COMMISSARIATA DAL 2018 PER RIDURLA COSÍ...ultima puntata. Forse

La notizia è secca: il tribunale fallimentare di Catania con decreto del 29 novembre ha dichiarato il fallimento della società Pubbliservizi, partecipata della Città Metropolitana di Catania.
Ne abbiamo scritto tante volte.
Da questo momento si apre il dramma sociale di 360 lavoratori, con le relative famiglie, anche se non ci sarà l'immediata chiusura dell'operatività considerato che è stato autorizzato l'esercizio dell'impresa sino al 31 dicembre: poi si vedrà.
Con lo stesso decreto è stato nominato Sebastiano Cassaniti Giudice Delegato ed i curatori che gestiranno sin da subito l'azienda: gli avvocati Caterina Fascetto, Carmine Catania e Simone Melato.
I commissari nominati dal ministero e che sono riusciti ad ottenere questo bel risultato hanno tre giorni di tempo per consegnare ai Curatori tutta la documentazione necessaria e tornarsene da dove sono venuti.
Nel decreto, che come sempre alleghiamo in calce affinché chi voglia possa farsene opinione autonoma, i Giudici ripercorrono in sintesi la vicenda che interessa questa importante partecipata pubblica, segnalando alcuni passaggi salienti che, ad una lettura attenta, consentono di individuare chiaramente dove potranno rinvenirsi le responsabilità di questo tristissimo epilogo.
Nelle motivazioni della decisione, i Giudici riportano passi interi di corrispondenza intercorsa tra la gestione commissariale di Pubbliservizi e la Città Metropolitana: a leggerla sembra di assistere ad un dialogo tra sordi, per usare un eufemismo.
La gestione commissariale, affidata dal ministero all'avvocata laziale Maria Virginia Perazzoli nel 2018, poi affiancata da altri due commissari nell'estate del 2022, non fa altro che chiedere integrazioni di fondi a Città Metropolitana che però pretende, correttamente, chiarimenti sull'utilizzo che non arrivano mai.
In tutto questo periodo di commissariamento, a leggere gli esiti finali, nessuna riorganizzazione aziendale viene effettuata e persino consulenze e indennità forfettarie risultano confermate, mentre molti dei servizi vengono addirittura “esternalizzati”.
La situazione precipita all'ultima udienza del 22 novembre quando, in contraddizione a quanto sino a quel momento affermato dai commissari e persino comunicato ufficialmente alla stampa, a precisa domanda sul raggiungimento dell'equilibrio finanziario, i commissari affermano testualmente che “in assenza degli “aggiustamenti” indicati nella nota, alla data di oggi non può predicarsi in prospettiva dall’1 gennaio 2023 l’equilibrio economico – finanziario di Pubbliservizi Spa”: e qua si chiude la partita.
A ben leggere infatti tra le righe del decreto, si evince che tutti gli atti e le previsioni proposte venivano sottoposte ad una serie di “condizioni” che molto probabilmente hanno letteralmente messo a dura prova la pazienza del Tribunale che infatti, all'ennesima “condizione” posta dalla gestione di Pubbliservizi mette tra parentesi un (ancora), come a dire “ma basta”.
La conclusione, obbligata dalle affermazioni dei commissari, cui giunge il Tribunale è che nessuna delle condizioni di legge è stata assolta e nessuno degli obiettivi raggiunti, nonostante l'enorme lasso di tempo impiegato con il commissariamento evidentemente inutile e forse, questo lo diranno i Curatori, persino dannoso.
Adesso resta l'amarezza per le sorti di 360 lavoratori e per le loro famiglie.
E sconfortato appare il presidente del Consiglio di Amministrazione della Pubbliservizi, l'imprenditore catanese Giuseppe Molino, che ha rivestito, con gli altri due consiglieri Giuseppe Bonaccorsi e Maria Luisa Aiello, un ruolo meramente formale, essendo la società gestita dai commissari ministeriali.
Nonostante la carenza di poteri, il CdA ha tentato più volte, a testimoniarlo copiosa corrispondenza, di avvertire gli organi responsabili che in assenza di determinati interventi la società non avrebbe superato il vaglio del tribunale, e così è stato.
Le ultime ore dopo l'udienza del 21 sono state febbrili, in attesa per ore che il Commissario Straordinario della Città Metropolitana Federico Portoghese, dopo aver disertato più assemblee dei soci, si degnasse di firmare il decreto di finanziamento che, giunto solo in extremis, evidentemente, non ha convinto il Tribunale.
Per la giornata di oggi, e probabilmente in quelle a seguire, si annunciano mobilitazioni di lavoratori, compresi quelli che recentemente si sono esibiti in singolari raccolte di firme a sostegno dell'operato dei commissari che, considerando l'esito finale, non si capisce bene per cosa meritassero questo sostegno.
Ora, questa la posizione del presidente Molino, potrebbe valutarsi anche un ricorso per riprendere il percorso di salvataggio della Pubbliservizi, a patto che vi sia un intervento più deciso e responsabile del socio proprietario e, magari, con l'ausilio di professionisti capaci di trovare soluzioni adeguate.
Insomma, un brutto Natale e ci mancava solo questa per Catania.
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