
La notizia è esplosa sotto traccia, inghiottita dalla sharada dei risultati elettorali delle due regioni più importanti d'Italia che hanno sancito la surreale vittoria di un centro destra che festeggia sul cadavere di una democrazia sfinita dal disprezzo dell'ormai oltre 60% di italiani che neanche gli dà la confidenza di votargli contro: drammatico e pericoloso, ci torneremi.
Intanto andiamo alla notizia: si tratta di una ordinanza emessa dal Tribunale di Catania, Sezione Immigrazione Sezione Civile, Presidente Giudice Marisa Acagnino.
La notizia è che è stato dichiarato illegittimo il comportamento e gli atti adottati dai ministeri dell'Interno, della Difesa e delle Infrastrutture.
E questo è accaduto lo scorso novembre, a governo Meloni appena insediato, quando si tennero qualche decina di migranti bloccati su una nave sino a che alcuni medici coraggiosi ne ordinarono lo sbarco per motivi sanitari, sbloccando così l'orrido ed insensato divieto imposto dalle autorità governative che facevano le gradasse con gente disperata.
Premessa: le sentenze, o ordinanza, sono sentenze e dovrebbero, di regola, essere valutate in base alla logica giuridica che le sottintende, e sono sempre opinabili, non per niente ci sono tre gradi di giudizio.
In onìgni caso, sempre di regola, la loro formulazione dovrebbe esulare da principi morali o politici e basarsi esclusivamente sull'applicazione delle leggi. Così è.
Ciò non toglie che, nella percezione del cittadino comune, come siamo noi, le sentenze possono essere belle o brutte e come tali giudicate, in questo caso a seconda di come la si pensa.
E allora diciamo subito, senza infingimenti, che questa è una sentenza bella, bellissima, perché fissa dei principi e rivaluta dei valori che sono e devono rimanere intangibili, insuperabili.
E li individua esplicitamente, fissando dei paletti che dovrebbero essere alti sino al cielo.
Scrive infatti il Giudice Acagnino, ricordando la Suprema Corte di Cassazione: “Nell'ambito dei doveri di soccorso in mare che gravano sul comandante dell'imbarcazione, il dovere di soccorso non può considerarsi adempiuto con il solo salvataggio dei naufraghi a bordo dell'imbarcazione e con la loro permanenza su di essa, ma comprende altresì lo sbarco degli stessi presso un "luogo sicuro" (piace of safety), e cioè in un luogo dove le operazioni di soccorso si considerano concluse, la sicurezza dei sopravvissuti e la loro vita non è più minacciata, le necessità umane primarie (come cibo, alloggio e cure mediche) possono essere soddisfatte e può essere organizzato il trasporto dei sopravvissuti nella destinazione vicina o finale; una nave in mare che presta assistenza non costituisce "luogo sicuro", se non in mera via temporanea, giacché essa, oltre ad essere in balia degli eventi metereologici avversi, non consente il rispetto dei diritti fondamentali delle persone migranti soccorse, fra i quali va incluso il loro diritto a presentare domanda di protezione internazionale.”
Lo sentenzia la Cassazione penale, (sez. III, 16/01/2020, n. 6626), mica qualche estremista sinistrorso o anarcoide, ammesso che possa definirsi tale chi si impegna per i diritti umani e civili.
Quindi, per rispettare il diritto internazionale, oltre quello del Mare ed ancor più le più elementari regole universali di solidarietà umana, non basta issare a bordo le povere persone disperate che per pura fortuna non finiscono in fondo al Mediterraneo, ma occorre anche garantire loro di poter presentare domanda di protezione internazionale, diritto che consente di attivare quelle procedure necessarie a garantire per tutti, ospiti e paese ospitante, il rispetto della legalità.
Facciamo un passo indietro per ricordare i fatti e mantenerne memoria, possibilmente per il futuro, affinchè magari chi governa trovi il coraggio di evitare di assecondare la pancia di un paese confuso ed incattivito e piuttosto trovi modi di mantenersi umani.
Per ricostruire i fatti ci si rimette sempre all'ordinanza del Giudice Acagnino:
"Il 4 novembre 2022 la Humanity 1, con a bordo 179 naufraghi, chiedeva di essere autorizzata a porsi a ridosso delle coste siciliane, a causa delle avverse condizioni atmosferiche.
Nella stessa data, il Ministero dell’Interno, di concerto con il Ministero della Difesa e con il Ministero delle Infrastrutture e delle Mobilità sostenibili, emanava un decreto con cui limitava l’ingresso e la sosta nelle acque territoriali, per il tempo strettamente necessario ad assicurare le operazioni di assistenza alle persone che versano in condizioni di emergenza e precarie condizioni di salute.
Il 5 novembre 2022 viene indicato alla Humanity 1 il porto di Catania per lo svolgimento delle operazioni autorizzate.
Il 6 novembre sbarcavano, dalla Humanity 1, 144 persone e rimanevano a bordo 35 persone, gli odierni ricorrenti.
Lo stesso giorno , a seguito dell’incontro con l’avv. Riccardo Campochiaro e con la mediazione linguistica di personale dell’equipaggio e di due richiedenti asilo, gli odierni ricorrenti hanno espresso al detto difensore, al capitano della nave e ai membri dell’equipaggio, la volontà di chiedere la protezione internazionale.
Sempre il 6 novembre, la Guardia di Finanza notificava al capitano della Humanity 1 il divieto di sostare nelle acque territoriali , ma il comandante si rifiutava di lasciare il porto di Catania, fino a che non fosse consentito a tutti i migranti di sbarcare.
Il 7 novembre 2022, l’avv. Campochiaro trasmetteva le dette dichiarazioni , già comunicate alla Questura di Catania, al Ministero dell’Interno, della Difesa e delle Infrastrutture, chiedendo che i richiedenti fossero autorizzati a sbarcare, per formalizzare le relative domande.
Nella stessa data veniva depositato il ricorso introduttivo del presente giudizio.
L'8 novembre 2022, tutti i migranti sbarcavano dalla nave, a seguito di valutazione psichiatrica da parte dell’equipe medica del Servizio di salute mentale."
Seguono altri richiami giurisprudenziali, compresi quelli che portano il giudice a dichiarare cessata la materia del contendere perché alla fine i migranti sono sbarcati grazie all'intervento dei medici che sono riusciti a bypassare "il volto truce dell'Esecutivo".
Ma, questo il punto interessante, è grazie ad uno "stratagemma" sperimentato dalla difesa dei naufraghi che si "costringe" il Giudice ad entrare nel merito nella questione.
Infatti la procedura consente alle parti, nonostante sia tecnicamente cessata la materia del contendere, di chiedere al Giudice che si pronunci in ordine alle spese di giudizio.
Per poterle decidere, il Giudice è infatti dovuto entrare nel merito della questione e per motivare la decisione ha dovuto sviluppare quel ragionamento che abbiamo riportato sopra e che di fatto, ed in diritto, ha dichiarato illegittimi gli atti adottati dall'Esecutivo.
TOUCHÈ.
E CHAPEAU.