In genere, ormai per tradizione, la domenica la dedichiamo alla Cultura, Arte, Spettacolo, spesso con Talk in diretta con ospiti straordinari.
Questa settimana vogliamo, dobbiamo fermarci un attimo perché la scomparsa della Poesia nelle nostre comunità sta provocando drammi sempre meno controllabili: verso la fine di una civiltà, che ha aspetti diversi e complessi, che vanno dalle guerre atomiche alle tragedie familiari che diventano sociali.
A Palermo, a Ballarò, c'è stata una manifestazione che ha spezzato il muro degli invisibili.
E di questo parliamo oggi, perché facciamo tutti finta che non stia accadendo o che sia marginale, ed invece sarebbe gigantesco anche se riguardasse un solo caso.
Hanno 12, 13 anni, poco più che bambini.
E muiono. Nel sonno, spesso dopo mesi di sofferenze, allucinazioni, istinti violenti.
Sono le vittime del crack, una droga sintetica a basso costo che sta devastando le ultime generazioni.
Della maggior parte di questi nuovi fantasmi non si viene a sapere nulla, vengono rubricate come morti naturali, per ictus o infarto precoci: a 15 anni!

Molti di più sono invece quelli che si trascinano in un vortice di schizofrenia, perchè sono micidiali i sintomi più diffusi che provoca questo maledetto cristallo bianco dall'aspetto innocuo, simile al sale: una demenza crescente ed irreversibile, paranoia, allucinazioni.
A Palermo, in particolare nel quartiere Ballarò, il fenomeno ha assunto dimensioni da allarme sociale e la gente è scesa in piazza, a migliaia, per chiedere la giusta attenzione da parte delle istituzioni che sono troppo impegnate ad occuparsi di mantenere se stesse abbandonando i doveri primari.
Le storie che si raccontano sono aberranti, a partire dalla ragazza universitaria di 19 anni che si prostituisce per una dose: sembravano storie antiche, degli anni '80 dell'eroina, dei "Ragazzi dello zoodi Berlino", e invece il dramma ritorna e sempre più drammatico, abbassando l'età alla prima adolescenza.
Giulio Zavatteri aveva solo 19 anni. A raccontarne la tragedia è il padre Francesco che ha deciso di farne la missione della vita salvarne altri ed ha istituito la "Casa di Giulio".
Giulio era un ragazzo sensibile, talentuoso, amava dipingere: ha cominciato a drogarsi a 14 anni, è finito più volte in comunità ma non ce l'ha fatta ad uscirne ed una mattina, lo scorso 15 settembre, lo hanno trovato nel suo letto privo di vita.
Giulio aveva solo 19 anni.
"La prima dose è gratis - racconta chi conosce le dinamiche - alla seconda ne hai già bisogno come l'aria e nel giro di poco diventi uno zombie che non pensa ad altro che a come procurarsela."
Si scalda la pietra con una pipetta di vetro e se ne inalano i fumi, l'effetto di sballo è immediato e i danni pure, agisce sul cervello in maniera devastante.

Il crack, si legge in letteratura scientifica, è una sostanza stupefacente nata in America e diffusasi a partire dagli anni ottanta. Ricavata tramite processi chimici dalla cocaina, viene assunta inalando il fumo dopo aver sciolto i cristalli.
Provoca psicosi, stati paranoici, schizofrenia aggressività e alienazione. Vengono utilizzate pipe apposite di vetro o ricavate spesso da bottiglie di plastica modificate o lattine.
Si chiama così per gli scricchiolii che provoca quando si scalda.
Il crack è stato originariamente concepito e sintetizzato per uno scopo ben preciso: era destinato ai cocainomani cronici come sostituto della cocaina, in quanto l’assunzione nasale provocava la distruzione dei tessuti nasali, per cui l’unica modalità di assunzione alternativa era rappresentata dall’inalazione.
Il crack induce dipendenza psichica e può portare a un aumento del numero delle assunzioni, anche dopo i primi tempi di assunzione. Un consumo continuato e prolungato può portare all’alienazione dell’individuo con sintomi simili alla schizofrenia, a una forte aggressività o a stati paranoici accompagnati da deliri e allucinazioni. La morte di solito può sopraggiungere per overdose (bastano 800 mg), per colpo di calore e arresti respiratori e/o cardiaci, nonché per ictus o infarto.
Una dose costa circa 5 euro, meno di una merendina, e spesso gli spacciatori si "accontentano" di prestazioni sessuali: un vortice di aberrazione senza fine, che spesso si conclude nella maniera più tragica.
La bellezza di questa gioventù, le speranze, i talenti, tutto bruciato sull'altare di una società costruita dai loro nonni e padri che non hanno saputo tutelarne i sogni, trasformandoli in infelici in fasce, confusi in ambienti ostili dove l'unico obiettivo pare consumare e consumarsi, senza più spazio e tempo per la gioia, per la poesia, per lo stare insieme per il piacere di farlo.
Un tempo bruciato.
A Palermo, a Ballarò, c'è stato un sussulto, un grido.
Da raccogliere, anche a Catania.
Perché i nostri ragazzi sono il tesoro più importante che possediamo e non abbiamo il diritto di farli crescere infelici.