Dell'appalto per la gestione dei rifiuti a Catania ci siamo occupati più volte: basta ricordare che è il più importante d'Italia con gli oltre 335 milioni complessivi nei suoi tre lotti.
È stata dimostrata la sua antieconomicità, che risulta chiara dal fatto abbastanza inquietante che nessuna delle aziende leader del settore ha ritenuto di poter partecipare alla gara d'appalto: nonostante fosse un bando europeo di grande importo, soltanto 3 le aziende prtecipanti e tutte e tre con qualche problemino.
Al momento della gara la maggior parte degli esperti, sindacati in primis, denunciarono come un appalto simile poteva risultare appetibile soltanto a chi avesse "logiche extra aziendali" o "strumenti di compensazione alternativi", diciamola così, che magari possano consentire "risparmi" che altri non riuscirebbero ad assicurarsi.
Sulle condizioni della città inutile infierire: è tra le più sporche d'Europa ed i social di tutto il mondo sono pieni di foto di turisti che si immortalano tra cumuli d'immondizia.
E ancora il bello deve venire con l'inizio delle scuole, considerato che il geniale capitolato prevede la raccolta diurna e ci sarà da ridere con gli autocompattatori in giro per la città dalle 7 del mattino!
Ma ora le notizie che giungono dalla Campania mettono un altro pesante macigno.
Come sappiamo, l'appalto, per motivi in realtà mai compresi, è sato diviso in tre lotti: Sud, Nord e Centro.
Sui primi due al momento sorvoliamo, l'ultimo, quello Centro, è il più oneroso per le tasche dei cittadini: ben 163 milioni di euro.
Dopo alterne vicende e problemi burocratici, è stato aggiudicato al Consorzio GEMA, con sede a Salerno, cha ha iniziato il servizio da qualche settimana ma che ancora pare non abbia firmato il contratto con il comune di Catania.
Proprio dalla Campania giungono, dicevamo, notizie che gettano più di un'ombra e rischiano di confermare quanto si riportava all'inizio in ordine alle perplessità di sindacati ed esperti del settore in ordine alla sostenibilità dell'appalto.
Allegati al decreto di scioglimento ci sono sia l'atto del Ministro dell'Interno Lamorgese che spiega le ragioni della richiesta di commissariamento antimafia, sia la relazione del prefetto, entrambi pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale del 14 luglio.
Nella prima, la relazione del Ministro che chiede lo scioglimento, si legge: "La commissione si e' inoltre soffermata sulle procedure seguite per l'affidamento del servizio di raccolta, trasporto e smaltimento dei rifiuti solidi urbani e di gestione del centro di raccolta comunale, ritenute non conformi alla disciplina degli appalti pubblici e alla legge della Regione Campania n. 14/2016 sulla costituzione degli enti d'ambito. L'organo ispettivo riferisce che sin dal 2010 tali servizi sono stati affidati, dopo espletamento di gara, ad una societa' e allo scadere del contratto settennale dell'appalto, il servizio e' stato piu' volte prorogato illegittimamente alla stessa ditta affidataria per un periodo complessivo di due anni e due mesi. Tale proroga, peraltro, e' stata adottata in violazione della predetta norma regionale e della deliberazione assunta dal consiglio comunale l'8 agosto 2016 di adesione all'ente d'ambito, senza che a cio' abbiano fatto seguito, per tempo, le dovute iniziative che avrebbero determinato, ai sensi degli articoli 25 e 40 della suddetta legge regionale, la cessazione automatica di nuovi affidamenti del servizio rifiuti in conseguenza dell'individuazione del nuovo gestore del servizio integrato da parte dell'ente d'ambito.
Viene riferito che solo nel giugno 2019, il competente ufficio comunale ha verificato che l'ATO competente non
aveva avviato le procedure di gara per il servizio in questione e quindi ha indetto una nuova gara d'appalto per un importo di quasi 28 milioni di euro, gara il cui esito si e' risolto favorevolmente per la societa' gia' affidataria dell'appalto.
Al riguardo, viene rilevato che, oltre alle illegittimita' gia' segnalate per le ripetute proroghe, anche in tale occasione non e' stata attualizzata la certificazione antimafia, facendo riferimento, per la stipula del nuovo contratto avvenuta il 29 maggio 2020, alle richieste di certificazione antimafia del 2010 relative al contratto precedente; a cio' si aggiunga che la stipula del nuovo contratto, e' ben precedente alla comunicazione della prefettura di Salerno di avvenuta iscrizione della ditta appaltatrice nelle white list in data 29 ottobre 2020. Al riguardo si evidenzia, poi, che recentemente la prefettura di Salerno, in sinergia con i gruppi ispettivi antimafia operanti a Napoli e Salerno, ha avviato nei confronti della predetta societa' appaltatrice il procedimento finalizzato all'adozione del provvedimento interdittivo, in considerazione degli elementi ostativi
alla permanenza della iscrizione della suddetta ditta nelle white list, sussistendo il pericolo di condizionamento della criminalita' organizzata.
Risulta, inoltre, che alcuni componenti del consiglio di amministrazione della societa' incaricata del servizio hanno rapporti di stretta parentela con affiliati a clan camorristici.
Inoltre, un dipendente di tale consorzio, stretto congiunto di un amministratore comunale in carica, risulta indagato in un procedimento penale avviato dalla procura della Repubblica presso il Tribunale - Direzione distrettuale antimafia di Napoli.
Lo stesso viene anche considerato nella relazione prefettizia come dominus effettivo della predetta societa' e risulta aver avuto funzioni apicali in un'altra ditta, poi colpita da interdittiva antimafia, proprio per collegamenti con la criminalita' organizzata locale.
Un altro dipendente risulta essere uno stretto discendente di un noto pregiudicato locale, deceduto, condannato per il reato di cui all'art. 416-bis del codice penale.
Peraltro, nella relazione prefettizia viene sottolineato che la societa' appaltatrice e' la stessa che ha operato, sempre per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, in un altro comune della provincia, anch'esso sciolto per infiltrazioni mafiose, presso il quale tale servizio e' stato revocato dalla commissione straordinaria, ai sensi dell'art. 145, comma 4, TUOEL; infatti, dall'esame del provvedimento di revoca si evince, tra l'altro, che la
ditta affidataria effettuava la sosta del propri automezzi adibiti alla raccolta dei rifiuti in un terreno di proprieta' di una societa' immobiliare riferibile ad un imprenditore contiguo ad un locale clan camorrista.
Si precisa, altresi', che la legittimita' della predetta revoca e' stata confermata in sede di ricorso in appello con la sentenza del Consiglio di Stato n. 3814/2022, pubblicata il 16 maggio 2022.
Viene altresi' riferito che gli uffici comunali di San Giuseppe Vesuviano, pur in presenza di segnalazioni di disservizi causati dalla ditta affidataria, hanno ripetutamente omesso di avviare le relative contestazioni, avvenute solo dopo la stipula del contratto del 2020, avvantaggiando cosi' il gestore del servizio nella rinnovata procedura di gara; inoltre, viene segnalato che per la gestione dell'isola ecologica, anch'essa assegnata alla stessa societa', non risulta effettuata alcuna valutazione sulla congruita' del prezzo proposto, ne' risulta stipulato dal 2017 alcun contratto.
Irregolarita' in parte analoghe a quelle rilevate sono emerse anche dall'analisi delle procedure relative all'appalto del servizio di conferimento dei rifiuti di natura organica, per il quale si riferisce che nei confronti della ditta ripetutamente affidataria dei lavori non risulta siano state effettuate, da parte del comune, le verifiche dei requisiti soggettivi di cui all'art. 80 del decreto legislativo n. 80/2016, ne' acquisita la certificazione antimafia."
Quella del Ministro per l'Interno riprende la più approfondita relazione ispettiva del prefetto di Napoli, che nelle sue 48 pagine ne dedica ben 4 (dalla 24 alla 28) all'appalto dei rifiuti con dovizia di particolari e collegamenti, dando anche atto che sulla revoca dell'appalto è in atto un contenzioso innanzi al TAR adesso in sede di appello.
Ulteriori conferme sulle "criticità" che coinvolgono il Consorzio GEMA si rinvengono in un decreto della Corte d'Appello del Tribunale Civile di Napoli che si pronuncia in merito ad una complessa questione riguardante la incandidabilità di alcuni amministratori pubblici coinvolti nello scioglimento per mafia del comune di Sant'Antimo in provincia di Napoli.
Il nome del Consorzio GEMA ricorre in più passaggi della deliberazione della Corte d'Appello, con la conferma dell'apparteneza di alcuni suoi amministratori ad ambienti pericolosi, oggetto di più approfondite indagini in sede penale antimafia.
Si legge che "Anche nella vicenda dell’affidamento del servizio rifiuti al Consorzio GEMA spicca la presenza dell’ing. Valentino per un’assegnazione di più che discutibile legittimità (come si avrà di chiarire esaminando la posizione di Teresa Pedata), non a caso revocata dai Commissari Straordinari, peraltro ancora una volta a favore di soggetto imprenditoriale riferibile ad esponenti della criminalità organizzata gravati da reati per associazione mafiosa (v. pagine nn. 150, 161, 166, 170, 176 della relazione di accesso).
E ancora viene dato atto di come venga affidato "il servizio di raccolta dei rifiuti urbani con procedura amministrativa viziata da profili di illegittimità perché effettuata, pur non sussistendo i presupposti previsti dal Codice degli Appalti, con procedura negoziata senza pubblicazione del bando e con criterio di aggiudicazione del minor prezzo, al “Consorzio Gema”, amministrato da Vincenzo Calce, Gabriele Calce e Alfonso Zito, destinatari di provvedimenti cautelari per associazione a delinquere e soggetti legati alla locale criminalità."
E ancora: "con determina dell’8 marzo 2019, si diede avvio alla procedura di affidamento senza pubblicazione del bando, “governata” dall’onnipresente ing. Valentino (v. determina n. 12 del 18 aprile 2019 della Centrale Unica di Committenza di Sant’Antimo, da questi presieduta), con assegnazione al consorzio GEMA (i cui amministratori Vincenzo e Gabriele Calce ed Alfonso Zito, soggetti che il Tribunale ha indicato essere legati alla locale criminalità e destinatari di provvedimenti cautelari per associazione per delinquere), successivamente revocata dai Commissari Straordinari con delibera n. 58 del 12 novembre 2020 per le ravvisate suesposte illegittimità."
MA INSOMMA...