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"Le città vanno in rovina quando non sono in grado di discernere 

gli uomini che non valgono nulla  da quelli valenti.”

 

Antistene (445-365 a.C.), in Diogene Laerzio, Vite, VI, 5

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"Ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato”

12-11-2022 05:45

Nicola Filippone

Cronaca, Focus,

"Ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato”

...e c'è uno Stato, in Europa, che sulla materia della gestione dei flussi migratori non può dare lezioni a nessuno

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C’è uno Stato, in Europa, che respinge ottanta migranti al giorno, alla frontiera con l’Italia; che espelle dal proprio territorio stranieri minorenni, registrando sui documenti età diverse da quelle reali; che viola sistematicamente i diritti umani e le norme europee, con comportamenti brutali della polizia e detenzioni abusive.

 

C’è uno Stato, in Europa, che la sera del 27 giugno 1980, secondo la ricostruzione del governo italiano, nell’intento di colpire l’aereo sul quale viaggiava il leader libico Mu’ammar Gheddafi, abbatté invece un DC9 della compagnia Itavia, i cui resti caddero nei pressi di Ustica, uccidendo 81 persone.

 

Lo stesso Stato, trent’anni dopo, ha centrato l’obiettivo, con la cinica e paradossale complicità dell’Italia, destabilizzando politicamente il nord Africa e complicando notevolmente la gestione dei flussi migratori tra le due rive del Mediterraneo.

 

C’è, dunque, uno Stato, in Europa, che su questa materia non può dare lezioni a nessuno.


Detto questo, pensavamo e speravamo di non dovere mai più vedere le immagini, che le televisioni di tutto il mondo trasmettono da giorni, che ritraggono esseri umani, trattati come merce e costretti a rimanere a bordo, in attesa di subire una selezione, che evoca quanto di più ignominioso la mente umana abbia potuto storicamente concepire e attuare.

Fino alla morte del neonato ivoriano, il cui corpicino di venti mesi non ha resistito al freddo della traversata.

Ennesima vittima anonima di una tragedia immane ed epocale. 


Dispiace sapere che la responsabilità politica di quanto sta accadendo è anche italiana, ma disgusta leggere sui social i commenti insulsi di esponenti del governo, accompagnati dai loro visi sorridenti e soddisfatti.

Visi che somigliano tremendamente a coloro che si riempiono la bocca parlando del Vescovo di Roma come del “Santo Padre”, che in campagna elettorale brandiscono bibbie e rosari e che, nei panni di deliranti pontefici massimi, si permettono - dico si permettono - di affidare la nazione alla Madonna.

 

In quel Vangelo ostentato, non so se come feticcio scaramantico, o come ennesimo, vano tentativo di abbindolare una porzione dell’elettorato, si legge che uno dei criteri con cui saremo giudicati è l’accoglienza dello straniero.

 

In Matteo 23, 35-36 è scritto: “ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato”.

 

Il Signore dice “forestiero”, non specifica se fragile o debole o profugo o esule. No.

 

Il cristiano è tenuto a ricevere qualunque straniero bussi alla sua porta.

 

I dettagli che l’evangelista riporta sono piuttosto la fame, la sete, la nudità, la malattia, che mi pare siano tutti presenti nelle persone, che qualcuno vorrebbe, invece, rimandare indietro, come fossero pacchi non graditi, da restituire al mittente.  
 

Ho sentito alcuni commentatori sostenere che il governo abbia sollevato la questione migranti, per distrarre l’opinione pubblica dai veri problemi del Paese, come, ad esempio, la grave crisi energetica.

Non lo so e dunque non lo escludo.

 

Se così fosse, se cioè tale inaccettabile comportamento non esprimesse una reale convinzione ideologica e fosse soltanto una spregiudicata strategia politica, non potremmo comunque accettare che, nel frattempo, degli esseri umani siano tenuti nel vergognoso stato di abiezione in cui stanno da giorni.


Credevamo che con delle elezioni dall’esito chiaro, come quelle del 25 settembre, ci saremmo finalmente sbarazzati dei ministri tecnici, per tornare ad una compagine interamente politica.

 

In parte questo è avvenuto, ma non ho capito perché si è voluto lasciare ad un tecnico il più politico dei dicasteri, quello dell’Interno, che un tempo, addirittura, coincideva con la carica di presidente del consiglio.

 

Ormai è andata così e non penso si possa tornare indietro in tempi brevi, ma per il futuro mi auguro che si eviti la nomina di tecnici, specialmente di quelli che lavorano nel medesimo ministero che dovrebbero ricoprire. 

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