
L’ALTO ADRIATICO, LE FOIBE E L’ESODO GIULIANO-DALMATA
Giorno 10 febbraio si celebra il Giorno del Ricordo, istituito nel 2004 per ricordare le vittime dell’esodo giuliano-dalmata e dei massacri delle foibe. Quest’anno, abbiamo avuto la possibilità di partecipare alla presentazione del libro di Claudio Vercelli, il quale ha voluto raccontare una parte degli eventi che hanno caratterizzato e definito il XX secolo. Per comprendere a pieno lo sviluppo degli eventi, l’autore ha ritenuto necessario ricercarne le radici nella secolare contesa dei confini di nord-est tra il popolo italiano e quello slavo.
Alla fine della Prima Guerra Mondiale, infatti, vennero delineati dei nuovi confini: gli slavi videro sottrarsi una cospicua fetta dell’Istria dagli italiani e una parte di loro si ritrovò a vivere in un territorio straniero, sotto il dominio di un altro popolo. Ciò diede vita ad un sentimento di malcontento, che iniziò ad avere gravi ripercussioni già nel 1943, durante la Seconda Guerra Mondiale. Fu un anno di svolta, a causa della firma dell’armistizio con gli anglo-americani dell’8 settembre e della presa di potere dei tedeschi nel nord della penisola.
A questo punto, in Istria e in Dalmazia, i partigiani jugoslavi iniziarono a rivendicare il possesso di quei territori, scagliandosi contro i fascisti che, nel periodo tra le due guerre, avevano amministrato questi territori, imponendo un italianizzazione forzata ed una repressione nei confronti delle popolazioni slave. In questo periodo, i fascisti e tutti gli italiani non comunisti, vennero considerati come nemici del popolo, torturati e uccisi.
Purtroppo, con la fine della Seconda Guerra Mondiale, gli attacchi divennero sempre più violenti ed intensi fino a quando, nel 1945, l’esercito jugoslavo guidato da Tito occupò Trieste e l’Istria, obbligando gli abitanti italiani che abitavano in quelle zone ad abbandonare la propria casa, la propria terra. Molti furono i cittadini deportati nei campi sloveni e croati, mentre altrettanti vennero gettati nelle foibe, cioè delle insenature naturali che, essendo molto profonde, rendevano difficile la risalita o la richiesta di soccorso. I condannati venivano legati l’un l’altro con dei fili di ferro e schierati sugli argini delle foibe, successivamente i primi tre o quattro venivano uccisi con un’arma da fuoco e cadendo nell’abisso, trascinavano con sè tutti gli altri, destinati ad una morte atroce.
Questo tipo di massacro iniziò a concludersi solo a partire dal 10 febbraio 1947 con il trattato di Parigi, grazie al quale la Jugoslavia riottenne numerosi territori, tra cui l’Istria e la Dalmazia. Proprio questa data verrà considerata, dopo circa sessant’anni di silenzio assoluto, come il “Giorno del Ricordo”, per non dimenticare mai l’orrore di quegli anni.