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Il Festival di Sanremo: ogni anno diventa, comunque, "caput mundi"

11-02-2023 06:00

Nicola Filippone

Cronaca, Focus,

Il Festival di Sanremo: ogni anno diventa, comunque, "caput mundi"

E accade sempre di tutto ...e di niente

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Ogni edizione del Festival di Sanremo entra nella storia, perché si tratta di un evento seguito da milioni di telespettatori in Italia, trasmesso in euro e mondovisione, che vede la partecipazione di cantanti e ospiti illustri.

 

Alcuni dati entrano naturalmente negli annali della televisione: la conduzione, i partecipanti, i vincitori, l’audience.

Ad essi si aggiungono situazioni, più o meno clamorose, che possono verificarsi di anno in anno, segnando in modo indelebile una determinata serata.

 

Ricordiamo, ad esempio, la morte di Claudio Villa, annunciata in diretta da Pippo Baudo, le incursioni di scioperanti o di personaggi azzardosi come il mitico Cavallo pazzo, la lite tra Morgan e Bugo, il suicidio di Luigi Tenco, la mancanza del pubblico in teatro, a causa della pandemia. 
 

Quest’anno è successo un fatto senza precedenti: la presenza in sala del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per commemorare il settantacinquesimo anniversario della Costituzione, entrata in vigore l’1 gennaio 1948.

Anche gli ascolti sono andati molto bene, segno che Amadeus, giunto al quarto anno di direzione artistica, non stanca e riesce, ogni volta, a proporre un prodotto accattivante.

Che non sempre vuol dire di qualità.

Se due persone, infatti, litigano per strada, si forma subito una folla di curiosi, benché ciò cui assistono non sia un bello spettacolo.

Dicono che il Grande Fratello sia un programma molto seguito, ma nessuno, forse neanche tra coloro lo vedono, lo definirebbe di qualità. 
 

La settantatreesima edizione del Festival della canzone italiana è stata caratterizzata da una serie di contraddizioni, che hanno sicuramente alimentato polemiche, ma allo stesso tempo, hanno acuito la curiosità dei telespettatori, accrescendone il numero.

 

A cominciare dall’annunciato e poi smentito collegamento con il Presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelens’kyj, su cui si è spaccata l’opinione pubblica del Paese.

Alla fine, l’hanno spuntata i contrari, la cui elevata sensibilità avrebbe impedito loro di ascoltare il capo di uno Stato in guerra e subito dopo un cantante in gara.

 

Ma Zelens’kyj era già intervenuto ad un altro festival, quello del cinema a Cannes.

E poi si deve ritenere più adeguata al contesto la testimonianza di una giovane iraniana sulle atrocità commesse da un regime dispotico a scapito di centinaia di ragazze picchiate, violentate e sottoposte a umiliazioni di ogni genere?

 

Evidentemente non è chiaro a tutti che Sanremo non è un programma leggero e che la musica è soltanto uno dei suoi ingredienti.

 

Una vetrina così prestigiosa e seguita deve offrire anche spunti di riflessione e aprirsi al mondo, con intelligenza e oculatezza.

 

È stata molto più inopportuna e indegna la presenza di Fedez, che non avrebbe meritato di salire sul palco dell’Ariston, dopo il cinismo mostrato sulla vicenda di Emanuela Orlandi.  


Contraddittoria è risultata anche la partecipazione di Roberto Benigni, al quale la RAI ha affidato la commemorazione della Costituzione, in continuità con un’altra iniziativa dell’attore toscano, che nel 2012 aveva dedicato alla nostra Carta fondamentale il programma “La più bella del mondo”, trasmesso in prima serata da Rai1.

 

In entrambe le occasioni Benigni è stato molto efficace, proponendo al pubblico un’affascinante esaltazione del testo costituzionale e tessendo l’elogio meritato dei padri costituenti.

 

Peccato, però, che al referendum del 2016, egli si sia espresso pubblicamente in favore del sì, schierandosi con chi voleva fare scempio di “un’opera d’arte, che sprigiona una forza evocativa e rivoluzionaria”.

 

Durante la sua esibizione di martedì scorso, mi venivano in mente quei grandi calciatori, come Cristiano Ronaldo, che sono indubbiamente dei fuoriclasse, ma la cui prestazione risponde più a logiche contrattualistiche che sportive.


Alla serata conclusiva farebbe da corollario a quanto detto finora la vittoria di Blanco, con la sua goffa e indegna imitazione di Jimi Hendrix, che nel 1967 bruciò sul palco la chitarra elettrica, inaugurando una stagione di grandi ed epocali contestazioni giovanili. 


Ma forse questo sarebbe davvero troppo.

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