteva evitarmi l’anno obbligatorio di leva. Venivo da una terra in cui il potente poteva soddisfare i desideri e l’amicizia si prestava a poter avanzare richieste.
Marco, senza scomporsi mi disse: ti posso aiutare, se sei obiettore di coscienza. Lui lottava allora per consentire agli obiettori di coscienza di svolgere servizio civile alternativo al servizio militare. Questo era l’uomo. Ogni occasione era lotta civile, passione per la politica e per i temi radicali.
Feci il militare, non ero obiettore di coscienza e Marco mi insegnò la coerenza. Ancora oggi lotto per rimanere coerente e di quell’insegnamento gli sono grato.
Non ho mai fatto altre richieste in tutti questi anni a Marco, lui era Politica pura e qualsiasi richiesta personalistica mi avrebbe fatto sentire a disagio, ho sempre avvertito la grandezza dell’uomo. Per questo le condivisioni amicali sono state politiche. L’ho avuto al fianco quando decidemmo di tentare a Catania con un gruppo di compagni politici la corsa a sindaco (alternativo) a Catania. Al telefono parlavo con Rita Bernardini, a Catania ci raggiunsero Marco Cappato, Daniele Capezzone e Maurizio Turco. Ritenevano, con Marco alla regia, che stavamo sbagliando a mantenere la candidatura alternativa senza chiudere l’accordo con il centro sinistra.
Marco aveva ragione, noi torto. Fummo schiacciati.
Quando giravamo per le strade del centro vicino a via della Panetteria dove abitava e via di Torre Argentina sede storica dei radicali, Marco era una star, ci fermavano e tutti lo salutavano, lui gioviale con ognuno rispondeva, scherzava in romanesco con i derelitti anche emigrati da paesi africani, metteva le mani in tasca e dava monete.
Marco era passione, dolcezza, cultura, testardaggine e logorroico. Seguirlo nei suoi discorsi richiedeva attenzione e ragionamento veloce, i suoi sotto intesi erano struggenti, per quanto mi sforzassi, a volte, non afferravo e mi sentivo stupido, ma ci stava dialogavo con Marco Pannella.
Marco nel 1988 con i radicali a Catania non avrebbe dovuto superare il 3% dei voti e certamente avrebbe perso la scommessa con Rino Nicolosi forte dell’apparato e delle clientele democristiane in terra sicula. Anche allora i sondaggi prima maniera sbagliarono i radicali raggiunsero l’8% e Marco ebbe oltre 12.000 preferenze Rino Nicolosi vinse solo di, circa, 300 voti la sfida. Marco Pannella aveva acceso la speranza dei Catanesi di uscire dalla cortina democristiana e di voler diventare città aperta.
La sfida non è stata ancora vinta a Catania ma Marco Pannella non c’è più, dovremo sperare in un altro gladiatore, ma in giro non se ne vedono.
Marco Polizzi