Ne avevamo scritto poco più di una settimana fa usando tutti i condizionali del caso, ma dal giorno della pubblicazione dell’articolo sulla morte per infarto di una passeggera presso l’aeroporto Fontanarossa e sulla strana assenza di defibrillatori i messaggi di conferma da parte di lettori e fonti vicine alla nostra testata si sono susseguiti.
E tutti confermano la versione raccontata sulle pagine del nostro giornale: massaggio cardiaco a mani nude e nessun defibrillatore.
Possibile che in un luogo di transito di migliaia di persone al giorno non ci siano - come da normativa nazionale - i dispositivi di intervento in caso di arresto cardiaco?
Eppure nonostante le verifiche e le ricerche in banca dati non siamo riusciti a trovare informazioni rispetto all’acquisto o al rinnovo di defibrillatori all’interno dell’aerostazione etnea.
L’unica traccia che si trova è riferita ad una donazione fatta da SEUS nel 2014: quello ricevuto dall’Aeroporto Fontanarossa faceva parte di 310 defibrillatori “in luoghi pubblici della Sicilia strategici per tipologia e presenze”.
Ma un defibrillatore ha durata massima di 5 anni quindi: ammettendo che l’unico presente nell'aeroscalo potesse essere quello donato dalla SEUS nel 2014 perché non c’è traccia di revisioni dello stesso?
Perché nessuna nota, commento o smentita ufficiale da parte di SAC è giunta alla nostra redazione?