
"Stiamo lavorando per realizzare una 'banca dati delle scritture', mirata ad agevolare l'individuazione delle falsificazioni, fenomeno da arginare e peraltro in costante aumento: un prezioso ausilio per la grafologia forense".
Lo annuncia il presidente nazionale Anigrafed, Salvatore Giuliano, che aggiunge: "Pronto il progetto, elaborato sull'esempio della 'banca delle voci' proposta da Giovanni Falcone. Dialogheremo anche con la ministra Cartabia".
Nell'epoca dei big data, nuova frontiera della tecnologia digitale, anche la grafia che contraddistingue il soggetto si presta ad arricchire maxi archivi utili a coadiuvare indagini e verifiche, soprattutto nell'ambito delle perizie grafologiche.
Sistemi di autenticazione biometrica, intercettazioni, riconoscimento vocale, analisi grafica dei tracciati sono soltanto alcuni elementi di indagine che oggi consentono di identificare una persona sulla base di una o più caratteristiche biologiche e comportamentali, da comparare con dati precedentemente acquisiti. Un’idea utopica soltanto trent’anni fa.
In questi giorni si è parlato con molto interesse della proposta che Giovanni Falcone avrebbe voluto realizzare', ossia creare una "banca delle voci" per riconoscere gli intercettati.
Un'iniziativa analoga riguarda oggi la creazione di una "banca delle scritture", di cui è ideatore e promotore il presidente nazionale dell’Anigrafed (Associazione nazionale grafologi forensi esperti documentali).
«Parlare e scrivere sono due formidabili veicoli di comunicazione - sottolinea Salvatore Giuliano - A differenza di sguardi e gesti le grafie lasciano “impronte” coglibili e osservabili. Senza dubbio la scrittura più della voce. Nell’ambito della criminalistica, disporre di un archivio di voci e di scritture può essere dunque molto utile, soprattutto nei casi di reiterazione di reati».
Inoltre la creazione di una simile banca dati potrebbe aiutare nello svolgimento delle indagini e portare a risultati più chiari.
«Negli ultimi anni del secolo scorso, realizzare una banca dati di voci poteva sembrare velleitario per motivi di natura tecnica solo in parte risolti - continua Giuliano -. In ogni caso sarebbe stato già allora possibile procedere alla raccolta e alla classificazione delle voci non allo scopo diretto di pervenire a una identificazione, quanto a individuare le inflessioni dialettali, distinguere tra cadenze diverse (variabili anche tra centri vicini) cogliere le sfumature causate dalla permanenza all’estero, tanto per fare qualche esempio. Lo stesso dicasi per la scrittura, ci sono soggetti che l’hanno volutamente modificata negli anni o che hanno subito influenza dall’ambiente culturale e sociale frequentato. Senza dire che un omonimo seriale può riprendere la propria attività dopo una pausa anche di anni».
Per creare una banca di scritture «potrebbe seguirsi la procedura destinata alla raccolta delle impronte digitali: basterebbero pochi minuti in più - continua il presidente Anigrafed -. Il materiale raccolto andrebbe conservato rispettando alcuni criteri: età, scolarizzazione, natura del reato in contestazione, tanto per citare qualche dato».
Quanto alla possibilità se identità di voci e identità di mano sono affidabili e sicure ai fini di una condanna, chiosa «Siamo tutti in attesa che venga inventato l’arci-computer capace di rispondere a tutto, nel frattempo bisogna attrezzarsi nel decodificare tutto ciò che è possibile, senza andare subito ai risultati assoluti. Si parla di migliorare i tempi del processo, ma sarà pure utile intanto migliorare e raffinare gli strumenti di indagine».