
Piero Angela è stato uno dei volti televisivi più noti e amati dal pubblico, paragonabile ad altri personaggi, immortalati dal piccolo schermo, come il commissario Montalbano, il maresciallo Rocca, don Matteo.
Con la differenza che questi sono protagonisti di fiction, ossia di storie inventate, di finzioni, mentre Angela si è occupato della realtà vera, quella studiata e soprattutto spiegata scientificamente.
La sua morte, improvvisa nonostante la veneranda età, ha suscitato grande commozione nel Paese, tanto più che è avvenuta in piena estate, durante la programmazione, ahimè l’ultima!, delle puntate di Superquark, la storica trasmissione da lui ideata e condotta per anni, evoluzione della più antica, Quark, andata in onda per la prima volta il 18 marzo 1981.
Naturalmente l’Italia si è stretta attorno ai familiari del grande giornalista scomparso, in particolare del figlio Alberto, suo erede anche professionalmente, che l’ha ricordato ai funerali con un discorso molto apprezzato e commovente.
Ma l’occasione era troppo ghiotta per farla passare senza polemiche e critiche, che hanno attraversato, per giorni, i social (non saremmo stati in Italia altrimenti!), probabilmente scatenate dalla notizia che Piero Angela avrebbe avuto delle esequie laiche.
Da lì è partita una discussione sul rapporto tra scienza e fede, sulle antitesi di scientismo e superstizione, materialismo e spiritualismo, sull’opportunità di “beatificare” un non credente.
Ora, capisco che possiamo anche dispiacerci perché una persona che noi stimiamo non condivide le nostre idee o, come in questo caso, il nostro credo religioso.
Ma questo non può condizionare né l’ammirazione nei suoi confronti né, tanto meno, il suo valore umano e il suo spessore culturale e professionale.
Nella fattispecie, ci sono almeno tre meriti che vanno riconosciuti a Piero Angela, che costituiscono gran parte della sua grandezza e notorietà e che, apparentemente, prescindono dalla sua fede.
Il primo è la chiarezza, la capacità, cioè, di affrontare temi assai complessi, con un linguaggio semplice e accessibile a tutti. Angela parlava di cromosomi, dna, elettroni, etologia, storia, psicologia, educazione civica, risultando comprensibile a ognuno, indipendentemente dal titolo di studio di cui gli spettatori erano in possesso.
Anzi, la sua conduzione era gradevole, accattivante, affascinante, coinvolgente, in grado di ingenerare in chi lo seguiva anche la passione per gli argomenti sviluppati.
Questo spiega i grandi ascolti, insoliti per un programma scientifico, e il legame familiare che tutti sentivamo di avere con lui, quando compariva in video, con le gambe accavallate, la voce pacata, il sorriso gentile e la gestualità, contenuta ma efficace.
Un’altra virtù innegabile era l’uso appropriato e intelligente del mezzo televisivo, concepito sempre a servizio della gente comune, come strumento funzionale a migliorare il pubblico, arricchendolo culturalmente, elevandolo, ingentilendolo.
Uno stile che già ci manca, tra palinsesti che spesso propongono il nulla rivestito di volgarità.
A lui si deve una televisione mai banale, né scontata, al contrario molto interessante, istruttiva, educativa, pregevole.
Vorrei, infine, sottolineare la correttezza di Piero Angela, il quale è riuscito pure a lasciare un successore, ma solo dopo averlo ben preparato, fornendogli gli strumenti culturali che l’hanno reso degno di potere affiancarlo e, un giorno, prendere il suo posto.
Nessuno ha mai potuto insinuare che Alberto debba la sua fortuna soltanto al cognome che porta.
Purtroppo, dobbiamo dire, che nel mondo dello spettacolo e, in generale, della televisione, negli ultimi tempi abbiamo assistito ad una pesante involuzione della qualità di certi programmi.
Ormai è sufficiente spogliarsi, offendere, dire parolacce davanti ad una telecamera, per diventare subito divi.
Talora sembra che l’ignoranza, il cattivo gusto, la superficialità siano i lasciapassare più richiesti per fare carriera.
Il successo di Piero e Alberto Angela è, invece, la dimostrazione che la competenza può ancora pagare, che la raffinatezza continua a essere un pregio, che la cultura è essenziale alla vita degli uomini.
Edith Stein diceva che chi è alla ricerca della verità, che lo sappia o no, è alla ricerca di Dio, Piero Angela ha dedicato l’esistenza a cercare e divulgare la verità.
E non importa se l’ha fatto con i soli mezzi della scienza e con un approccio sostanzialmente positivistico.
Quattro secoli fa, Galilei ci ha insegnato che, essendo la verità una, non può esserci né contrasto né differenza tra quella scientifica e quella religiosa.
Pertanto, da credente, mi sento di potere concludere che con il suo lavoro egli abbia reso un ottimo servizio alla verità e, che lo sapesse o no, anche a Dio.