Mentre i cittadini si preparano all’arrivo di Medicane, il Ciclone del Mediterraneo svuotando i supermarket e riempiendo le dispense nella miglior tradizione dei film americani sulle catastrofi naturali, il dibattito sui social e sulle testate giornalistiche si colora delle solite considerazioni: emergenza, evento straordinario, cambiamento climatico.
Il risultato, come sempre, è che il disastro della giornata di martedì 26 ottobre e i morti e i dispersi di quelle giornate “non erano preventivabili” ed è stata “ tutta colpa della straordinarietà ed eccezionalità degli eventi atmosferici”.
Posto che abbiamo già dimostrato ieri come degli acquazzoni di settembre/ottobre se ne ha memoria da sempre (e adesso ci sono pure i social con video e immagini di cittadini/reporter a tenerne traccia), oggi possiamo affermare con assoluta certezza che la colpa è di chi ha amministrato e amministra questo territorio.
Destra e sinistra, passato e presente. Nessuno escluso.
E a dirlo non siamo noi. Ma “le carte”, come sempre.
Il famoso Canale di Gronda e la fantomatica nuova rete fognaria fanno parte di una serie di interventi inclusi nel Fondo per lo Sviluppo e la Coesione 2014-2020 i cui stanziamenti fanno parte del Patto per Catania.
Ma il dato che ci interessa mettere in evidenza oggi, puramente quantitativo ma che dà il metro dell’interesse di chi ha amministrato e amministra la città di Catania, ce lo fornisce la Sezione Centrale di Controllo sulla Gestione delle Amministrazioni dello Stato della Corte dei Conti con la Deliberazione n. 17/2021/G del 18 ottobre 2021, dal titolo “Gli interventi delle Amministrazioni dello Stato per la mitigazione del rischio idrogeologico”.
Il primo dato che emerge è quello relativo alla distribuzione regionale degli importi finanziati nel decennio 2009-2019 per far fronte al dissesto idrogeologico in Italia:
“Dall’esame di questi dati - scrivono i Giudici - si rileva come la Sicilia sia la regione cui sono state assegnate le maggiori risorse con circa 789 milioni di euro, seguita dalla Lombardia con 598 milioni di euro, dalla Toscana (591 milioni), dalla Campania (486 milioni) e dalla Calabria con 452 milioni di euro”.
Ma che fine hanno fatto queste somme?
Dalla tabella riassuntiva che riportiamo sotto per comodità ma che potete visionare a pagina 79 della relazione la Regione Siciliana avrebbe somme assegnate per oltre 585 milioni di euro, di cui solo 25 milioni impegnati e già pagati (e quindi lavori avviati o conclusi) per un totale di soli 9 (NOVE) milioni di euro.
Parliamo dell’1,5% dell’importo assegnato. Su Fondi FSC 2014-2020.
E Catania?
Catania avrebbe dovuto attingere da due “bacini” di fondi diversi. Così come per altre grandi città italiane, l’allora Governo Renzi aveva infatti previsto un piano ad hoc: il famigerato Patto per Catania. Che per la sola voce legata al dissesto idrogeologico prevedeva lo stanziamento di 31 milioni di euro.
Impegnati? ZERO. Pagati? Ovviamente zero.
Questi 31 milioni di euro sarebbero dovuti servire alla riqualificazione e sistemazione idraulica torrenti Forcile, Nitta e Bummacaro nei quartieri Librino e Santa Maria Goretti con opere di sistemazione idraulica e regimentazione acque.
A dircelo è OpenCoesione il portale di open government sulle politiche di coesione in Italia. Sul portale sono navigabili dati su risorse programmate e spese, localizzazioni, ambiti tematici, soggetti programmatori e attuatori, tempi di realizzazione e pagamenti dei singoli progetti. Tutti possono così valutare come le risorse vengono utilizzate rispetto ai bisogni dei territori.
Come vengono utilizzate le risorse a Catania? Non vengono utilizzate.
Lo schema di riepilogo del progetto dei torrenti Forcile, Nitta e Bummacaro riporta quanto vedete di seguito.
L’inizio dei lavori era previsto per il 2 marzo 2019 e la conclusione… il 2 OTTOBRE 2020. L’anno scorso.
Se questo fosse stato fatto il villaggio Santa Maria Goretti non si sarebbe allagato.
Ma ci sono anche altri due progetti.
Il completamento depuratore consortile di Catania ed estensione della rete il cui obiettivo, si legge su OpenCoesione sarebbe stato “Accrescere la capacità di offerta, la qualità e l'efficienza del servizio idrico, e rafforzare la difesa del suolo e la prevenzione dei rischi naturali”.
Stanziamento 213 milioni di euro e spiccioli. Usati ZERO.
I lavori sarebbero dovuti partire nel gennaio di quest’anno e si sarebbero dovuti concludere il 29 settembre appena passato. Mai iniziati.
Ma che a nessuno venga in mente di dare la colpa solo all’amministrazione attuale. Il patto per Catania fu firmato il 30 aprile 2016, giusto a metà mandato di Enzo Bianco.
L’ultima revisione sull’uso dei fondi stanziati che risulta sul sito dell’Agenzia di Coesione porta data giugno 2018: due anni dopo la firma del patto e a fine sindacatura di Enzo Bianco che del Patto per Catania ci ha fatto una bandiera in campagna elettorale.
All’epoca vi era in fase di affidamento il 7% dei progetti e in corso di esecuzione solo il 3%
I cugini palermitani, nello stesso periodo avevano già cantierato il 50% dei progetti.
Ah, poi c’è il completamento del famosissimo collettore pluviale b, per il quale furono stanziati oltre 53 milioni del PIANO FSC AMBIENTE.
Inizio lavori? 25 gennaio 2022.
Fine prevista dei lavori: il 15 novembre 2022.
Facciamo ancora in tempo a vedere qualche altra “alluvione straordinaria”.
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