Il matinèe di questa domenica, ideato dal direttore di SudStyle Aldo Premoli e condotto dal direttore editoriale del Gruppo Sudpress Pierluigi Di Rosa, partendo dai percorsi artistici di due grandi artisti contemporanei, proverà a ragionare sull'arcano mistero di questa "identità siciliana" che ad ogni generazione si arricchisce di complessità e resta intatta dovunque si insedi chi ne è portatore: maledizione o benedizione?
Con noi in studio dunque gli artisti Giuseppe Veneziano, nato a Riesi ma residente a Milano, e Francesco Lauretta, nato a Ispica ma residente a Firenze.
E poi lo storico dell’arte Vito Chiaramonte che ha prodotto uno straordinario testo critico per la mostra di Caltanissetta.
E per la prima volta anche Ivan Quaroni, il “milanese’ che ha prodotto il testo critico per la mostra Le cento Sicilie attualmente in corso a Palazzo Ciampoli a Taormina
Oltre che sulle home page delle testate del gruppo, si andrà in diretta alle 11 sulle pagine Facebook di Sudpress e SudStyle e sul canale Youtube.
Tranquilli: non intendiamo certo parlare dell’ etichetta appiccicata all’ennesimo assessorato inutile di una regione potenzialmente come nessun’ altra “bellissima”, ma attualmente disgraziatamente lontana dal potersi fregiare di questo titolo.
Gesualdo Bufalino già a metà degli anni '80 nel suo libro "Cere perse", tentando di tracciare un identikit del popolo siciliano, scrisse: “Soffre la Sicilia di un eccesso di identità”.
E certo… greci, romani, cartaginesi, bizantini, arabi, normanni, francesi, spagnoli, borboni, piemontesi – si sono riversati su questa terra che è stata, a suo modo, ombelicus mundi … laterale sempre eppure mai provincia.
Proviamo a cimentarci questa domenica con un argomento così affascinante e dolente insieme, prendendo spunto dall’attività di due artisti siciliani celebri ma tra loro diversissimi.
Tutti e due emigrati al Nord, proprio in questo momento vantano mostre importanti uno a Lissone (Monza) l’altro a Caltanissetta.
GIUSEPPE VENEZIANO nasce a Mazzarino (CL) il 22 febbraio del 1971.
Vive a Riesi (CL) fino all'età di 18 anni.
Si laurea in architettura nel 1996 presso l’Università di Palermo.
Dal 2002 si trasferisce definitivamente a Milano, dove attualmente vive, per dedicarsi esclusivamente all’attività di pittore e insegnante.
La prima volta che il lavoro pittorico di Giuseppe Veneziano viene notato in ambito nazionale risale al 2004 in occasione della mostra dal titolo “In-Visi” curata dallo scrittore Andrea G. Pinketts presso il locale “Le trottoir”.
Tra le opere esposte è presente anche un ritratto gigante di Osama Bin Laden.
Ma l'opera che fece più discutere fu un ritratto dell’artista Maurizio Cattelan con un cappio al collo.
Veneziano appese l'opera all'albero dove un mese prima l'artista padovano aveva appeso tre bambini fantoccio.
Nel 2006 Veneziano fa di nuovo parlare di sé in occasione della mostra “American Beauty” presso la prestigiosa e storica galleria “Luciano Inga Pin” in Milano. Fra le opere presenti viene esposto anche un quadro che raffigura la famosa scrittrice Oriana Fallaci decapitata. Il titolo dell’opera è “Occidente, Occidente”. Secondo gli intenti dell'artista quella raffigurazione voleva essere una riflessione sul clima di paura che viveva l’Europa dopo l’11 settembre e le stragi di Madrid e Londra.
Nel 2007 partecipa alla VI Biennale di San Pietroburgo dove viene premiato per l’originalità del suo lavoro pittorico; nel 2008 è tra i venti artisti invitati a rappresentare l’ltalia alla mostra “Artâthlos” in occasione dei XXIX Giochi Olimpici di Pechino; nel 2009 partecipa alla IV Biennale di Praga;
Nel 2009 un altro quadro dell'artista siciliano dal titolo “Novecento” cattura l’interesse del pubblico e dei media. L'opera è una riflessione sul rapporto tra sesso e potere. Vengono rappresentati alcuni protagonisti della storia politica del novecento (Hitler, Stalin, Mussolini, Berlusconi) in atteggiamenti lascivi con eroine dei fumetti e porno star. L’opera è stata battezzata dalla stampa “L’orgia del Cavaliere”. Nell’enorme quadro, in primo piano, si vede Berlusconi a letto con Cicciolina. Il quadro è stato esposto due mesi prima che scoppiassero gli scandali dei festini nelle residenze di Silvio Berlusconi. A dare sostegno all'artista interviene lo scrittore Aldo Busi.
Nel 2011 Vittorio Sgarbi lo invita a partecipare al Padiglione Italia della 54 Biennale di Venezia. Nella prestigiosa esposizione lagunare l'artista espone un'opera dal titolo: “Solitamente vesto Prada”; il dipinto viene notato dagli stilisti Dolce&Gabbana che gli commissionano due nuove opere per la loro collezione. Nel 2012 Ivan Quaroni lo seleziona tra i 60 artisti italiani che partecipano alla Biennale Italia-Cina. Nel 2015 partecipa alle ExpoMilano invitato nella mostra “Tesori d'Italia”. Nel 2016 una sua opera è entrata a far parte della collezione permanente del Museo MACS di Catania. Nello stesso anno inizia a insegnare all'Accademia di Belle Arti “Aldo Galli” di Como.
Nel 2017 partecipa alla “Design Week” di Milano con una scultura in marmo statuario di Carrara dal titolo “White Slave”, in cui viene rappresentata una sexy biancaneve seduta su una sedia “Panton” con le mani legate. L'opera viene esposta nei prestigiosi spazi di Palazzo Crespi e riscuote molto successo, circa 17.000 visite in 5 giorni. Nello stesso anno inizia una collaborazione con la Galleria “Kroinsben” di Monaco di Baviera.
Nel 2019 una mostra dal titolo “Storytelling” realizzata dentro il Palazzo Ducale di Massa porta il nome Veneziano di nuovo sulle cronache nazionali per la presenza di un’opera dal titolo “LGBT”. Nello stesso anno realizza presso il Museo d’Arte Contemporanea Belmonte Riso di Palermo la mostra personale “Fantasy” a cura di Aurelio Pes. Contemporanea Palazzo Belmonte Riso di Palermo.
Nel 2021 viene invitato da Vittorio Sgarbi al Museo MART di Rovereto nella mostra “Botticelli. Il suo tempo e il nostro tempo”. Nello stesso anno realizza la mostra pubblica “The Blue Banana” di sculture monumentali in Piazza Duomo a Pietrasanta, risultando essere la mostra più fotografata dell’estate in Italia.
Dalla critica e dalle riviste di settore è riconosciuto come uno dei massimi esponenti della “New Pop italiana e Internazionale” e del gruppo “Italian Newbrow”.
FRANCESCO LAURETTA, (Ispica, 1964), Vive a Firenze.
Dopo studi tecnici, si trasferisce a Venezia e frequenta l’Accademia di Belle Arti nell’aula di Emilio Vedova.
Si diploma nel 1989 si trasferisce a Torino nel 1991 dove conosce gli artisti dell’arte povera e inizia a realizzare opere installative.
Comincia con l’esporre opere bianche, sculture monumentali che rasentano il minimalismo, e olfattive.
Utilizza petali di sapone che deposita su cassetti che destabilizzano elementi riconoscibili d’uso comune quali sofà, altari, porte, pareti, eccetera.
Espone anche lettere e progetti simili a grandi cartoline su pergamene trasparenti.
Nel 1992 incomincia a riflettere sulle possibilità della pittura, intorno al suo medium, e realizza la prova di un primo quadro che definisce “fotocoppia”: la copia fedele di una fotocopia, realizzata con colori ad acqua in bianconero, che riproduce lo scolabottiglie di Marcel Duchamp.
Nel 2003, dopo un breve viaggio di ritorno in Sicilia si definisce pirandellianamente “pittore”, e da quel momento si approfondisce il tormentato rapporto con questo medium che lo conduce oggi a definirsi un “ingegnere” ponendo l’accento non tanto sulla semplice rappresentazione quanto sulla costruzione di un’immagine.
Tra il 2003 e il 2011 espone in numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero e realizza alcuni video grotteschi, vere e proprie riflessioni sui luoghi comuni degli artisti, e sui rapporti marginali tra arte e territorio.
Nel 2007 vince il Premio Agenore Fabbri e si trasferisce a Firenze.
Nel 2010 inizia a scrivere alcune allegorie dal titolo “I racconti funesti” che spiegano l’opera della costruzione – un processo che da quel momento lo assorbe totalmente – col disegno (gli spolveri), con la pittura, con la scrittura, il video, e la performance.
La richiesta per personali e collettive nel solo periodo 1981 – 2015 è arrivata da almeno 100 gallerie.
Da allora il suolavoro ècntinuato a circolare dentro e fuori la Sicilia. Il “Festival Lauretta” al Museo d’Arte Contemporanea di Lissone è la sua esposizione più recente.
IVAN QUARONI è critico, curatore e giornalista, ha scritto per le riviste Flash Art, Arte e Arte in.
Ha curato numerose mostre in spazi pubblici e gallerie private e ha pubblicato i libri Laboratorio Italia.
Nuove tendenze in pittura (2008, Johan & Levi), Italian Newbrow (2010, Giancarlo Politi) e Beautiful Dreamers.
Il nuovo sogno americano tra Lowbrow Art e Pop Surrealism (2017, Falsopiano).
Insegna Storia dell’arte contemporanea all’Accademia di Belle Arti Aldo Galli di Como e Fenomenologia delle arti contemporanee allo IED - Istituto Europeo di Design di Milano.
VITO CHIARAMONTE (1973) è Storico dell’arte e docente.
Si laurea nel 1997 con una tesi di Storia comparata dell’arte dei paesi europei.
Ha svolto attività didattica presso Unipa, dal ‘98 al 2004, quando ha iniziato a insegnare lettere classiche.
Phd in Storia dell’arte si è occupato principalmente di pittura e architettura del Seicento e di storia del restauro.
Ha partecipato alla realizzazione di numerose mostre e cataloghi come saggista e curatore. Insegna Storia dell’arte medievale e Storia dell’arte moderna presso Abadir dal 2012.
Nell’ambito della didattica dell’arte ha ideato e scritto strumenti multimediali dedicati all’analisi dell’immagine.
Oggi coordina la scuola secondaria di primo grado dell’Istituto Gonzaga di Palermo. Dalla primavera del 2018 è direttore didattico di Abadir.